Gaza: aperto un ospedale da campo a Deir Al Balah

Gaza: aperto un ospedale da campo a Deir Al Balah

MSF ha aperto un nuovo ospedale da campo a Gaza a seguito di un ordine di evacuazione emesso dalle forze israeliane e di un’esplosione a circa 250 metri dall’ospedale Al Aqsa a Deir Al Balah. Sono quasi 650 i pazienti fuggiti dall’ospedale temendo per la propria vita. Di conseguenza, in coordinamento con il ministero della sanità, le équipe di MSF hanno aperto con anticipo rispetto ai piani previsti un ospedale da campo e hanno iniziato a ricevere i primi pazienti, in una situazione di grave carenza di forniture mediche.

Gli ospedali da campo non sono comunque una soluzione, bensì sono l’ultima risorsa in risposta allo smantellamento del sistema sanitario da parte di Israele. Chiediamo a tutte le parti in guerra di rispettare e proteggere le ultime strutture sanitarie rimaste a Gaza.

L’ospedale da campo ha 70 posti letto per adulti e bambini, ma è espandibile fino a 110. Ha 5 posti in terapia intensiva, 2 sale operatorie e un pronto soccorso”. Enrico Vallaperta Responsabile medico dell’ospedale da campo di MSF

L’ospedale da campo, a pochi chilometri a ovest da Al Aqsa, si trova già ad affrontare enormi pressioni poiché gli altri ospedali rimasti sono minacciati e l’accesso alle forniture è estremamente limitato.

Questo ospedale da campo è stato progettato per fornire supporto ad altri ospedali più grandi. Tuttavia, quando domenica la linea del fronte si è rapidamente avvicinata all’ospedale di Al Aqsa, molti pazienti sono fuggiti temendo per la propria vita. Senza strutture ospedaliere come Al Aqsa e Nasser a Khan Younis, gli ospedali da campo faranno fatica a far fronte all’urgenza e all’abbondanza di bisogni medici.

Lo smantellamento del sistema sanitario di Gaza da parte delle forze israeliane ha un impatto cumulativo. Ogni struttura sanitaria smantellata aumenta la pressione su quelle rimaste, diminuendo l’accesso della popolazione all’assistenza sanitaria. Senza un cessate il fuoco immediato e duraturo, l’idea di una vera risposta medico-umanitaria è un’illusione”. Juliette Seguin Coordinatrice delle emergenze di MSF

Domenica 24 agosto, prima che venisse emesso un ordine di evacuazione nelle immediate vicinanze dell’ospedale di Al Aqsa, c’erano circa 650 pazienti che ricevevano cure e altre centinaia che cercavano rifugio nei dintorni dell’ospedale. Oggi l’ospedale di Al Aqsa è quasi irriconoscibile.

L’ospedale sembra davvero vuoto. Prima dell’ordine di evacuazione e delle esplosioni, l’ospedale era così affollato che a volte i pazienti dovevano essere curati sul pavimento. I pazienti erano ovunque, spesso in fila davanti all’ospedale, alla disperata ricerca di cure. L’atmosfera è di ansia a causa della minaccia imminente. Abbiamo incontrato diversi pazienti con ustioni, ferite complesse e persone che necessitano di amputazioni, che attualmente stanno ricevendo cure all’ospedale. Questi casi sono probabilmente la punta dell’iceberg: sappiamo che ci sono molte altre persone che hanno bisogno di cure urgenti e che non possono raggiungere l’ospedale”. Sohaib Safi Vicecoordinatore medico di MSF a Gaza

È consuetudine che le persone sfollate si rifugino intorno agli ospedali. La maggior parte dei palestinesi di Gaza è stata sfollata più volte da ottobre e la cosiddetta “zona umanitaria” identificata da Israele si è ridotta in modo significativo. Ufficialmente, ci sono solo 41 chilometri quadrati per 1,9 milioni di persone che non sono classificati come zona di combattimento attivo. Tuttavia, anche questa zona umanitaria è stata colpita regolarmente, rendendo quasi impossibile la sopravvivenza a Gaza.

Per mesi, i nostri team hanno lavorato per creare questo ospedale da campo, la cui apertura è stata rimandata più volte a causa delle continue difficoltà nel far entrare forniture essenziali a Gaza. Tuttavia, con l’aumento delle minacce all’ospedale di Al Aqsa, i team di MSF non hanno avuto altra scelta se non quella di aprire prematuramente l’ospedale da campo.

Nessun ospedale da campo potrà sostituire il precedente sistema sanitario di Gaza. Questa è solo l’ultima risorsa per fornire cure mediche urgenti. Ma è davvero una goccia nell’oceano: all’apparenza la possibilità di un cessate il fuoco si presenta più e più volte, ma, nel frattempo, diminuisce la capacità di sostenere la vita umana a Gaza”. Sohaib Safi Vicecoordinatore medico di MSF a Gaza

Nonostante le enormi difficoltà di approvvigionamento e di accesso, stiamo allestendo un secondo ospedale da campo nella stessa area.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), 20 dei 36 ospedali di Gaza non sono più funzionanti e le strutture temporanee come gli ospedali da campo non hanno la capacità di fornire cure chirurgiche avanzate e molti altri servizi essenziali per il trattamento di pazienti in condizioni critiche o bisognosi di cure continue. Negli ultimi 11 mesi i nostri team sono stati costretti a evacuare 14 strutture mediche nella Striscia di Gaza.

Gli ultimi 11 mesi hanno dimostrato chiaramente che senza un cessate il fuoco immediato e duraturo, non può esserci una risposta medica umanitaria significativa. Chiediamo a tutte le parti in conflitto di rispettare e proteggere gli ultimi ospedali rimasti a Gaza.