A quasi sei mesi dall’inizio dell’epidemia stiamo ancora lottando per controllare la diffusione del virus. 640 persone contagiate, di cui 373 decedute: è la seconda peggiore epidemia di Ebola della storia, la prima in un’area di conflitto.
Per rispondere ai sempre più numerosi casi provenienti dalla città di Butembo nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo (RDC), che conta quasi 1 milione di abitanti, abbiamo costruito un nuovo Centro di trattamento e un nuovo Centro di transito, oltre a rafforzare le attività esistenti.
Nel frattempo la crescente insicurezza dovuta alle elezioni presidenziali ha ulteriormente ristretto l’accesso della popolazione alle cure mediche nell’area di Beni, sempre nel nord-est, dove diversi centri sanitari sono stati danneggiati durante le proteste. Tutto questo rende la tempestiva identificazione di nuovi casi ancora più complessa, mentre i centri sanitari ancora attivi sono sempre più sovraffollati.
In questa situazione le persone sono spesso costrette a cercare cure in strutture che non possono garantire un adeguato di triage, né misure di prevenzione e controllo dell’infezione, e questo aumenta il rischio di contagio. Stiamo parlando di una popolazione già provata da molti anni di conflitto, che ora deve affrontare la più mortale epidemia di Ebola nella storia del paese. I disordini di queste settimane peggiorano la situazione, limitando la possibilità di trovare cure mediche adeguate. Laurence Sailly Coordinatore dell’emergenza a Beni
Da quando è stata dichiarata l’epidemia il 1° agosto, abbiamo costantemente aumentato le nostre attività mediche per rispondere al numero crescente di casi confermati. Nelle ultime settimane, in particolare, le attività si sono concentrate nei distretti sanitari di Butembo, Katwa e Komanda, con l’ampliamento del Centro di trattamento Ebola a Butembo da 64 a 96 posti letto, l’apertura di un nuovo Centro di trattamento a Katwa, a est di Butembo, che arriverà a 70 posti letto, e l’apertura del Centro di transito di Bwana Sura a Komanda, nella provincia di Ituri, dove sono stati identificati nuovi focolai.
Con sempre più casi provenienti dalla popolosa città di Butembo era necessario allestire un secondo Centro di Trattamento Ebola molto rapidamente. Allo stesso tempo stiamo lavorando per garantire la fiducia delle comunità colpite. Abbiamo progettato il Centro di Katwa per offrire una migliore capacità di cura. Ampie finestre consentono ai pazienti di vedere i volti dei medici e degli infermieri che si prendono cura di loro e rendono le visite dei familiari più agevoli, ristabilendo almeno in parte quel contatto umano che è così difficile mantenere nei Centri Ebola. Chiara Burzio Coordinatore medico di MSF a Katwa
I Centri di trattamento non bastano
Sensibilizzare le comunità sulle misure per controllare la diffusione del virus resta una sfida fondamentale ed è diventata una delle principali responsabilità delle équipe sul terreno. Raggiungere le comunità è diventato ancora più difficile dopo i disordini scoppiati dopo il posticipo delle elezioni a Beni e Butembo e le persone sono ancora più riluttanti ad accettare misure di prevenzione e controllo dell’infezione, come le sepolture sicure o la decontaminazione di case e centri sanitari.
Per vincere l’Ebola, i Centri di trattamento non bastano. Connettersi con le comunità e costruire fiducia reciproca è un’azione cruciale per controllare l’epidemia.
Stiamo aumentando i nostri sforzi per coinvolgere la popolazione e renderla parte attiva nella lotta contro il virus. Per questo ascoltiamo anche i loro bisogni più ampi. Alla fine di dicembre, abbiamo distribuito kit traumatologici ai centri sanitari locali per aiutarli a gestire eventuali focolai di violenza. Allo stesso modo, i nostri Centri di transito non servono solo a identificare i casi di Ebola, ma anche a garantire cure adeguate per altre patologie. Visitare le comunità per presentare le nostre attività prima di avviarle offre importanti risultati in termini di comprensione reciproca e facilita una migliore collaborazione nel lungo termine.