HIV: risultato storico in uno dei nostri progetti

HIV: risultato storico in uno dei nostri progetti

Quando abbiamo iniziato era impossibile anche solo immaginare di poter parlare di HIV. Oggi fermano addirittura i nostri fuoristrada per fare il test. Non abbiamo raggiunto questo risultato per la comunità, ma lo abbiamo ottenuto con la comunità.

Il nostro progetto “Ridurre le curve epidemiche”, in risposta all’HIV e alla tubercolosi nelle comunità di Eshowe, KwaZulu Natal in Sudafrica, ha raggiunto gli obiettivi di trattamento 90-90-90 fissati dall’UNAIDS, il Programma delle Nazioni Unite per l’HIV/AIDS, con un anno di anticipo rispetto al termine previsto per il 2020 e con risultati addirittura migliori.

Lo rivela un’indagine interna secondo la quale in queste aree è stato raggiunto un livello pari a 90-94-95:

  • 90% delle persone affette da HIV sono a conoscenza del loro stato di salute
  • 94% di queste persone diagnosticate ha ricevuto un trattamento antiretrovirale
  • 95% dei pazienti trattati ha ottenuto la soppressione della carica virale

La soppressione della carica virale induce una significativa riduzione del numero di persone che possono trasmettere il virus e un abbattimento del tasso di infezione.

I risultati delle ricerche, condotte porta a porta su un campione di 3.286 persone con età compresa tra i 15 e i 59 anni, arrivano da un confronto con uno studio analogo condotto nella stessa area nel 2013 per stimare la soppressione della carica virale tra le persone sieropositive.

Abbiamo mostrato che è possibile raggiungere il target 90-90-90 in un’area che rappresenta l’epicentro delle epidemie di HIV, tubercolosi e tubercolosi resistente ai farmaci e dove una persona su 4 vive con HIV. Questi risultati dimostrano il pieno coinvolgimento dell’intera comunità. Tutti, dalla società civile locale ai gruppi di pazienti, dallo staff medico e infermieristico ai leader e membri della comunità, hanno partecipato alla programmazione e realizzazione di questo progetto. È davvero importante essere riusciti a far iniziare la cura al 94% delle persone risultate positive al test HIV, compresi gli uomini che generalmente hanno meno probabilità di effettuare l’esame o di cominciare il trattamento. Liesbet Ohler Responsabile medico di MSF ad Eshowe

I risultati dell’indagine mostrano l’efficacia degli interventi a livello comunitario, gli unici in grado di raggiungere e supportare con successo un più alto numero di persone affette da HIV che non hanno accesso a servizi sanitari convenzionali.

Insieme ad altri risultati simili, documentati da altre indagini condotte su popolazioni colpite da HIV, compresi due studi presentati questa settimana alla South Africa AIDS Conference (SAAIDS), gli esiti delle nostre ricerche dimostrano come sia possibile raggiungere gli obiettivi di trattamento 90-90-90 in Sudafrica e come il numero delle nuove infezioni stia diminuendo in alcune aree.

L’obiettivo 90-90-90 è un indicatore importate per stimare il successo della risposta che un Paese mette a punto contro l’HIV. Secondo la HSRC (Human Sciences Research Council), in Sudafrica i risultati nazionali sono stimati a 85-71-86.

I risultati del progetto “Ridurre le curve epidemiche”

La ricerca che abbiamo condotto, con il supporto del nostro centro di studi epidemiologici Epicentre e che ha coinvolto 3.286 persone con età compresa tra i 15 e i 59 anni, mostra un significativo incremento della conoscenza del proprio status rispetto all’HIV (+14%) e del numero di persone che hanno iniziato il trattamento (+24%) tra il 2013 e il 2018. In particolare tra gli uomini si registra un aumento della conoscenza del proprio stato di salute (si è passati in 5 anni dal 68% al 83%) e sul numero di persone che hanno cominciato il trattamento (dal 68% al 87%).

I risultati preliminari sull’incidenza dell’HIV, ovvero il numero delle nuove infezioni, mostrano una tendenza alla diminuzione, dall’1,2% del 2013 allo 0,2% del 2018. Un dato che trova riscontro nella nostra indagine dove, tra le persone analizzate, la proporzione di quelle sieropositive nelle quali la cura ha soppresso la carica virale è aumentata dal 56% (2013) all’84% (2018).

La soppressione della carica virale è un fondamentale risultato poiché impedisce la trasmissione del virus all’interno della popolazione, come evidenziato da un nostro precedente rapporto.

Nonostante questo, siamo cauti nell’interpretare questi risultati come una vittoria assoluta, poiché restano difficoltà significative per alcune specifiche fasce d’età.

