Il meccanismo dell’humanitarian buffer, messo a punto nell’ambito della COVAX Facility per garantire l’accesso ai vaccini Covid-19 per le popolazioni vulnerabili in situazioni di emergenza umanitarie, sta mancando la sua missione a sostegno delle popolazioni colpite dalla pandemia che lottano per accedere alla vaccinazione.
La nostra recente esperienza nel nord della Siria ha messo in luce i limiti del sistema COVAX e la sua incapacità di portare a termine la missione co-guidata dalla Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (CEPI), da GAVI (l’Alleanza Globale per i Vaccini), dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dall’UNICEF, il cui obiettivo è quello di facilitare l’accesso delle popolazioni alla vaccinazione Covid-19 nelle emergenze umanitarie.
Alla fine del 2021, quando la variante Delta era ancora predominante, abbiamo osservato un aumento significativo del numero di casi di Covid-19 nell’area di Tell Abyad, controllata dai turchi, e Ras Al Ain. Questa regione ospita circa 156.000 persone, di cui quasi 70.000, secondo le Nazioni Unite, hanno bisogno di assistenza umanitaria. A causa del suo status speciale, questa regione non è né inclusa nel meccanismo transfrontaliero delle Nazioni Unite per la consegna di aiuti umanitari, né coperta dal piano nazionale di immunizzazione del governo siriano.
Nel novembre dello stesso anno, abbiamo presentato una richiesta a COVAX con l’ambizione di lanciare una campagna di vaccinazione in collaborazione con la ONG Al Ameen, partner siriana. Tuttavia, una volta approvata la domanda, circa sei settimane dopo, ci siamo trovati di fronte a un quadro giuridico opaco e inflessibile, che ha imposto responsabilità eccessive alle organizzazioni umanitarie che operano sul campo. Questa complessa circostanza ha condotto a diversi mesi di negoziati fino a quando le autorità turche hanno messo a punto piani alternativi escludendo la possibilità che MSF e Al Ameen potessero condurre la campagna di vaccinazione pianificata.
Affinché questo sistema funzioni e consenta di intervenire con una risposta rapida, deve essere pratico ed equilibrato per tutti i partner. Quando abbiamo iniziato a parlare con il resto dei partner COVAX, ci siamo resi conto che non era assolutamente così. Innanzitutto, ci è stato negato l’accesso ad alcuni documenti legali che regolano le modalità di approvvigionamento, necessari per la valutazione dei rischi che ci veniva chiesto di sottoscrivere”. Sarah Chateau Responsabile del programma di MSF per la Siria
Inoltre, la distribuzione estremamente disequilibrata di responsabilità prevista dalla versione iniziale dell’accordo, che disciplinava la fornitura dei vaccini, è stata un altro significativo ostacolo che ha portato a mesi di trattative. Con questi accordi, UNICEF, GAVI e il produttore del vaccino ci hanno trasferito parte delle loro responsabilità e del meccanismo di humanitarian buffer, chiedendoci di rinunciare ai ricorsi legali contro di loro e, in alcuni casi, di indennizzarli per le potenziali perdite e rivendicazioni di terzi. A tutto questo si aggiunga che l’enorme numero di contratti e di interlocutori si è tradotto in una totale mancanza di comprensione delle responsabilità ultime per il buon funzionamento complessivo del sistema.
Dopo oltre quattro mesi di discussioni, eravamo sul punto di raggiungere un accordo più equo (seppur lontano dalla perfezione). Tuttavia, le autorità turche hanno recentemente notificato al nostro partner, Al Ameen, che lo spazio temporale che ci era stato concesso per condurre le attività di vaccinazioni era esaurito e che avevano predisposto programmi alternativi per la vaccinazione contro il Covid-19 in quell’area. Il meccanismo di humanitarian buffer può potenzialmente sostenere milioni di persone, specialmente tra le popolazioni difficili da raggiungere. A marzo 2022, secondo le informazioni pubbliche disponibili, sono state approvate 2,5 milioni di dosi, mentre altre domande sono in corso, questa è solo una piccola parte delle 155 milioni di dosi annunciate e promesse all’inizio del 2022 come obiettivo dell’humanitarian buffer. Per potenziare la risposta collettiva alla pandemia, esortiamo i partner di COVAX a lavorare per migliorare il sistema: la lunghezza inaccettabile dei negoziati, l’eccessiva complessità contrattuale, la mancanza di trasparenza e la distribuzione iniqua delle responsabilità sono questioni che richiedono una soluzione urgente. Apprezziamo il concetto dell’humanitarian buffer ma il sistema deve essere messo in condizione di funzionare e di rispondere adeguatamente alle emergenze mentre oggi sta disattendendo i suoi obiettivi e, cosa più importante, le popolazioni che dovrebbe aiutare”. Sarah Chateau