(24/05/2007)
Johannesburg/Roma, 24 maggio 2007 – La grave carenza di personale sanitario nell’Africa Sub-Sahariana rischia di vanificare gli sforzi per rendere le cure contro l’HIV/Aids accessibili al maggior numero di pazienti nell’Africa Sub-Sahariana. L’allarme è stato lanciato dall’associazione umanitaria internazionale Medici Senza Frontiere che ha presentato oggi a Johannesburg un nuovo rapporto intitolato “Help Wanted”.
Il rapporto analizza la situazione di quattro paesi dell’Africa Sub-Sahariana – Sudafrica, Malawi, Lesotho e Mozambico – dove più di un milione di persone sono ancora in attesa di ricevere cure salva-vita contro l’Aids. Da anni MSF è impegnata nell’assistenza ai pazienti sieropositivi in oltre 60 Paesi e somministra le cure antiretrovirali a quasi 100mila persone. Le battaglie per rendere i farmaci accessibili anche nei paesi meno sviluppati, negli ultimi cinque anni, hanno dato alcuni importanti risultati, ma se non si interverrà anche sul fronte del personale sanitario ancora troppe persone continueranno a soffrire e morire inutilmente.
La mancanza di medici e infermieri adeguatamente formati e pagati sta compromettendo la qualità e la disponibilità stesse di trattamenti contro l’Aids in Africa. Nel distretto di Thyolo in Malawi un assistente medico può visitare fino a 200 pazienti al giorno: decisamente troppi per assicurare un’assistenza di qualità. Nel distretto di Mavalane in Mozambico, i pazienti sono costretti ad aspettare fino a due mesi prima di poter ricevere le cure di cui hanno bisogno, e spesso muoiono nell’attesa. In Lesotho ci sono appena 89 medici in tutto il Paese: l’assistenza ai malati nelle aree rurali dipende interamente dagli infermieri, ma anche loro sono sovraccarichi di lavoro.
La questione della mancanza di personale sanitario nei Paesi in via di sviluppo è ampiamente riconosciuta, ma fin qui non è stata compiuta alcuna azione concreta per risolverla. MSF chiede ai Governi di questi Paesi di sviluppare e mettere in pratica piani di emergenza per la formazione e selezione del personale sanitario, ma sappiamo che questo semplicemente non potrà mai accadere se i grandi donatori internazionali non cambieranno le loro politiche e non inizieranno a sostenere anche i costi fissi, come sono quelli legati al pagamento di stipendi adeguati e regolari al personale sanitario.
Senza la garanzia di condizioni di lavoro accettabili e di salari regolari nessun Paese potrà mai contare su uno staff sanitario di qualità.
I ministri delle Finanze e il Fondo Monetario Internazionale dovranno trovare soluzioni alla mancanza di risorse umane per la salute dei Paesi più poveri a cominciare dal superamento dei “tetti” che impongono ai Paesi in via di sviluppo di limitare il numero di persone addette ai servizi sanitari e i salari a loro corrisposti.
Persino in Sudafrica, dove ci sono più medici e infermieri e meglio pagati rispetto al resto dell’Africa Subsahariana la distribuzione iniqua di queste risorse umane e il loro numero inadeguato sta causando pesanti ritardi nel piano di espansione delle cure ai sieropositivi. “Le cliniche sono sature, le liste di attesa si moltiplicano e a volte abbiamo la sensazione di star perdendo la battaglia – dice Eric Goemaere, responsabile del progetto di MSF a Khayelitsa, Cape Town – per questo volgiamo dire a chi prende le decisioni politiche dietro a una scrivania, lontano dai pazienti, che li considereremo responsabili se non saranno pronti a trovare una soluzione”.
Nei contesti rurali e remoti in cui opera, MSF ha messo in pratica una stragia basata sullo “scivolamento” delle responsabilità dai medici agli infermieri e dagli infermieri ai lavoratori di comunità, ma si tratta ovviamente di soluzioni di emergenza che non risolvono il problema e il bisogno di personale formato.
“È incomprensibile che i grandi donatori internazionali siano disposti a fornire i fondi necessari all’acquisto di cure che durano per tutta la vita e per la costruzione di nuove cliniche, ma rifiutino di contribuire al pagamento dei salari degli operatori sanitari che dovranno assistere i pazienti”, dice Gianfranco De Maio, responsabile medico di MSF in Italia.