Lesbo: “Ancora sofferenze evitabili sulla pelle di migranti e rifugiati”

Lesbo: “Ancora sofferenze evitabili sulla pelle di migranti e rifugiati”

Circa 2.200 migranti e rifugiati – il 72 per cento di origine afgana, un terzo sono minori – vivono sull’isola di Lesbo, in condizioni inadeguate e non dignitose, nel terrore di essere rimandati indietro.

È la nostra fotografia scattata sull’isola dove forniamo assistenza medica e psicologica ad adulti e bambini.

Il centro di Kara Tepe è simile a una prigione per le sue recinzioni e la presenza massiccia delle forze dell’ordine. D’inverno le persone sono esposte a venti gelidi e ad ogni tipo di condizione atmosferica perché sorge a ridosso del mare.

I bagni chimici sono in cattive condizioni, mentre le poche docce disponibili non hanno nemmeno l’acqua calda. Le persone possono uscire dal campo per emergenze sanitarie o altri motivi medici, altrimenti hanno solo 3 ore a testa di libertà, due volte a settimana.

Le politiche di contenimento mettono a rischio la salute delle persone, costringendole a vivere in una condizione paragonabile a una prigionia, con conseguenze devastanti”. Augusto Cezar Meneguim Responsabile medico MSF Lesbo

Tra gennaio e ottobre 2021, le nostre équipe di medici e psicologi di hanno assistito circa 70 bambini con disturbi psicologici . Più della metà soffre di disturbi post-traumatici da stress, mentre molti presentano ansia e depressione. Quasi la metà di loro ha assistito a episodi di violenza o omicidi (40%), in molti hanno vissuto almeno un episodio che ha messo a rischio la sua vita (44%). Circa il 20% dei nostri pazienti hanno subito abusi o maltrattamenti.

I principali fattori di disagio includono trascorrere la quotidianità in condizioni non adeguate, l’incertezza per il futuro, la sensazione di vivere in una prigione, la paura di essere riportati indietro.

Abbiamo ha trattato centinaia di sopravvissuti a violenza, maltrattamenti e tortura, che non sono stati riconosciuti dalle autorità e non hanno ricevuto nessun tipo di supporto.  Al contrario, sono stati messi in condizioni che non solo non rappresentano una sicurezza, ma acuiscono i traumi vissuti.

Queste persone non possono guarire fintanto che vivranno nel campo. La loro sofferenza è il risultato dell’ossessione dell’UE e della Grecia di fermare la migrazione a ogni costo, ed è completamente evitabile. È giunto il momento che i leader europei pensino a come proteggere e assistere le persone in difficoltà, invece che bloccarle, dissuaderle e rimandarle da dove sono venute”.  Augusto Cezar Meneguim Responsabile medico MSF Lesbo