Sebbene l’incidenza sia diminuita dal 2,9% all’1,2% tra le donne tra i 15 e i 29 anni di età, questi numeri restano alti e mostrano un rischio ancora esistente per le ragazze adolescenti e le giovani donne. Restano difficoltà nel raggiungere gli uomini, che secondo la nostra analisi mostrano risultati più insoddisfacenti nell’accedere al trattamento. Più della metà dei giovani uomini di età compresa tra i 15 e i 29 anni affetti da HIV non sono ancora in cura. Speriamo che i risultati ottenuti finora aiutino a focalizzare tutto il nostro impegno per raggiungere questi gruppi, che restano i più vulnerabili all’HIV. Laura Trivino coordinatore medico di MSF per il Sudafrica

La storia del progetto

Il progetto “Ridurre le curve epidemiche”, iniziato nel 2011 prima che i target 90-90-90 fossero stabiliti dall’UNAIDS nel 2013, aveva l’obiettivo di rallentare la diffusione delle nuove infezioni HIV, oltre che delle malattie e dei decessi legati al virus.

Numerose attività sono state lanciate in collaborazione con le comunità e il Dipartimento di Salute di KwaZulu Natal per prevenire l’infezione HIV, aumentare i test, creare un collegamento veloce tra le persone e le cure e supportare la loro adesione al trattamento.

Oggi il progetto si svolge in 10 cliniche e 2 ospedali. All’inizio, il progetto è stato focalizzato sulla prevenzione a livello comunitario e su una serie di strategie per testare l’HIV, inclusi test porta a porta svolti da operatori sanitari, con oltre 120.000 test condotti tra il 2012 e il 2018.

Tra il 2015 e il 2018, sono stati distribuiti 1.35 milioni di preservativi all’anno.

Siamo riusciti a raggiungere il target 90-94-95 ad Eshowe grazie al totale coinvolgimento dei leader tradizionali comunitari e a una stretta collaborazione con i dipartimenti della Salute e dell’Educazione in ogni fase del progetto. Nei primi giorni del progetto era impossibile anche solo immaginare di poter parlare di HIV. Oggi fermano addirittura i nostri fuoristrada per fare il test. Non abbiamo raggiunto questo risultato per la comunità, ma lo abbiamo ottenuto con la comunità. Musa Ndlovu Vice coordinatore del progetto di MSF a Eshowe

L’indagine

Abbiamo presentato il 12 giugno i risultati principali dell’indagine “MSF Epicentre” 2018, per la prima volta al SAAIDS, a Durban.

L’indagine, condotta porta a porta da “MSF Epicentre”, il nostro centro di studi e ricerca epidemiologica basato a Parigi con l’obiettivo di supportare l’organizzazione nella risposta operazionale, ha coinvolto 3.286 persone con età compresa tra i 15 e i 59 anni che vivono nelle circoscrizioni 1-14 della Municipalità uMlalazi del distretto King Cetshwayo, che conta in totale circa 114.480 abitanti.

I risultati sono stati comparati a quelli ottenuti dall’indagine Epicentre MSF svolta sempre nella stessa area nel 2013, su un campione di 5.649 persone con età compresa tra i 15 e i 59 anni.

I partecipanti hanno completato un questionario dettagliato e hanno svolto un test HIV; nei casi in cui il test è risultato positivo, sono stati condotti ulteriori test sul sangue per misurare la carica virale e il livello di CD4, un tipo di globuli bianchi che combattono le infezioni e la cui conta è utilizzata per valutare lo stato del sistema immunitario e la risposta terapeutica tra i soggetti affetti da HIV.

L’obiettivo principale di questa indagine era stimare la soppressione della carica virale tra le persone sieropositive tra i 15 e i 59 anni, oltre a quantificare i livelli della diagnosi, cura e aderenza del paziente al trattamento, tra i siero-positivi e comparare i risultati con l’indagine del 2013.

Risultati principali dell’indagine di MSF Epicentre

  • HIV cascade (90-90-90): da 76-70-93 nel 2013 a 90-94-95 nel 2018;
  • Primo obiettivo 90: Generale incremento della consapevolezza sullo stato HIV tra i siero-positivi che passa dal 76.4% al 89.7 % della popolazione generale;
  • Secondo obiettivo 90: il numero delle persone diagnosticate come sieropositive che hanno iniziato le cure antiretrovirali è aumentato dal 69.9% al 93.8%;
  • Terzo obiettivo 90: la soppressione della carica virale tra chi ha iniziato il trattamento antiretrovirale è stata del 94.5%. Inoltre, la proporzione di persone con HIV, in cura o meno, con una carica virale > 1.000 copie/ml (indicata dal numero di copie di virus per millilitro di sangue) è diminuita dal 43% al 16%;
  • Incidenza dell’HIV: i risultati preliminari suggeriscono che l’incidenza globale annuale è diminuita dall’1.2% allo 0.2%;
  • Patologie HIV avanzate: a proporzione di persone con CD4<200 cellule per mm3 di sangue è diminuito dal 9.8% al 4.6%, quindi sono maggiori le persone con un sistema immunitario più forte.

