A partire da giugno 2021, migliaia di persone – principalmente dall’Iraq, ma anche da Siria, Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo, Camerun e diversi altri paesi – hanno cercato di raggiungere l’Unione europea attraversando la Bielorussia, paese che ha facilitato i flussi migratori.
I leader politici di Polonia e Lituania hanno ripetutamente accusato il leader bielorusso Alexander Lukashenko di facilitare i migranti e i richiedenti asilo ad attraversare i confini dell’Unione Europea.
I paesi dell’Unione hanno risposto costruendo recinzioni, aumentando significativamente le pattuglie di confine, dichiarando lo stato di emergenza lungo le zone di confine, limitando l’accesso alle organizzazioni indipendenti di assistenza umanitaria.
Ecco cosa c’è da sapere su questa grave crisi.
- Persone esposte a condizioni difficili
Il governo polacco ha inviato 15.000 militari al confine per prevenire qualsiasi ingresso non autorizzato nel proprio paese. Per settimane, circa 2000 persone sono rimaste bloccate in un campo di fortuna vicino al confine scontrandosi con la polizia militare mentre tentavano di entrare in Polonia.
Sono state esposte a temperature gelide e hanno vissuto in condizioni terribili, con scarso accesso a cibo, acqua, riparo e cure mediche. Non sappiamo quante persone siano attualmente bloccate lungo questi confini.
- Respingimenti legalizzati
Ad agosto, la Lituania ha modificato le sue leggi per dichiarare che tutte le persone che entrano nel suo territorio possono essere automaticamente riportate al confine, senza esame di una domanda di protezione internazionale. Una manovra che di fatto legalizza i respingimenti. La Polonia ha fatto lo stesso nel mese di ottobre.
- Morte al confine
Tra agosto e la fine di dicembre sono stati segnalati almeno 21 decessi lungo le zone di confine, sia in territorio UE che bielorusso. La cifra reale è probabilmente più alta.
- Violenza inflitta alle persone in transito
C’è stata una risposta disumana e violenta nei confronti delle persone in movimento attraverso la Bielorussia e verso i confini dell’UE. Le nostre équipe hanno ricevuto numerosi rapporti di prima mano sulle violenze subite dalle persone su entrambi i lati del confine.
Si parla di furto e distruzione degli effetti personali ma anche di intimidazione, violenza intenzionale e aggressioni fisiche. I membri del nostro team hanno visto con i loro occhi lesioni fisiche che coincidono con i racconti delle violenze subite per mano delle guardie di confine.
- Persone intrappolate in un limbo
Un numero imprecisato di persone è bloccato in questi paesi, incapace di muoversi in avanti o indietro poiché sia dal lato della Bielorussia che da quello europeo viene rifiutato l’ingresso.
Alcune persone si nascondono nella foresta in Polonia e/o Lituania, temendo di essere rimpatriate in Bielorussia e di subire violenze. Circa 600 persone si trovano in un magazzino a Bruzgi (Bielorussia).
- Persone rimpatriate in Iraq e Siria
Dal 18 novembre più di 4000 persone sono state rimpatriate dalla Bielorussia in Iraq e Siria. Le condizioni del loro rimpatrio restano sconosciute.
- Accesso negato ai team MSF
I nostri team non hanno ancora accesso alla zona di confine ristretta in nessuno dei paesi coinvolti, ad eccezione delle aree di accoglienza dei posti di frontiera in Lituania, che si trovano all’interno della zona di sicurezza.
- Persone intrappolate e a rischio
Bloccate tra parti opposte, le persone sono effettivamente intrappolate lungo il confine dalle guardie di frontiera polacche, lituane e bielorusse. Questo mette a rischio la loro vita.
Cosa sta facendo MSF?
BIELORUSSIA
Continuiamo a negoziare l’accesso alla zona di confine, compreso il centro logistico (conosciuto anche come “il magazzino”) di Bruzgi, dove si dice che siano trattenute circa 600 persone. I nostri operatori continuano a fornire supporto ad hoc alle persone disperse in tutto il paese.
LITUANIA
Le nostre équipe hanno fornito supporto medico, assistenza psicologica, sessioni di promozione della salute e materiali di soccorso alle persone detenute in nove degli 11 posti di guardia di frontiera.
Le maggiori necessità espresse dalle persone in questi luoghi sono legate al disagio psicologico, alla mancanza di accesso alle informazioni e al supporto legale, alla mancanza di accesso a un mezzo per comunicare con la propria famiglia e gli amici.
Abbiamo distribuito prodotti per l’igiene, articoli per la cucina, vestiti e materiali ricreativi come libri e giochi per i bambini. Ora stiamo espandendo le nostre attività ai luoghi di detenzione più grandi del Paese e rimaniamo pronti a sostenere le persone che si trovano nella foresta e hanno bisogno di assistenza.
POLONIA
Da ottobre abbiamo ripetutamente richiesto l’accesso alla zona di sicurezza e ai posti di guardia al confine, ma senza successo. Il nostro team ha sostenuto le ONG locali, gli individui e i gruppi che hanno fornito aiuti umanitari alle persone che attraversano la Polonia.