Nella Repubblica Democratica del Congo, stiamo lavorando per affrontare le più grandi epidemie di morbillo e di Ebola che il Paese abbia mai registrato fino ad oggi, pur continuando a soddisfare le sue numerose altre esigenze sanitarie.
Nel 2019, le nostre équipe hanno lavorato in 21 delle 26 province della RDC, fornendo un’ampia gamma di servizi, tra cui assistenza sanitaria di base e specialistica, nutrizione, vaccinazioni, interventi chirurgici, assistenza pediatrica, sostegno alle vittime di violenze sessuali, nonché attività di cura e prevenzione per HIV/AIDS, tubercolosi (TB), morbillo, colera ed Ebola.
La più grande epidemia di morbillo al mondo
L’epidemia di morbillo, la più grande mai registrata, ha devastato la Repubblica Democratica del Congo dalla metà del 2018 ed è stata dichiarata epidemia nazionale dal governo congolese nel mese di giugno 2019.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nella RDC nel 2019, più di 310.000 persone hanno contratto il morbillo e oltre 6.000 sono morte per la malattia.
La nostra risposta ha incluso il sostegno alle attività di sorveglianza locale, alle campagne di vaccinazione di massa e al trattamento di casi complicati in 16 province: Nord e Sud Kivu, Bas-Uélé, Kasai, Kasai Centrale, Kwilu, Mai-Ndombe, Ubangi Sud, Tshopo, Tshuapa, Ituri, Kongo Centrale e le quattro ex province del Katanga.
Le nostre équipe hanno vaccinato oltre 679.500 bambini e ne hanno curati circa 48.000 nelle nostre strutture.
Il morbillo è una malattia prevenibile con il vaccino, ma la mancata copertura di tutte le zone sanitarie con vaccinazioni di routine e il ritardo nell’organizzazione di campagne supplementari sono tra le ragioni per cui quest’epidemia è così vasta.
Nella RDC, i fattori che contribuiscono alla scarsa copertura includono la mancanza di vaccini, vaccinatori e accesso alle strutture sanitarie, nonché difficoltà logistiche come il trasporto.
L’epidemia è avvenuta contemporaneamente all’epidemia di Ebola, il che ha complicato la risposta.
Assistenza agli sfollati
La violenza intercomunale di lunga data nell’Ituri è divampata di nuovo nei territori di Djugu e Mahagi, provocando oltre un milione di sfollati.
Alla fine dell’anno, circa 200.000 persone erano ospitate in circa 80 centri di fortuna, dove le condizioni di vita erano estremamente precarie.
Le nostre équipe hanno fornito cure mediche e distribuito acqua, zanzariere e articoli di soccorso in circa 30 centri. Fino a febbraio abbiamo continuato a sostenere le strutture sanitarie di Mai-Ndombe, dopo due giorni di violenza intercomunitaria nel dicembre 2018, durante i quali ci sono state molte vittime.
Abbiamo curato ferite e ustioni, gestito cliniche mobili e distribuito generi di prima necessità a circa 2.850 famiglie sfollate.
Nel Nord Kivu, abbiamo assistito gli sfollati in quattro campi attraverso cliniche mobili e attività idriche e igienico-sanitarie.
Nel Kasai Centrale, abbiamo gestito cliniche mobili e attività di promozione della salute per assistere i congolesi cacciati dalla vicina Angola.
Assistenza completa nelle province del Kivu
Nelle province del Kivu, afflitte da conflitti da molti anni, portiamo avanti alcuni progetti a lungo termine che assicurano la continuità delle cure, rispondendo anche a epidemie, sfollamenti di massa e altre emergenze.
Nel Nord Kivu, le nostre équipe operano nelle zone sanitarie di Goma, Mweso, Walikale, Masisi, Rutshuru, Bambu e Kibirizi a supporto della fornitura di assistenza sanitaria di base e specialistica negli ospedali, nei centri di salute, nelle postazioni sanitarie e attraverso cliniche mobili e attività di sensibilizzazione delle comunità.
I nostri servizi comprendono terapia intensiva e di emergenza, interventi chirurgici, trasferimenti, assistenza sanitaria neonatale, pediatrica e materna, assistenza per la salute mentale, programmi per l’HIV e la tubercolosi, vaccinazioni, nutrizione e cure per la violenza sessuale e di genere.
Nel Sud Kivu, sosteniamo gli ospedali e i centri sanitari di Baraka e delle zone sanitarie di Mulungu, Kalehe e Kimbi-Lulenge, offrendo cure per malnutrizione, HIV, tubercolosi e altre malattie infettive, assistenza per la salute mentale e assistenza sanitaria materna e riproduttiva.
