RDC: aumenta il numero di sfollati a causa degli scontri armati, oltre 60 feriti arrivati in ospedale supportato da MSF

RDC: aumenta il numero di sfollati a causa degli scontri armati, oltre 60 feriti arrivati in ospedale supportato da MSF

Mentre infuriano gli scontri armati a Goma, le nostre équipe nell’ospedale di Kyeshero stanno ricevendo feriti trasferiti dalla Croce Rossa Internazionale dall’ospedale sovraffollato di Ndosho. Lo staff sul campo riferisce di bombardamenti, sparatorie e saccheggi, anche nel centro della città in zone molto popolate, creando panico e spostamenti massicci della popolazione.

Da giovedì scorso l’ospedale di Kyeshero, mentre cerca di continuare a curare i bambini malnutriti, ha ricevuto oltre 60 feriti. “È difficile quantificare il numero di feriti e morti, ma il danno umano potrebbe essere significativo” afferma Virginie Napolitano, coordinatrice dell’emergenza di MSF a Goma.

I combattimenti in corso stanno limitando gravemente la nostra capacità di spostarci in città e nei campi per sfollati. Chiediamo che sia garantita la protezione dei civili e dell’azione medica, oltre all’accesso umanitario sicuro per aiutare le persone più vulnerabili.

La testimonianza di Natàlia Torrent, direttrice dei programmi di MSF in Nord Kivu

“Mi trovo a Goma e qui la situazione è molto complessa da giovedì scorso, quando la linea del fronte si è avvicinata alla città. Da domenica i combattimenti si sono spinti fino al lato nord di Goma e adesso si stanno avvicinando in centro, fino alla zona dell’aeroporto. Ovviamente tutto questo sta creando molto panico nella popolazione. I nostri team stanno assistendo a un massiccio spostamento di persone in città, dove ci sono combattimenti attivi. Possiamo sentirli da dove ci troviamo.

La situazione è molto instabile e molto, molto violenta. Siamo piuttosto preoccupati sulla possibilità di continuare la nostra azione medica, se ci sarà o meno rispetto di chi porta cure ai feriti e il rispetto dei civili che possono essere rapidamente presi di mira.

Le nostre équipe erano già presenti a Goma prima di questo intensificarsi del conflitto, e lavoravano principalmente nei campi per sfollati interni intorno alla città che a dicembre contavano già circa 700.000 persone. Una situazione che dura da più di 2 anni, che da dicembre e dalle prime settimane di gennaio è diventata più grave perché sempre più persone si sono radunate nei campi, dove le condizioni di vita erano già disastrose.

Con l’arrivo di altre persone, la situazione non sta affatto migliorando.

Adesso la linea del fronte si è avvicinata ai campi per sfollati, costringendo molte persone a fuggire verso luoghi più sicuri.
Da giovedì scorso, abbiamo riorganizzato le nostre operazioni e riadattate in modalità d’emergenza: la maggior parte delle cliniche che già gestiamo hanno dovuto chiudere, perché siamo nei campi sfollati dove la situazione è molto complessa per continuare a lavorare.

Stiamo cercando di allestire alcuni punti di triage avanzato in città ma la situazione è molto complessa da gestire, soprattutto per garantire la sicurezza del personale medico”.