Sudan, MSF: “Catastrofe umanitaria. Urgente aumentare gli aiuti”

In Sudan, dove da oltre un anno è in atto una delle peggiori crisi umanitarie degli ultimi decenni, la popolazione è allo stremo. Ogni giorno i team di Medici Senza Frontiere (MSF) vedono pazienti morire per ferite provocate dalla violenza indiscriminata, bambini soccombere perché malnutriti o per la mancanza di vaccini. Nonostante tutto questo, c’è un vuoto umanitario inaccettabile.

Le organizzazioni e i donatori internazionali devono aumentare i loro sforzi, mentre le parti in conflitto devono garantire la protezione dei civili e delle strutture sanitarie oltre a permettere a operatori umanitari e aiuti di raggiungere la popolazione” è l’appello lanciato da Vittorio Oppizzi, responsabile dei programmi di Medici Senza Frontiere (MSF) in Sudan, durante la conferenza stampa che si è tenuta oggi a Roma, organizzata da MSF, Comunità di Sant’Egidio, Emergency, Padri Comboniani e Suore Salesiane.

Qui di seguito l’intervento di Vittorio Oppizzi di MSF:

“Dopo quasi 15 mesi di guerra in Sudan, l’impatto sulla popolazione civile è disastroso. I livelli di insicurezza sono enormi, il sistema sanitario del paese è al collasso con due ospedali su tre non più funzionanti. I pochi ancora aperti sono sovraccarichi di pazienti e continuano a subire attacchi, saccheggi e ad affrontare una carenza di personale.

Dall’inizio del conflitto le nostre strutture sanitarie sono state colpite più e più volte, mettendo a rischio la vita dei pazienti e del nostro personale. Solo ieri siamo stati costretti a sospendere le attività al Turkish Hospital di Khartoum dopo più di un anno di ripetuti attacchi anche all’interno della struttura, mentre a El Fasher i tre principali presidi medici della città sono stati danneggiati e solo due rimangono ancora in funzione. Inoltre, i blocchi spesso imposti dalle stesse parti in conflitto, ostacolano l’ingresso di forniture mediche e di personale umanitario, essenziali per lo svolgimento delle attività.

Il conflitto ha peggiorato ulteriormente la situazione dal punto di vista della sicurezza alimentare. In alcune aree del Darfur la malnutrizione ha raggiunto livelli allarmanti e a questa emergenza stiamo rispondendo ampliando la capacità dei centri nutrizionali in diverse strutture sanitarie. Tuttavia, i bisogni continuano ad essere immensi ed è necessario che altri attori si attivino.

Se è vero che la maggior parte delle organizzazioni e delle agenzie ONU sono state costrette ad evacuare all’inizio del conflitto per ragioni di sicurezza, è vero anche che oggi tornare ad operare è possibile ma continuiamo a non vedere una risposta adeguata. Gli impegni presi a seguito della Conferenza di Parigi dello scorso aprile da diversi attori internazionali rimangono ancora non concretizzati. Prima dell’inizio della guerra, c’erano decine di organizzazioni internazionali nel paese, oggi siamo rimasti in pochissimi e questo livello di inazione internazionale è inaccettabile.

Nei paesi limitrofi, come in Ciad e in Sud Sudan, dove centinaia di migliaia di persone si sono rifugiate per fuggire dal conflitto, la situazione è altrettanto grave. Dopo oltre un anno dall’inizio del conflitto, decine di migliaia di persone non hanno ricevuto alcuna assistenza in paesi in cui non ci sono limiti di accesso per le agenzie dell’ONU e per le altre organizzazioni umanitarie. Per questo chiediamo ancora una volta che si intensifichi immediatamente la risposta umanitaria in Sudan e nei paesi limitrofi”.

Ufficio Stampa

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