In questi giorni l’Organizzazione mondiale del commercio discuterà la proposta di Sudafrica e India di sospendere temporaneamente i brevetti e altri diritti di proprietà intellettuale su farmaci, test diagnostici e vaccini anti Covid-19 per tutta la durata della pandemia.
Ma i paesi più ricchi – tra cui l’Italia – si stanno opponendo alla proposta. Chiediamo al premier Mario Draghi di non ostacolare questa iniziativa che può salvare miliardi di vite.
Oggi abbiamo più strumenti per combattere la pandemia, tuttavia la capacità produttiva non è adeguata, abbiamo bisogno di molte più dosi. Nella nostra esperienza passata abbiamo constatato, soprattutto con l’Hiv, che l’unico modo per aumentare la capacità produttiva è sospendere i monopoli. Quando i saperi e le tecnologie sono condivise, altri possono iniziare a produrre, la disponibilità del farmaco impenna e i prezzi si abbattono.
Covid-19: un accesso squilibrato ai vaccini
Ad oggi sono ancora 130 i paesi che non hanno ricevuto una singola dose, mentre il 75% sono stati somministrati in soli 10 paesi.
L’evidente squilibrio che si sta consumando intorno all’accesso ai vaccini Covid-19 è la prova tangibile di un sistema di ricerca farmaceutica e accesso all’innovazione che a più riprese si è dimostrato fallimentare.
Nella gara per fornire nuovi strumenti per affrontare la pandemia, la necessità di diagnosi, trattamenti efficaci e un vaccino non possono diventare l’ultima asta dell’industria farmaceutica, venduta al miglior offerente.
Nessuno si salva da solo
I leader dei Paesi più ricchi non hanno mai avuto l’autorità di sfidare questo sistema e affermare che in un’emergenza come questa è solo lo stato che può decidere di trattare i rimedi come beni pubblici.
I vaccini sono stati messi a punto grazie a forte investimenti di soldi pubblici ma proprietà intellettuale e competenze sono appannaggio delle aziende farmaceutiche: ora chiediamo che condividano saperi e tecnologie per accelerare l’uscita dalla pandemia.
Nessuno di noi è salvo finché l’ultima persona al mondo nell’ultimo paese non verrà vaccinata. Non è tanto una questione etica ma di salute pubblica: se l’accesso al vaccino non è garantito in tutto il mondo, l’insorgenza di varianti rischia di minacciare anche i Paesi immunizzati.