La guerra in Sudan entra nel suo terzo anno mentre la popolazione civile rimane invisibile, vittima di violenze, bombardamenti, sfollata e privata di cibo e cure mediche salvavita.
Il 60% della popolazione ha bisogno di assistenza umanitaria. Il Sudan è attualmente l’unico posto al mondo in cui la carestia è stata ufficialmente dichiarata in più luoghi del paese.
MSF: “È la più grande crisi umanitaria al mondo”
Siamo presenti in 10 dei 18 stati del paese e in oltre 33 strutture mediche, e ribadiamo il nostro appello alle parti in conflitto e ai loro alleati per garantire la protezione dei civili, del personale umanitario e delle équipe mediche e per rimuovere tutte le restrizioni imposte alla circolazione delle forniture e del personale umanitario.
Le parti in conflitto non solo non proteggono i civili, ma stanno anche aggravando le loro sofferenze ogni giorno di più. Ovunque si guardi nel paese, ci sono bisogni enormi, urgenti e insoddisfatti. Milioni di persone non ricevono quasi nessun aiuto umanitario, le strutture e il personale medico continuano a essere attaccati e le organizzazioni umanitarie di tutto il mondo non riescono a fornire nemmeno una minima parte di ciò che è necessario”. Claire San Filippo Coordinatrice delle emergenze di MSF
Negli ultimi 2 anni, sia le Forze di Supporto Rapido (RSF) che le Forze Armate Sudanesi (SAF) hanno bombardato ripetutamente e indiscriminatamente aree densamente popolate.
Le RSF e i suoi alleati hanno portato avanti una campagna di violenze, fatta di stupri sistematici, rapimenti, uccisioni di massa, saccheggi di aiuti umanitari e occupazione di strutture mediche.
Entrambe le parti hanno assediato città, distrutto infrastrutture civili essenziali e bloccato gli aiuti umanitari.
Malnutrizione ed epidemie
La carestia è stata dichiarata per la prima volta nel campo per sfollati di Zamzam lo scorso agosto, ma da allora si è diffusa in altre dieci aree, mentre altre diciassette regioni sono ora sull’orlo del baratro.
Il Sudan è attualmente l’unico posto al mondo in cui la carestia è stata ufficialmente dichiarata in più luoghi del paese e, senza un intervento immediato, centinaia di migliaia di vite sono a rischio.
In Darfur meridionale abbiamo supportato campagne di vaccinazione per bambini sotto i due anni a marzo.
Oltre 17.000 bambini vaccinati sono stati sottoposti anche a screening per la malnutrizione, mostrando che il 7% di loro soffriva di malnutrizione acuta grave, con il 30% di malnutrizione acuta globale.
In Darfur settentrionale, durante una distribuzione di alimenti terapeutici a Tawila nel dicembre 2024, abbiamo sottoposto a screening oltre 9.500 bambini sotto i 5 anni, riscontrando un tasso di malnutrizione acuta globale del 35,5%, con il 7% dei bambini affetti da malnutrizione acuta grave.
Il Sudan sta affrontando anche molteplici emergenze sanitarie.
I nostri team hanno trattato oltre 12.000 pazienti, tra cui donne e bambini, per traumi direttamente causati dagli attacchi, e il paese sta vivendo una delle peggiori crisi sanitarie materno-infantili che si siano mai viste al mondo.
Nell’ottobre 2024, in due strutture supportate da noi a Nyala, capitale del Darfur meridionale, il 26% delle donne incinte e in allattamento che cercavano assistenza era gravemente malnutrito.
I focolai di morbillo, colera e difterite si stanno diffondendo a causa delle cattive condizioni di vita e delle campagne di vaccinazione interrotte. Il supporto alla salute mentale e l’assistenza ai sopravvissuti alla violenza sessuale rimangono dolorosamente limitati. Queste crisi riflettono non solo la brutalità del conflitto, ma anche le terribili conseguenze di un sistema sanitario in rovina e di una risposta umanitaria fallimentare”. Marta Cazorla Coordinatrice delle emergenze di MSF
Dall’aprile 2023 ad oggi, più di 1,7 milioni di persone hanno ricevuto assistenza sanitaria presso ospedali, strutture sanitarie e cliniche mobili che supportiamo o in cui lavoriamo, e più di 320.000 persone sono state ricoverate nei nostri reparti di emergenza.
