Dal 1989 forniamo assistenza medica e psicologica alle persone colpite dal conflitto in corso in Cisgiordania e a Gaza.
Gaza
Durante i primi tre trimestri del 2023, i nostri team hanno continuato a fornire servizi medici specializzati nella Striscia di Gaza, un’area lunga 40 chilometri che ha subito più di 15 anni di blocco israeliano. I nostri team hanno offerto supporto al sistema sanitario locale sovraccarico attraverso tre ospedali e vari ambulatori situati in diverse parti della Striscia.
Le attività gestite dai nostri team fino a quel momento includevano cure complete per pazienti ustionati e traumatizzati, comprendenti chirurgia, fisioterapia, supporto psicologico, terapia occupazionale ed educazione sanitaria.
Tutto è cambiato il 7 ottobre, quando Israele ha lanciato la sua offensiva più pesante e letale di sempre contro la Palestina, in seguito ai micidiali attacchi di Hamas sul suolo israeliano avvenuti lo stesso giorno. I giorni di bombardamenti intensi e indiscriminati sulla Striscia di Gaza si sono trasformati in settimane, in particolare nel nord della Striscia, e le squadre di MSF hanno lavorato duramente per mantenere attive le attività mediche garantendo al contempo la propria sicurezza.
La situazione ha presto costretto il nostro personale internazionale a evacuare verso il sud della Striscia, dove è rimasto bloccato per settimane, prima di essere autorizzato a lasciare il paese attraverso il confine di Rafah.
La maggior parte del nostro personale palestinese ha continuato a lavorare sotto la minaccia imminente per la propria vita, facendo del proprio meglio per fornire assistenza in queste circostanze estreme. Il sistema sanitario, già in difficoltà, è crollato sotto l’attacco israeliano e gli ospedali di Gaza City sono stati sommersi da pazienti e persone in cerca di rifugio. I team MSF hanno confermato che donne, bambini e anziani rappresentavano una percentuale molto alta dei morti e dei feriti.
La situazione è stata resa ancora più insopportabile dal completo assedio della Striscia da parte delle autorità israeliane, che hanno ostacolato per molte settimane l’ingresso a Gaza di cibo, materiale medico, farmaci e aiuti umanitari. Una volta consentito l’ingresso, le quantità autorizzate erano così irrisorie da essere ben al di sotto delle necessità della popolazione.
I chirurghi sono stati costretti a operare i pazienti senza anestesia e le cure di emergenza sono diventate sempre più difficili da eseguire, mentre le cure per qualsiasi patologia che non mettesse immediatamente a rischio la vita dei pazienti sono state interrotte.
La missione di MSF include la testimonianza di ciò che vediamo e, all’inizio del conflitto, abbiamo ripetutamente chiesto pubblicamente un cessate il fuoco duraturo come unico modo significativo per salvare vite civili a Gaza.
Tuttavia, la situazione è rapidamente peggiorata, poiché è diventato chiaro che le strutture sanitarie stesse erano sotto attacco e le vittime tra il personale medico di Gaza hanno iniziato ad aumentare. Piangiamo la perdita di nove membri dello staff di MSF, oltre a molti altri colleghi e ai loro familiari, uccisi a Gaza dalle forze israeliane, e ci rammarichiamo per la distruzione totale o parziale di molti ospedali di Gaza.
Alla fine dell’anno, i nostri team si sono riuniti per sviluppare e adattare le nostre attività nel sud di Gaza, intorno a Khan Younis e Rafah, anche se queste aree sono state anch’esse oggetto di intensi attacchi.
Con il protrarsi della guerra e dell’assedio israeliano, il numero delle vittime aumentava di giorno in giorno e oltre un milione di sfollati provenienti dal nord si sono radunati in una piccola porzione di terra nel sud, dove continuano a vivere in condizioni estremamente precarie. La mancanza di cibo e acqua ha causato un ulteriore disagio e alla fine dell’anno la minaccia della malnutrizione incombeva sempre più su persone che avevano già perso tutto.
Cisgiordania
L’impatto degli attacchi del 7 ottobre è stato avvertito in tutta la Palestina, compresa la Cisgiordania, dove la violenza legata all’occupazione è in costante aumento da anni.
Il campo profughi di Jenin è stato oggetto di diversi attacchi da parte delle forze israeliane, con un numero elevato di morti e feriti. Le nostre squadre hanno continuato a offrire servizi di emergenza e salvavita nell’ospedale Khalil Suleiman e hanno assistito direttamente all’estrema violenza usata dalle forze israeliane.
Abbiamo mantenuto le nostre attività di salute mentale a Hebron, Nablus, Qalqilya e Tubas, dove offriamo supporto psicologico, psicoterapia e servizi psichiatrici alle persone colpite dalla violenza. Sosteniamo anche il piano di risposta alle emergenze della comunità, consentendo alle comunità di rispondere alle proprie esigenze sanitarie.
A causa dell’escalation di violenza in Cisgiordania dopo il 7 ottobre, le persone che vivono nel governatorato di Hebron non hanno potuto accedere ai servizi sanitari, mentre le severe restrizioni alla circolazione hanno impedito al personale sanitario di raggiungere i propri luoghi di lavoro. In risposta a queste crescenti sfide, abbiamo intensificato le nostre attività, gestendo cliniche mobili in otto località di Hebron e Masafer Yatta.