Da cinque anni sono in aumento le violenze nel territorio di Djugu, nella provincia di Ituri, nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo.
La causa sono le tensioni tra le comunità, sfociate in un vero e proprio conflitto armato che ha generato sfollamenti di massa. Gli ultimi scontri, senza precedenti, sono stati quattro attacchi consecutivi tra il 12 e il 28 novembre 2021 che hanno colpito le zone di Tché, Drodro, Paroisse, Luko e Ivo.
La storia degli sfollati
L’intensificarsi del conflitto ha peggiorato la situazione umanitaria e di sicurezza nei campi per sfollati, aumentando sia la vulnerabilità che l’isolamento delle persone.
Sono abbandonata al mio destino. Senza cibo, io e i miei figli siamo ammalati da quando siamo arrivati qui”.Suzanne Sfollata
Suzanne, contadina di 52 anni di Dhedja, è stata costretta a fuggire per la seconda volta con i suoi tre figli e oggi è una degli abitanti del campo per sfollati di Rhoe. Durante la fuga Suzanne ha visto persone morire per colpi di arma da fuoco e i suoi vicini venire attaccati con i machete. Le immagini di questo massacro le scorrono ripetutamente nella mente mentre lotta per sostentare i suoi figli e poche prospettive per il futuro.
Le nostre attività nel campo
Solo negli ultimi mesi il campo di Rhoe ha contato 40.000 nuovi ingressi, portando a 65.000 persone il totale della popolazione sfollata. La struttura è in un’area di difficile accesso nel distretto sanitario dello stato di Blukwa, dove le organizzazioni umanitarie hanno una presenza ridotta a causa dei ricorrenti problemi di sicurezza.
Le persone hanno dovuto affrontare molte difficoltà: il freddo, la mancanza di ripari e latrine. Gli scontri tra gruppi armati hanno portato a sfollamenti di massa, anche gli operatori sanitari sono stati costretti a fuggire. I bisogni sanitari sono enormi. Abbiamo avviato diverse attività per rafforzare la nostra risposta, in particolare per i minori sotto i 15 anni”. Benjamin Safari Dottore MSF a Drodro
In origine, nel campo era stata allestita una clinica che trasferiva all’ospedale più attrezzato nella città di Drodro i pazienti bisognosi di cure intensive. Tuttavia, a seguito degli ultimi scontri che hanno distrutto una parte del villaggio di Drodro e costretto le persone a rifugiarsi nel campo di Rhoe, le nostre équipe hanno trasformato la clinica in un ospedale da campo.
Nelle scorse settimane, i nostri team hanno effettuato oltre 800 consultazioni a settimana, assistito 35 parti e offerto supporto psicologico a decine di pazienti. Inoltre, team di promozione della salute hanno condotto attività di sensibilizzazione con l’obiettivo di rilevare casi di malnutrizione acuta, malattie con potenziale epidemico e fornire informazioni sui servizi offerti alle vittime di violenza sessuale.
Sebbene alcuni stiano iniziando a tornare nelle proprie case, per via della fragile calma delle ultime settimane, i bisogni rimangono elevati e il nostro accesso alle persone è limitato. Non saremo in grado di seguire queste persone a Drodro a causa delle condizioni di sicurezza. E chi resta a Rhoe non ha un posto dove andare. Le comunità sono trascurate da troppo tempo e non risolveremo i loro problemi con bende e medicinali. Il governo congolese e i suoi partner internazionali devono assumersi la responsabilità di invertire questo circolo vizioso che porta a un numero sempre maggiore di morti, feriti e sfollamenti”.Davide OcchipintiCapo progetto MSF a Drodro