Da quando, il 20 giugno, siamo arrivati sull’isola di Lampedusa con un team di medici, infermieri, psicologi e mediatori interculturali abbiamo assistito agli sbarchi circa 10mila persone. Tra di loro, quasi mille donne e oltre un centinaio di bambini con meno di 5 anni.
Solamente nella notte tra il 23 e il 24 agosto sono arrivate sull’isola 780 persone in imbarcazioni provenienti dalla Libia e dalla Tunisia. In queste ultime ore, l’intensità del nostro lavoro ha subito un incremento consistente, ma le condizioni che troviamo sono sempre molto simili tra loro.
Ferite e malattie croniche
Da fine giugno, ci siamo trovati davanti a diversi casi in cui le persone – quelle provenienti dalla Libia, principalmente di nazionalità bengalese o di alcuni paesi subsahariani – presentavano evidenti segni di percosse e molto probabilmente anche di tortura. Tra le patologie più evidenti, abbiamo riscontrato moltissime malattie croniche come asma, diabete e malattie cardiovascolari. Infine, in molti presentavano ferite risalenti al viaggio o ai momenti immediatamente precedenti. Spesso le persone soffrono di vertigini, ipotermia, ustioni causate dal carburante o dal sole. E poi ci sono i superstiti di un naufragio, dove ci troviamo davanti a condizioni di gravi insufficienze respiratorie o ipotermia.
Un caso grave
Mi è rimasta impressa la storia di un camerunense di 45 anni affetto da una grave malattia del sangue, la leucemia mieloide cronica. Per la cura di questa malattia, lui ha necessità di portare sempre con sé diverse medicine. Ha attraversato il Sahara fino al Mediterraneo con le sue medicine ma poi il mare se le è prese nel tragitto che lo ha visto arrivare a Lampedusa in condizioni di grave necessità, proprio perché non prendeva le sue medicazioni da giorni. Abbiamo fatto l’impossibile per farlo evacuare al più presto. Grazie anche al supporto delle autorità sanitarie locali, siamo stati in grado farlo uscire velocemente dall’isola per garantirgli la continuità delle cure che gli sono indispensabili.
Un’isola troppo piccola
Questa, come altre storie di cui mi trovo a essere testimone non fanno che alimentare in me la convinzione che quest’isola rappresenti un punto d’incontro, una contraddizione in essere, concreta. Da una parte, è straordinaria dal punto di vista naturalistico, con un forte richiamo per il turismo di massa dei mesi estivi. Dall’altra, il sistema di accoglienza delle persone che arrivano dal mare.
Non sempre la convivenza tra queste due realtà è priva di tensioni, incomprensioni, di contraddizioni appunto. Proprio per questo, credo che Lampedusa sia un’isola troppo piccola per potersi far carico di un tema tanto grande quanto quello dell’accoglienza dei migranti nel momento, cruciale, del loro arrivo in Europa.