Gaza: le parole di un chirurgo nell’ospedale di Al Shifa

Gaza: le parole di un chirurgo nell’ospedale di Al Shifa

Questa mattina siamo riusciti a metterci in contatto con un nostro chirurgo che lavora all’ospedale di Al Shifa, nella Striscia di Gaza.

Una testimonianza dall’Ospedale di Al Shifa, Gaza

Ecco le sue parole.

Non c’è elettricità, non c’è acqua. Non abbiamo più cibo. Le persone moriranno in poche ore senza un impianto di ventilazione funzionante.

Di fronte all’ingresso principale ci sono molti cadaveri, anche pazienti feriti, ma non possiamo farli entrare in ospedale. Quando abbiamo provato a mandare l’ambulanza a prendere questi pazienti, il veicolo è stato attaccato. Ci sono feriti fuori l’ospedale, cercano cure mediche, non possiamo curarli.

C’è anche un cecchino che ha attaccato i pazienti, hanno ferite da arma da fuoco, ne abbiamo operati tre.
La situazione è grave, è inumana.

 

Siamo chiusi qui dentro, nessuno sa veramente come viviamo qui. Non abbiamo una connessione internet, siete riusciti a chiamarmi ora, forse proverete 10 volte prima di riuscire a raggiungermi di nuovo.

Noi medici dell’ospedale siamo pronti a lasciare l’ospedale solo se i pazienti saranno evacuati per primi: non vogliamo lasciare i nostri pazienti.

Ci sono 600 persone ricoverate, 37 sono bambini, qualcuno deve essere curato in terapia intensiva, non possiamo lasciarli soli.

Vogliamo garanzie per un corridoio sicuro perché abbiamo visto alcune persone in fuga da Al Shifa venire uccise dal cecchino.

All’interno dell’ospedale ci sono pazienti feriti e team medici. Se ci daranno garanzie e faranno evacuare prima i pazienti, noi lasceremo l’ospedale. Chirurgo di MSF all’Ospedale di Al-Shifa, Gaza