Più di 40 anni di conflitto e instabilità hanno lasciato l’economia e le infrastrutture dell’Afghanistan in rovina e molte persone dipendono dall’assistenza umanitaria.
Nel 2019 abbiamo gestito sei progetti in sei province, concentrati sull’assistenza sanitaria di emergenza, pediatrica e materna.
La crisi in Afghanistan è caratterizzata da una recrudescenza del conflitto, da disastri naturali ricorrenti, da un diffuso sfollamento interno, da indicatori sanitari molto bassi, da una povertà estrema e da un sistema sanitario sovraccarico e sotto finanziato.
Nel 2019, le elezioni presidenziali e i colloqui di pace tra gli Stati Uniti e l’Emirato islamico dell’Afghanistan (IEA, Islamic Emirate of Afghanistan), i cosiddetti Talebani, hanno portato a nuove violenze, che hanno avuto un forte impatto sull’accesso delle persone all’assistenza sanitaria.
Si stima che circa un terzo della popolazione non disponga di una struttura sanitaria funzionale nel raggio di due ore da casa.
Attività a Kabul
Il progetto Ahmad Shah Baba nella parte orientale di Kabul è stato il primo che abbiamo aperto quando siamo tornati in Afghanistan nel 2009.
Da allora, abbiamo lavorato per ampliare Ahmad Shah Baba in un ospedale distrettuale, rafforzando il pronto soccorso, i servizi di maternità e i protocolli di trattamento e aumentando i servizi medici disponibili in modo che un minor numero di pazienti richieda il trasferimento in un altro ospedale.
A marzo abbiamo completato il nostro graduale passaggio di consegne al Ministero della Salute Pubblica.
Tra il 2009 e il 2018, le nostre équipe hanno condotto più di un milione di visite ambulatoriali, quasi mezzo milione di visite presso il pronto soccorso e assistito più di 124.000 parti.
Nel 2019, abbiamo continuato a fornire cure ostetriche e neonatali complete di emergenza presso l’ospedale di Dasht-e-Barchi, un quartiere di oltre un milione di abitanti.
Abbiamo sostenuto i reparti di maternità e neonatologia, nonché la sala operatoria, e fornito assistenza pre e postnatale e pianificazione familiare.
Altri servizi includevano promozione della salute e consulenza psicosociale per i pazienti e i loro assistenti.
Durante l’anno, le nostre équipe hanno assistito quasi 16.000 parti e ricoverato quasi 1.500 neonati nell’unità neonatale.
Forniamo inoltre assistenza materna in un altro ospedale pubblico della zona con personale, formazione e farmaci essenziali.
Ospedale materno-infantile a Khost
Dal 2012, gestiamo un ospedale materno-infantile aperto 24 ore su 24 a Khost, nell’Afghanistan orientale, fornendo un ambiente sicuro dove le donne possano partorire.
L’équipe ha assistito oltre 23.000 parti nel 2019.
Riteniamo che si tratti di quasi la metà del totale dei parti nella provincia di Khost, ma dopo molti anni in cui abbiamo visto un numero crescente di donne partorire in ospedale, stiamo cominciando ad osservare una situazione stazionaria.
Le nostre équipe hanno inoltre continuato a sostenere cinque centri sanitari nei distretti periferici, aumentando la loro capacità di gestire parti normali.
Ospedale di Boost, Lashkar Gah
Nel 2019, abbiamo celebrato il decimo anniversario del nostro progetto nell’ospedale provinciale di Boost, una delle sole tre strutture di riferimento nel sud dell’Afghanistan, dove lavoriamo a sostegno del Ministero della Salute.
L’ospedale è situato nella capitale della provincia di Helmand, un’area gravemente colpita da conflitti attivi e insicurezza, con pochissime strutture mediche completamente funzionanti.
Le nostre équipe hanno assistito oltre 18.000 parti, eseguito più di 184.000 visite al pronto soccorso e curato più di 87.000 bambini, quasi 4.000 dei quali per malnutrizione grave acuta, una delle principali cause di mortalità infantile nella provincia.
Nel 2019, abbiamo ampliato le nostre attività di formazione agli operatori sanitari rurali per migliorare il trasferimento tempestivo in ospedale di parti complicati e ridurre i decessi materni legati all’arrivo tardivo in ospedale.
Pronto soccorso e assistenza pediatrica a Herat
Nel 2018, circa 150.000 sfollati interni sono arrivati nella città di Herat, dopo essere fuggiti dai villaggi colpiti dal conflitto e dalla siccità.
Per rispondere alle loro esigenze, abbiamo aperto una clinica alla periferia della città nel dicembre 2018, che offe visite mediche, cure per la malnutrizione, vaccinazioni, cure prenatali e postnatali e pianificazione familiare.
Nel corso del 2019, le nostre équipe hanno curato oltre 44.000 pazienti, la maggior parte dei quali erano bambini affetti da infezioni respiratorie acute e diarrea acquosa.
Alla fine del 2019 abbiamo terminato il nostro supporto al pronto soccorso dell’ospedale regionale di Herat, una delle più grandi strutture sanitarie dell’Afghanistan occidentale.
Da ottobre abbiamo avviato la gestione di un centro di alimentazione terapeutica ospedaliera nel reparto pediatrico.
Tra ottobre e dicembre sono stati ricoverati circa 350 bambini.
Tubercolosi resistente ai farmaci a Kandahar
La tubercolosi resistente ai farmaci (DR-TB) è una delle principali problematiche in Afghanistan, aggravata dalla mancanza di conoscenza della malattia e dalla scarsa disponibilità di cure.
Sosteniamo il Ministero della Salute nella diagnosi e nel trattamento della DR-TB nella provincia di Kandahar dal 2016, periodo durante il quale 126 pazienti sono stati iscritti al programma.
A dicembre abbiamo introdotto un regime orale di nove mesi che consente ai pazienti affetti da DR-TB di passare da farmaci iniettabili a pillole e ridurre così il numero di visite in ospedale.
Tredici pazienti sono stati iscritti prima della fine dell’anno.
Abbiamo inoltre continuato a sostenere il Ministero nell’ospedale regionale di Mirwais e nel centro provinciale per la tubercolosi, fornendo assistenza ai pazienti affetti da tubercolosi sensibile ai farmaci.
Cure traumatologiche a Kunduz
Nel 2019, grazie alla maggiore conoscenza del nostro progetto, il numero di pazienti che si rivolgono alla clinica per la cura delle ferite a Kunduz è aumentato di quasi il 30%.
La nostra équipe ha curato un totale di 3.383 persone e ha effettuato 21.148 visite di controllo.
La clinica, che abbiamo aperto a luglio 2017, tratta pazienti stabili con ferite da ustioni minori o traumi, interventi chirurgici pregressi o malattie come il diabete che causano lesioni cutanee croniche.
Gestiamo inoltre una piccola clinica di stabilizzazione nel distretto di Chardara, a ovest della città di Kunduz, dove abbiamo stabilizzato 3.177 pazienti nel 2019.
La costruzione della nostra nuova struttura per traumatologia a Kunduz è continuata nonostante le sfide legate al clima e alla situazione della sicurezza nella regione.
L’apertura è prevista per la fine del 2020.