Nel 2019 abbiamo continuato a colmare le lacune nei servizi medici per i più vulnerabili e ad affrontare queste politiche restrittive.
Da luglio a novembre abbiamo gestito una clinica mobile in Basilicata, nel sud Italia, per fornire assistenza sanitaria ai migranti che lavorano quotidianamente nel settore agricolo.
La maggior parte di loro vive in condizioni antigieniche e affollate in insediamenti rurali remoti, in campi improvvisati o abitazioni abusive rurali.
In cinque mesi, abbiamo effettuato più di 900 visite mediche e oltre 400 consulenze di assistenza legale tramite partner locali.
Alla fine dell’anno, abbiamo individuato un gruppo di medici locali che si occupasse di queste attività.
A novembre abbiamo chiuso il centro di riabilitazione per vittime di torture che avevamo aperto a Roma nel 2016.
Il progetto, gestito in collaborazione con Medici Contro la Tortura e ASGI, attuava un approccio multidisciplinare, che comprendeva consulenze mediche e psicologiche, fisioterapia e assistenza sociale per oltre 200 pazienti.
La maggior parte dei nostri pazienti è stata dimessa nel 2019, mentre i più critici (circa 10) sono stati indirizzati ai nostri partner o ad altre organizzazioni.
Le nostre équipe continuano a offrire il primo soccorso psicologico allo sbarco a persone che hanno subito eventi traumatici durante la traversata del Mediterraneo.
Nel 2019, le nostre équipe di psicologi e mediatori interculturali hanno assistito più di 38 persone in due interventi a Lampedusa e Catania.
Nel corso dell’anno, a Palermo, Roma e Torino, abbiamo aiutato circa 1.060 persone ad accedere ai servizi sanitari nazionali, in collaborazione con le autorità sanitarie locali.