In Repubblica Centrafricana peggiora rapidamente la situazione umanitaria e di sicurezza a causa dei continui scontri post-elettorali tra la coalizione dei gruppi armati e le forze governative supportate da truppe straniere.
È quanto testimoniano le nostre équipe nel paese che, dopo le numerose offensive delle ultime settimane, il 13 gennaio hanno curato 12 persone per lesioni a causa dei combattimenti alla periferia della capitale Bangui.
Oltre alle vittime delle violenze, tutta la popolazione si trova ancora una volta alle prese con una crescente insicurezza che riduce ulteriormente l’accesso ai servizi medici. Sempre il 13 gennaio, solo 14 donne in gravidanza si sono recate per ricevere cure presso la maternità Castors a Bangui, specializzata in emergenze ostetriche, rispetto alla media di oltre 30 pazienti al giorno.
10.000 persone in fuga nella vicina Repubblica Democratica del Congo
Questo nuovo ciclo di violenza ha portato allo sfollamento e alla fuga nei paesi vicini di decine di migliaia di persone, spesso in condizioni di vita molto precarie.
Nel sud-est del paese, più di 10.000 persone sono fuggite dalla città di Bangassou durante l’offensiva del 3 gennaio e hanno attraversato il fiume Mbomou per trovare rifugio a Ndu, nella Repubblica Democratica del Congo. Qui, i nostri team che dal 2017 supportano il centro sanitario fornendo cure materno-infantili, rispondono anche ai bisogni degli sfollati.
Con il massiccio afflusso di rifugiati a Ndu, abbiamo immediatamente aumentato il nostro supporto a questo centro sanitario fornendo medicinali, vaccini e personale aggiuntivo. Il numero di visite mediche è aumentato rapidamente, con più di 110 pazienti visitati in media ogni giorno, principalmente donne e bambini che soffrono di malaria, diarrea o infezioni respiratorie. Viste le necessità, nei prossimi giorni aumenteremo ulteriormente le nostre capacità mediche nel centro, nonché la risposta a potenziali epidemie rafforzando le vaccinazioni di routine”. Marco Doneda Coordinatore del progetto di MSF
Oltre a fornire cure mediche ai rifugiati, le nostre équipe hanno installato un sistema di purificazione dell’acqua che riempie tre cisterne con acqua di fiume trattata e resa potabile.
L’accesso all’acqua è fondamentale per prevenire la diffusione di malattie trasmesse dall’acqua stessa. Le condizioni di vita a Ndu sono pessime e l’accesso ai servizi igienico-sanitari è limitato”. Marco Doneda Coordinatore di progetto
A Bangassou l’ospedale diventa rifugio per 800 sfollati
In RCA, oltre il fiume Mboumou, i nostri team continuano le attività medicali all’ospedale regionale di Bangassou, che supportiamo dal 2014. Il 3 gennaio, il giorno dell’attacco, circa 800 persone, tra cui donne e bambini, hanno cercato rifugio nell’ospedale dove le nostre équipe hanno dato loro riparo, acqua pulita e cure mediche.
Sebbene la situazione legata alla sicurezza si sia relativamente calmata a Bangassou, le persone sono ancora spaventate e in circa 1.600 passano la notte in ospedale. Oltre all’ospedale, vicino a Bangassou sono sorti altri siti per sfollati dove alcune organizzazioni non governative stanno fornendo supporto e stiamo valutando anche noi se è necessario offrire ulteriore aiuto alle persone presenti”. Marco Doneda Coordinatore di progetto
Durante le ultime quattro settimane, in seguito alle nuove violenze, le nostre équipe nel paese hanno trattato i feriti e risposto ai bisogni sanitari della popolazione.
In un paese già duramente colpito da otto anni di guerra civile, in cui le persone vivono in una situazione di emergenza sanitaria cronica, il peggioramento delle condizioni di sicurezza aumenta ancor di più la loro vulnerabilità.