Nel Sud Kivu al confine con il Burundi, a causa dell’ondata di violenze e scontri che stanno peggiorando le condizioni di sicurezza per la popolazione, con una stima di oltre 35.000 persone costrette a lasciare le proprie case.
Le nostre équipe, presenti dall’inizio degli scontri, stanno assistendo a una violenza che non risparmia neanche le strutture mediche, con forti ripercussioni sull’assistenza ai pazienti.
Quando abbiamo sentito i colpi di arma da fuoco, ci siamo messi subito al riparo insieme ai pazienti e per tutto il giorno siamo stati costretti a interrompere e posticipare le cure e i trattamenti in corso. Il giorno seguente abbiamo sentito colpi arrivare da ogni direzione e siamo dovuti rimanere a casa. Nel frattempo, all’ospedale di Uvira iniziavano ad arrivare numerosi feriti e siamo dovuti intervenire in supporto, correndo il rischio di essere colpiti da proiettili vaganti”. Membro dello staff MSF
Nel corso dell’ultima settimana, gli ospedali del Sud Kivu hanno fatto fronte a diversi afflussi di feriti e in pochi giorni sono stati assistiti più di 100 feriti.
Nonostante l’insicurezza, il personale del Ministero della Salute continua a fornire assistenza d’emergenza, e numerosi operatori da altri reparti degli ospedali sono intervenuti per supportare i colleghi in sala operatoria.
Nei primi giorni ho visto intere famiglie fare i bagagli e partire, in direzioni diverse. Poi ho visto le strade svuotarsi completamente. La gente ha paura, non sa cosa stia realmente accadendo e teme il peggio dal deterioramento improvviso della crisi. Con le attività economiche bloccate da giorni, la disponibilità di cibo sta diventando sempre più critica. Non sappiamo cosa ci riserverà il domani”.Operatore sanitario di MSF
A causa della persistente situazione di insicurezza, abbiamo dovuto ridurre le nostre équipe a Uvira, dove per vari mesi abbiamo collaborato con il Ministero della Salute per la diagnosi e il trattamento dei pazienti colpiti da Mpox.
Di fronte all’afflusso continuo di feriti di guerra e alla scarsità di attrezzature, stiamo ridefinendo le nostre priorità per fornire l’assistenza più efficace ai feriti, attraverso la distribuzione di forniture mediche essenziali a diverse strutture sanitarie della zona.
Il caos in città e i continui spari hanno gravemente compromesso la mobilità della popolazione e la sicurezza per le strade che impedisce persino agli operatori di intervenire tempestivamente in caso di emergenza. Le ambulanze sono ostacolate negli spostamenti ma non smettono di recuperare cadaveri lungo le strade ogni volta che ne hanno la possibilità.
La città è diventata inabitabile, gli spari continuano ininterrottamente da mattina a sera. Personalmente, ho perso la cognizione del tempo negli ultimi giorni. Questa situazione ci ha colpiti tutti, alcuni miei colleghi sono stati derubati nelle proprie case da uomini armati”. Membro del personale MSF
In diverse occasioni, l’ospedale principale di Uvira è stato coinvolto nelle sparatorie, mettendo seriamente in pericolo le vite di pazienti e staff. Da qualche giorno le attività mediche sono state nuovamente interrotte e i pazienti hanno dovuto cercare riparo per evitare di essere colpiti. Alcuni uomini armati sono poi entrati nell’ospedale e hanno iniziato ad aggirarsi per le stanze e sparare.
Queste violazioni e il clima di insicurezza persistente sono inaccettabili. Chiediamo a tutte le parti in conflitto di rispettare la protezione dei civili, del personale medico e delle strutture, così da poter continuare a fornire cure alla popolazione”.Caglar Tahiroglu Coordinatore delle attività di MSF a Uvira