Gaza, MSF: “Israele deve porre fine alla guerra. I paesi alleati devono agire per il cessate il fuoco”

Gaza, MSF: “Israele deve porre fine alla guerra. I paesi alleati devono agire per il cessate il fuoco”

Su Gaza MSF torna a chiedere che Israele fermi il massacro nella Striscia di Gaza e il coinvolgimento della comunità internazionale: “Israele deve porre fine alla guerra. I paesi alleati devono agire per il cessate il fuoco”.

Per un anno, Israele, Hamas e i loro rispettivi alleati non sono riusciti a raggiungere un accordo per un cessate il fuoco duraturo a Gaza, mentre aumenta il rischio di un conflitto regionale. Israele deve immediatamente fermare l’uccisione indiscriminata di civili a Gaza e facilitare urgentemente la consegna di aiuti per alleviare le sofferenze all’interno della Striscia, anche attraverso la riapertura dei valichi di frontiera, in conformità con le misure richieste dalla Corte Internazionale di Giustizia.

Il personale medico di Medici Senza Frontiere (MSF) ha curato quotidianamente pazienti con ferite causate dai massicci bombardamenti. Le persone hanno ustioni estese, ossa frantumate e corpi smembrati. Dall’inizio della guerra, le nostre équipe hanno curato oltre 27.500 pazienti per ferite legate alle violenze, per oltre l’80% causate dai bombardamenti.

I bombardamenti israeliani su aree densamente popolate hanno ripetutamente causato ferite su vasta scala. Le nostre équipe sono state costrette a eseguire interventi chirurgici senza anestesia, ad assistere alla morte di bambini sui pavimenti degli ospedali per mancanza di risorse e a curare persino i loro stessi colleghi e familiari. Nel frattempo, il sistema sanitario di Gaza è stato sistematicamente smantellato dalle forze israeliane”. Ambra Alayyan Responsabile medico di MSF

Le nostre équipe stavano già curando gli effetti del blocco israeliano che dura da 17 anni e dei ricorrenti attacchi contro la popolazione di Gaza, tra i quali il trattamento di pazienti con ferite di lunga durata, l’impatto sulla salute mentale e gravi ustioni, inflitte prima del 7 ottobre.

Oggi, solo 17 ospedali su 36 sono parzialmente funzionanti. Le parti in conflitto si sono scontrate nei pressi delle strutture mediche, mettendo in pericolo i pazienti, i loro familiari e il personale medico. Sei membri di MSF sono stati uccisi. Da ottobre 2023, il personale e i pazienti di MSF hanno dovuto lasciare 14 diverse strutture sanitarie, a causa di gravi incidenti e dei combattimenti in corso. Ogni volta che una struttura medica viene evacuata, a migliaia di persone viene negato l’accesso a cure mediche salvavita, con conseguenze sulla salute delle persone, non solo nell’immediato ma anche nelle settimane e nei mesi a venire.

La mancanza di accesso all’assistenza sanitaria è aggravata dalla scarsità di forniture umanitarie. Le autorità israeliane hanno sistematicamente imposto criteri poco chiari e imprevedibili per autorizzare l’ingresso delle forniture. Una volta che i rifornimenti entrano nella Striscia di Gaza, spesso non arrivano a destinazione a causa dell’assenza di strade sicure e accessibili, dei combattimenti in corso e dei saccheggi di cibo e beni di prima necessità.

Mentre i bisogni medici nella Striscia aumentano, la nostra capacità di risposta continua a essere limitata. Non riusciamo a far arrivare a Gaza un numero sufficiente di forniture umanitarie e mediche. Gli ospedali da campo che abbiamo allestito come ultima risorsa servono solo a tamponare la devastazione causata dalla guerra e dalla distruzione del sistema sanitario. Anche la loro creazione è stata ostacolata e ritardata dalle restrizioni nel reperire materiali e attrezzature. Allo stato attuale, le strutture mediche rimaste operative non sono in grado di far fronte agli enormi bisogni”. Amber Alayyan Responsabile medico di MSF

Con la riduzione della disponibilità di cure mediche, si sono ridotte anche le possibilità per le persone di cercare l’assistenza sanitaria di cui hanno disperatamente bisogno a Gaza. I ripetuti ordini di evacuazione hanno spostato il 90% delle persone nelle cosiddette zone sicure, che Israele ha comunque bombardato più e più volte. Le persone sono ora esortate a rimanere all’interno di una minuscola area di 41 km2, con ripari, cibo e acqua limitati.