Nel 2024 le nostre équipe hanno assistito oltre 174.000 casi di malaria, curato più di 1.900 persone affette da morbillo e 89.100 pazienti per diarrea.
Milioni di persone costrette a fuggire
Più di 13 milioni di persone sono sfollate a causa del conflitto, secondo l’ONU, e molte di loro sono state costrette a fuggire più di una volta.
Di queste, 8,9 milioni rimangono sfollate all’interno del Sudan, mentre 3,9 milioni hanno raggiunto i paesi vicini.
Molte persone vivono in campi sovraffollati o in rifugi di fortuna, senza accesso a cibo, acqua, assistenza sanitaria o prospettive per il futuro. Le persone dipendono interamente dalle organizzazioni umanitarie, ma solo dove queste riescono a rispondere ai bisogni umanitari.
Strutture sanitarie distrutte
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), oltre il 70% delle strutture sanitarie nelle aree colpite dal conflitto sono a malapena funzionanti o sono completamente chiuse, lasciando milioni di persone senza accesso alle cure salvavita in una delle peggiori crisi umanitarie della storia recente.
Dall’inizio della guerra, abbiamo registrato oltre 80 episodi di violenza che hanno preso di mira il personale, le infrastrutture, i veicoli e le forniture. Le cliniche sono state saccheggiate e distrutte, i medicinali rubati e gli operatori sanitari aggrediti, minacciati o uccisi.
Gli edifici sono stati distrutti, perfino i letti sono stati rubati e le medicine date alle fiamme. Da lontano sembrava un ospedale, ma quando entravi era un luogo abbandonato solo a serpenti ed erba”Muhammad Yusuf Ishaq Abdullah Responsabile della promozione della salute di MSF a Tawila
Questi attacchi devono finire: il personale medico e le strutture non sono obiettivi.
Stagione delle piogge: aiuti a rischio
L’arrivo della stagione delle piogge minaccia di peggiorare ulteriormente una situazione già catastrofica, interrompendo le vie di rifornimento, inondando intere regioni e isolando le persone proprio mentre la malnutrizione e la malaria aumentano.
Chiediamo misure di intervento immediate prima dell’arrivo della stagione delle piogge.
È necessario aprire più valichi di frontiera e le strade e i ponti principali devono essere riparati e mantenuti accessibili, soprattutto in Darfur dove le inondazioni stagionali isolano le comunità ogni anno di più.
Le restrizioni agli aiuti umanitari devono essere revocate e deve esserne garantito il libero accesso.
Esortiamo tutti gli attori – inclusi donatori, governi e agenzie delle Nazioni Unite – a consentire e prioritizzare la consegna degli aiuti, garantendo che non solo entrino in Sudan ma che possano raggiungere in modo rapido e sicuro le comunità più colpite e remote.
Senza un serio impegno per superare le barriere politiche, finanziarie, logistiche e di sicurezza che ostacolano la consegna degli aiuti, troppe vite sono a rischio.
La popolazione sudanese ha sopportato questo orrore per due anni, e non può e non dovrebbe aspettare oltre.
L’impegno di MSF in Sudan
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Dall’inizio della guerra, abbiamo assistito oltre 1,7 milioni di persone presso ospedali, strutture sanitarie e cliniche mobili da noi supportate.
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Abbiamo ricoverato più di 320.000 persone nei nostri reparti di pronto soccorso.
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Attualmente lavoriamo e supportiamo oltre 33 strutture sanitarie in 10 stati del Sudan.
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Abbiamo assistito più di 35.300 parti ed effettuato 6.400 parti cesarei.
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Abbiamo supportato il trattamento di oltre 67.000 bambini affetti da malnutrizione.
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Nel 2024, abbiamo assistito oltre 174.000 casi di malaria, curato più di 1.900 persone affette da morbillo e trattato 89.100 pazienti per diarrea.
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Stiamo rispondendo a questa crisi umanitaria anche in Ciad e nel Sud Sudan, dove oltre 3,8 milioni di persone hanno trovato rifugio dall’inizio del conflitto in Sudan.