Per il settimo anno consecutivo siamo tornati in mare per contribuire a salvare vite.

Abbiamo deciso di rilanciare le nostre attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo Centrale, la rotta migratoria più letale del mondo. Nel 2021 siamo a bordo della nave Geo Barents attrezzata con una clinica, una stanza ostetrica e una per le visite. A bordo, un team MSF di 20 persone e 12 membri dell’equipaggio.

Per migliaia di migranti e rifugiati intrappolati nella Libia devastata dalla guerra, tentare un viaggio pericoloso attraverso il Mediterraneo è l’unica speranza di fuga.

Senza interventi dedicati di ricerca e soccorso per salvarli da imbarcazioni sovraffollate e non idonee alla navigazione in mare aperto, il loro tentativo disperato è troppo spesso destinato a finire in tragedia.

Nessuno sa quanti uomini, donne e bambini abbiano perso la vita cercando di effettuare la traversata nel corso degli anni.

Dall’inizio del 2021, almeno 630 persone sono morte al largo delle coste libiche nel tentativo di raggiungere l’Europa.

La continua mancanza di una risposta coordinata in alto mare o di adeguati meccanismi di sbarco ha comportato una sofferenza estenuante per i sopravvissuti.

A tutti questi sopravvissuti sono stati concessi porti sicuri in Italia o a Malta, in linea con il diritto internazionale e marittimo, ma questo spesso è avvenuto dopo un tempo inutilmente prolungato a bordo, in attesa che le autorità assegnassero un porto sicuro.

Nel corso degli anni, abbiamo soccorso persone provenienti da Paesi africani, come il Sudan, la Libia, la Somalia, l’Eritrea, la Nigeria e l’Etiopia, oltre che dal Bangladesh, dallo Yemen, dalla Siria e da altre parti dell’Asia e del Medio Oriente.

Tutte avevano sopportato orribili violenze in Libia, intrappolate in interminabili cicli di detenzione e abusi. Molti avevano tentato la traversata numerose volte.

A bordo, i nostri medici hanno curato i pazienti per ipotermia, disidratazione e mal di mare.

Molte persone presentavano inoltre ustioni dovute al contatto prolungato con il carburante e l’acqua salata sul fondo dei gommoni e infezioni cutanee causate da terribili condizioni igieniche nei luoghi di prigionia.

A causa della crescente insicurezza in Libia, la gente ha continuato a tentare la traversata durante l’inverno, nonostante il rischio maggiore.

I governi europei erano consapevoli e hanno riconosciuto i pericoli che i migranti e i rifugiati affrontano nel Paese, ma hanno comunque sostenuto la guardia costiera libica, che da gennaio 2021 ha intercettato in mare e riportato indietro oltre 12.700  migranti e rifugiati.

Abbiamo continuato a sottolineare l’inimmaginabile prezzo umano pagato per queste politiche di intercettazione e detenzione e a sostenere risposte più umane basate su ciò che le nostre équipe testimoniano in prima persona.

 

  • 2015 anno del nostro primo intervento
  • 3.66 mila visite mediche effettuate a bordo

Le nostre principali attività nel Mediterraneo

  • Ricerca e soccorso

    Al momento siamo nel Mediterraneo a bordo della nave Aquarius, in collaborazione con SOS Mediterranee. Effettuiamo operazioni di ricerca e soccorso sotto coordinamento con la Guardia Costiera Italiana.

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