Su cosa si basano i risultati dell’indagine e come si possono replicare?

Le indagini 2013 e 2018 di MSF Epicentre sono entrambe indagini osservazionali, che forniscono uno spaccato generale della situazione nel momento in cui la si testa e che, se comparate, mostrano la tendenza nell’incidenza HIV e la prevalenza dell’infezione nel corso del tempo tra la popolazione.

Tuttavia, uno dei limiti delle indagini osservazionali è che queste non forniscono evidenza dei rapporti di causalità e noi non possiamo dedurre quali attività hanno avuto il maggior impatto sui risultati.

In ogni caso, dall’esperienza e dalla documentazione relativa all’operazione, crediamo che le attività che hanno contribuito con maggiore impatto ai risultati siano le seguenti:

1. Coinvolgimento e responsabilità delle comunità

I leader comunitari, la società civile locale, lo staff medico e i membri della comunità sono stati tutti direttamente coinvolti dall’inizio del progetto. Il nostro staff racconta come questo aspetto abbia spinto la domanda per i servizi e sembra abbia anche contribuito a cambiare la percezione generale della comunità sull’HIV.

2. Collegare le comunità con il test di depistaggio e i servizi sanitari

Diversi metodi per effettuare i test dell’HIV e per fornire consulenza sono stati pensati per raggiungere le comunità in profondità, arrivando a chi non si presenta presso le strutture sanitarie e permettendo il trasferimento di chi ha bisogno di una struttura medica. Alle persone sono state date informazioni vitali e guide per il trattamento. Data la crescita della fiducia nei servizi per l’HIV, si sono creati all’interno delle comunità stesse dei centri fissi per svolgere il test HIV, che offrono anche servizi medici di base con capacità di trasferimento verso le strutture sanitarie in caso di problemi di salute.

3. Raggiungere gli uomini

Gli uomini restano difficili da raggiungere nella risposta al virus. Servizi specifici sono stati disegnati per arrivare a questa popolazione attraverso azioni di sensibilizzazione tra la comunità e presso le stazioni di taxi, ma il loro successo resta incerto. Collaboriamo anche con alcuni sindacati locali e con il dipartimento di salute, per promuovere la circoncisione* tra i giovani uomini tra i 15 e i 34 anni di età delle zone suburbane.

Circa il 72% dei maschi tra i 15 e i 19 anni e il 67% tra i 20 e i 24 anni sono stati circoncisi. Questo numero è superiore al target del 60% raccomandato dall’OMS per avere un impatto sulla riduzione dell’incidenza dell’HIV.

* Secondo uno studio coordinato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) con partner in Francia, Stati Uniti e Sudafrica la circoncisione maschile rappresenterebbe un fattore protettivo per la trasmissione dell’HIV e ridurrebbe il tasso d’infezioni da HIV di una media del 60%. Questi risultati sono inoltre confermati da un’ampia letteratura scientifica.

4. Test porta a porta

Attraverso il Community Health Agents Programme (CHAPs), sono state coperte enormi distanze per portare i test dell’HIV più vicini alle comunità. Il lavoro degli operatori comunitari della salute per costruire relazioni tra la comunità e le strutture sanitarie, mettendo in collegamento le persone con le cure e supportando le attività di counselling e assistenza, sono stati significativi.

Il programma di agenti di salute comunitari (Community Health Agents Programme – CHAPs) ha fatto molto di più dei semplici test: ha aumentato la consapevolezza sull’HIV, ha condiviso informazioni, ha costruito fiducia e incoraggiato le persone a visitare i centri di salute.

I dati sui costi mostrano che i test porta a porta costano meno di qualsiasi altra modalità di test (in un luogo fisso o all’interno di una struttura).

5. Supporto all’adesione al trattamento

Aiutare le persone sieropositive a iniziare il trattamento antiretrovirale e supportarne l’adesione durante tutto il percorso di cura nell’arco della vita dei pazienti è essenziale. Gli operatori sanitari giocano un ruolo cruciale nel fornire test e formazione all’interno delle strutture e nell’incoraggiare le persone a continuare il trattamento. Allo stesso tempo, sono molto popolari tra i pazienti diverse modalità per distribuire cure e supporto, come i circoli per l’adesione, le corsie preferenziali e la raccolta dei farmaci nella comunità. Oggi, il 56% dei pazienti eleggibili per le cure, sono parte di una di queste iniziative.