Stefan Pejovic

Stefan Pejovic

Comunicazione MSF
Il ragazzo scomparso

Un piccolo punto in un mare immenso.

Ragazze, ragazzi, uomini alla deriva nel Mar Mediterraneo per sei lunghi giorni, da qualche parte a sud di Malta, sotto l’Italia e sopra la Libia. Ragazze, ragazzi e uomini che hanno poi ricevuto aiuto a bordo della nostra nave, la Geo Barents. In totale 49 persone salvate, ma erano 50 quando il loro viaggio è iniziato.

Uno non c’è più, se ne è andato. Silenziosamente, ma non senza un motivo.

Il viaggio

Erano quasi tutti ragazzi, molti avevano meno di 18 anni. Dopo appena due giorni dalla partenza, avevano finito le scorte di acqua e cibo. Per sopravvivere hanno bevuto acqua di mare, alcuni di loro con una certa reticenza.

Il ferro rovente della barca ha bruciato le loro gambe e lasciato lividi sui loro corpi indeboliti. Ho chiesto loro se era stato peggio durante il giorno o durante la notte. Non hanno saputo rispondermi: durante il giorno era caldo e difficile, durante la notte era freddo e buio e ognuno di loro rimaneva con nient’altro che le proprie paure.

Molti di loro avevano viaggiato per mesi o anni per lasciare il Gambia, che in tanti hanno abbandonato a piedi, in direzione della Libia e poi della Tunisia, punto di partenza per la rotta marittima. Gambia- Senegal- Mali- Algeria- Libia- Tunisia. 6000 kilometri. Come camminare da Lisbona a Tehran.

Se sei fortunato, puoi riuscire a salire su una barca in Libia o in Tunisia; se non lo sei, sei destinato a rimanere in Libia finché non risucirai in qualche modo a guadagnare i soldi necessari per il viaggio o finché non muori.

Una delle persone sopravvissute è stata detenuta per metà anno in una prigione libica. Il suo crimine? Provenire dall’Africa subsahariana. Per sei mesi non ha avuto da mangiare nient’altro che pane, fino a quando, insieme a un amico, ha tentato la fuga. Il suo amico, però, è stato raggiunto da un proiettile.

Un uomo e un essere umano

Un altro sopravvissuto ha raccontato che prima dell’inizio della traversata suo padre si è raccomandato con lui perché preservasse la propria umanità e, oltre a essere uomo, ricordasse di essere – sopra ogni altra cosa – un essere umano. Sua madre si è raccomandata di lavorare onestamente e guadagnare i suoi soldi col sudore e il duro lavoro, senza mai pensare di rubare.

Ha raccontato di come ogni giorno lei lo accompagnasse a piedi per kilometri fino alla fermata dell’autobus che avrebbe dovuto portarlo a scuola, e poi sempre lì lo venisse a riprendere la sera. Dice che sua madre ha lavorato duramente perché lui potesse avere da mangiare e potesse andare a scuola.
Sente la sua mancanza, così come sente la mancanza del suo piccolo paese e dei suoi amici. Le persone che lasciano la propria terra o sono costrette ad abbandonarla vivono una maledizione. Non potrai mai amare allo stesso modo un paese straniero, né forse potrai mai tornare indietro.

Abe

C’era un’altra persona, che piangeva inconsolabilmente. Lo vedevo piangere di una tristezza profonda, con le lacrime di un bambino che ha perso il suo migliore amico.

Poi, il nodo nella sua gola si è sciolto e ha iniziato a raccontare: il sesto giorno alla deriva, 50 persone in fin di vita hanno visto passare una bottiglia d’acqua accanto alla loro barca. Stanchi, stremati, con le labbra e la gola secche, due di loro si sono tuffati per raggiungerla, sperando così di salvare loro stessi e gli altri.

La corrente, però, era troppo forte, e altri due ragazzi si sono dovuti tuffare per salvarli. Uno di loro era Abe. Uno solo è riuscito a tornare a bordo; gli altri tre sono rimasti in acqua, aggrappandosi disperatamente l’uno all’altro. La corrente li ha portati via. Abe è scomparso. Siamo riusciti a trovare gli altri due.

Si trovavano accanto a una piattaforma petrolifera. Due puntini neri con dei piccoli pneumatici neri attorno alla vita, in un enorme e instancabile mare. Alcuni colleghi esperti hanno detto che è stato quasi un miracolo riuscire a trovare delle persone in quelle condizioni. A volte, i miracoli accadono.

Abe ha fatto ciò per cui era partito: dare la vita per gli altri. Le due persone che si sono gettate per raccogliere la bottiglia che avrebbe dovuto salvare tutti loro dalla morte per disidratazione, sono state salvate dopo lunghe ricerche. Le ragazze, i ragazzi e gli uomini, i 49 di loro che hanno trovato soccorso sulla Geo Barents, prima di sbarcare hanno pregato assieme: hanno pregato per noi, hanno pregato perché potessimo salvare anche altre persone.

Ancora non so se la loro preghiera sia stata un riflesso della tragedia o della pienezza della vita.

A sei giorni dal recupero, so soltanto che Abe troverà il suo posto accanto ai giusti, ovunque sia quel luogo, perché non c’è amore più grande di quello di un uomo disposto a sacrificare la propria vita per gli altri.

 

 

Alcuni nomi potrebbero essere stati modificati per proteggere l’identità dei protagonisti.