Il rischio di malattie aumenta a causa del sovraffollamento, e tra i 2 milioni di abitanti della Striscia di Gaza, almeno 12.000 persone hanno un disperato bisogno di essere evacuate per motivi medici. L’evacuazione medica di coloro che ne hanno bisogno e il diritto dei palestinesi che cercano semplicemente sicurezza per sé e per le loro famiglie di lasciare la Striscia devono essere immediatamente garantiti, senza pregiudicare il loro diritto al ritorno.

Eravamo nel pronto soccorso dell’ospedale di Al Aqsa, nella zona di Dar-Al Balah. Era una situazione di continua emergenza, a cui non ci si può mai abituare. Corpi a terra di gente ferita, perché i letti erano tutti strapieni, gente che sanguinava distesa su teli bianchi che si sporcavano di rosso. Rantoli, grida, pianti. I familiari dei feriti che correvano cercando un medico, un infermiere, un aiuto. È lì il ricordo che mi accompagnerà per sempre, quello di una madre che ha visto morire il figlio tra le sue braccia. Piangeva e parlava in un inglese impeccabile. Non chiedeva aiuto, ci chiedeva perché tutto questo. Finita la missione, ho avuto il privilegio di poter uscire con la stessa reattiva velocità con cui sono entrato. Ho mostrato il passaporto, il mio nome era su una lista. Addio. Addio. Finivo il mio lavoro senza aver perso niente, non ho dovuto salvare la mia famiglia dal rischio di essere uccisa da un bombardamento, non dovuto sopravvivere agli spari di un carro armato. Passando, centinaia di persone riempivano ogni spazio, restavano seduti, appoggiati, in coda da ore, in attesa di un visto d’uscita che non sarebbe arrivato mai”. Alessandro Piro Logista

Gli ultimi 12 mesi sono stati segnati da azioni distruttive, ma anche da una vergognosa inazione.

Per un anno, gli alleati di Israele hanno continuato sostenere militarmente Israele, mentre i bambini vengono uccisi in massa, i carri armati sparano sui rifugi, i jet bombardano le cosiddette zone umanitarie. Tutto ciò è stato accompagnato da una narrazione pubblica che disumanizza le persone a Gaza e non distingue tra obiettivi militari e vite civili. L’unico modo per fermare le uccisioni è un cessate il fuoco immediato e duraturo”. Chris Lockyear Segretario generale di MSF

Più volte le alleanze politiche sono state messe prima delle vite umane. Mentre gli alleati di Israele parlano pubblicamente dell’importanza di un cessate il fuoco e della necessità di facilitare gli aiuti umanitari a Gaza, continuano a fornire armi a Israele. Gli Stati Uniti in particolare, pur avendo recentemente sostenuto appelli per il cessate il fuoco, hanno spesso lavorato per offuscare, bloccare e minare gli sforzi per il cessate il fuoco attraverso il loro ruolo nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Nel frattempo, la guerra a Gaza sta alimentando tensioni regionali, che stanno raggiungendo livelli disastrosi. Gli attacchi israeliani si sono intensificati in Cisgiordania e ora in Libano, con conseguenze già devastanti sui civili.

Chiediamo:
• un cessate il fuoco duraturo
• la fine immediata dell’uccisione di massa dei civili
• la fine della distruzione del sistema sanitario e delle infrastrutture civili
• la fine del blocco dell’ingresso degli aiuti a Gaza
che Israele apra le frontiere terrestri, compreso il valico di Rafah, per garantire che aiuti umanitari e medici in grandi quantità possano raggiungere chi ne ha bisogno con urgenza
che Israele garantisca l’evacuazione medica per coloro che necessitano di cure mediche specialistiche, compresi i loro tutori, e permetta a coloro che desiderano cercare sicurezza all’estero di farlo, assicurando al contempo che a tutti sia garantito un ritorno sicuro, volontario e dignitoso a Gaza
• che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite intervenga per assicurare un cessate il fuoco come garante della pace e della sicurezza internazionale e ponga fine alla sua indifferenza nei confronti della continua distruzione della Striscia di Gaza.

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