L’accordo con l’Albania sottoscritto dall’Italia prevede che le persone migranti soccorse nel Mar Mediterraneo siano trasportate verso centri in Albania se ritenute non vulnerabili: spieghiamo qui come funziona l’accordo e perché comporta una potenziale violazione dei diritti umani.
Il 14 ottobre scorso 16 persone fuggite dalla Libia sono state soccorse dalle autorità italiane nel Mar Mediterraneo. Invece di essere portate nel porto sicuro più vicino, come prevedono le leggi internazionali, queste persone sono state trasbordate su una nave militare, poi trasportate in Albania, rinchiuse per pochi giorni in un centro detentivo e poi nuovamente portate in Italia.
Una farsa politica che grava sulle persone fuggite dalla violenza della Libia, senza contare le conseguenze psicologiche dell’incertezza di tutti questi passaggi, che alla fine si sono rivelati illegittimi secondo il Tribunale di Roma, che accogliendo il pronunciamento della Corte di giustizia dell’Unione europea non ha convalidato i trattenimenti dei 12 migranti in quanto provenienti da paesi considerati non sicuri.
Ma facciamo un passo indietro.
Perché queste persone sono state portate in Albania, invece che in Italia?
A novembre 2023, il governo italiano e quello albanese hanno firmato un accordo che prevede che le persone migranti soccorse dalle autorità italiane nel Mar Mediterraneo non siano portate in un porto sicuro in Italia, ma in Albania.
Come funziona l’accordo tra Italia e Albania?
Una volta soccorse, le persone vengono esaminate a bordo delle navi della Marina militare italiana: gli uomini senza vulnerabilità evidenti provenienti da cosiddetti “paesi sicuri” vengono portati in Albania.
Qui vengono identificati e in attesa dell’esito della loro domanda di asilo vengono trattenuti in due centri finanziati e gestiti dalle autorità italiane con un provvedimento di fermo che però deve essere convalidato entro 48 ore dai giudici del Tribunale di Roma.
Queste persone sono sottoposte alle procedure accelerate di frontiera, che significa che possono fare richiesta di asilo, ma con alte probabilità che sia bocciata, perché provengono da paesi considerati sicuri. Inoltre, trattandosi di una procedura accelerata, la pratica dovrebbe risolversi in 28 giorni con una potenziale compressione dei diritti della persona trattenuta.
Accordo Italia-Albania: cosa c’è che non va
Secondo questo accordo sui migranti tra Italia e Albania le autorità italiane decidono chi deve essere portato in Albania con procedure ingiuste e sommarie. Infatti, non si può determinare su una nave, in pochissimo tempo, senza personale medico idoneo, senza mediatori linguistico-culturali se ci sono persone con problemi di salute, traumi psicologici o che sono state vittime di tortura. E infatti, 4 delle 16 persone portate inizialmente in Albania sono subito state riportate in Italia, perché alle autorità era “sfuggito” che alcuni fossero minori e altri avessero condizioni mediche.
Sempre secondo l’accordo, vengono portate in Albania le persone provenienti da paesi considerati sicuri, ma questo punto è stato già contestato dalla Corte di giustizia dell’Unione europea, che dice che un paese per essere considerato sicuro, lo deve essere per tutti e uniformemente su tutto il suo territorio.
Ad esempio, paesi come il Bangladesh o l’Egitto, da cui provengono le persone inizialmente portate in Albania, non sono considerati sicuri per persone appartenenti alla comunità LGBTQI+, per chi rischia mutilazioni genitali, per attivisti e oppositori politici. Quindi, se non sono sicuri per questi gruppi, non possono essere considerati paesi sicuri per nessuno.
Su queste basi giuridiche, infatti, i giudici del Tribunale di Roma non hanno convalidato il trattenimento in Albania delle restanti 12 persone, che quindi sono state riportate in Italia.
Le procedure accelerate di frontiera che vengono applicate con questo accordo riducono le possibilità di vedere riconosciuto il diritto all’asilo, perché si basano su valutazioni sommarie, troppo veloci.
Dopo essere state intercettate in mare, infatti, queste persone rischiano di non ricevere l’assistenza medica e psicologica di cui necessitano, di essere rinchiuse ingiustamente e arbitrariamente, con conseguenze devastanti sulla loro salute mentale, di non avere accesso all’assistenza legale adeguata e, infine, che gli venga negato il diritto all’asilo.
Questo accordo è un nuovo vergognoso capitolo di politiche migratorie disumane, come gli accordi con Tunisia, Turchia e Libia, che hanno esternalizzato il controllo delle frontiere legittimando violenze, torture, abusi su migliaia di persone migranti, tutto con la complicità e i finanziamenti dell’Unione europea e dell’Italia.
Questo accordo si basa chiaramente sulla volontà di disumanizzare le persone migranti, di renderle invisibili e di negare loro il diritto all’asilo.