A Baraka e Kimbi lavoriamo a stretto contatto con le comunità per rispondere alle tre principali malattie che colpiscono la popolazione: malaria, diarrea e infezioni del tratto respiratorio.
Nel 2019 abbiamo iniziato a costruire un nuovo ospedale a Baraka e migliorato gli ospedali di Kusisa e Tushunguti installando un sistema di approvvigionamento elettrico ad energia solare.
Assistenza alle vittime di violenza sessuale
Disponiamo di équipe che lavorano nelle cliniche di entrambe le province del Kivu, oltre che nel Kasai Centrale, Maniema e Ituri, che offrono assistenza sanitaria riproduttiva, compresa assistenza per l’aborto sicuro, e cure mediche e psicologiche per le vittime di violenza sessuale e di genere.
A causa delle molteplici forme di violenza spesso attuate a livello intercomunitario, insegniamo alle persone ad essere i primi soccorritori, o punti di riferimento affidabili, per le vittime nelle loro comunità.
Nelle zone sanitarie di Kimbi-Lulenge e Kamambare (Sud Kivu), a Salamabila (Maniema), Masisi (Nord Kivu) e Kananga (Kasai-Centrale), lavoriamo su questo con 88 persone.
La maggior parte sono donne, poiché la maggior parte delle vittime sono donne e ragazze.
Cerchiamo di affrontare il pregiudizio che porta alla discriminazione e persino al rifiuto della famiglia, e cerchiamo di organizzare il trasferimento ad altre organizzazioni che possono offrire assistenza socioeconomica.
Risposta alle epidemie
Durante tutto l’anno, abbiamo sostenuto la risposta nazionale alle grandi epidemie di colera in entrambe le province del Kivu.
Le nostre équipe hanno curato i pazienti nei centri di trattamento del colera (CTC) e si sono assicurate che i pazienti e chi li assisteva fossero informati sulle buone pratiche igieniche e sanitarie per ridurre il rischio di diffusione.
Abbiamo inoltre svolto indagini epidemiologiche e donato medicinali.
Durante un’epidemia tra maggio e settembre, abbiamo aperto CTC temporanei a Kyeshero (Goma), Lubumbashi (Katanga) e Masisi, dove abbiamo curato quasi 700 pazienti in un mese, la maggior parte dei quali sfollati che vivono in condizioni precarie nei campi.
Anche la malaria continua ad essere un importante problema sanitario nella RDC.
All’ospedale Baraka, nel Sud Kivu, aumentiamo ogni anno la capacità di trattamento con 100 posti letto aggiuntivi per rispondere al picco stagionale.
Nel 2019, abbiamo introdotto l’irrorazione di larvicidi nei focolai di riproduzione delle zanzare come strategia preventiva.
Nella zona sanitaria di Bili, a nord di Ubangi, dove la malaria è iper-endemica, le nostre équipe hanno condotto un progetto in 62 strutture sanitarie incentrato sulla cura dei bambini.
L’HIV/AIDS rimane un’altra minaccia mortale nella RDC, dove meno del 60% delle persone che convivono con la malattia ha accesso al trattamento antiretrovirale (ARV).
La limitata disponibilità di farmaci ARV, la mancanza di informazioni e di servizi di prevenzione, la discriminazione e i costi sono alcuni degli ostacoli che si frappongono all’assistenza.
Nella capitale, Kinshasa, e a Goma, sosteniamo 11 strutture sanitarie per ampliare l’accesso al trattamento e allo screening dell’HIV, rafforzare il monitoraggio e garantire un approvvigionamento costante di antiretrovirali.
A Kinshasa, abbiamo fornito assistenza medica e psicosociale a 3.167 pazienti sieropositivi all’ospedale di Kabinda e ad altre sette strutture.
Nel centro sanitario di Misisi, nel Kivu Sud, gli educatori sanitari della comunità fanno parte di un gruppo di supporto per l’HIV chiamato Comitato sociale per la promozione della salute, che aumenta la consapevolezza e combatte l’emarginazione.
Nel 2019, il gruppo ha seguito 1.821 pazienti registrati nei programmi per l’HIV nei centri sanitari di Misisi, Lulimba e Nyange.
Per tutto il 2019, abbiamo continuato il nostro impegno di sensibilizzazione per affrontare la mancanza di posti letto per i pazienti affetti da HIV/AIDS in fase avanzata, affrontare i problemi di scorte di antiretrovirali e migliorare le cure specialistiche per i pazienti pediatrici.
Ebola
L’epidemia di Ebola, dichiarata il 1° agosto 2018 nella Repubblica Democratica del Congo, è continuata per tutto il 2019, anche se il numero di nuovi casi è diminuito significativamente verso la fine dell’anno.
Nel mese di luglio 2019, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato l’epidemia di Ebola un’emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale.
Al 31 dicembre, i casi confermati erano circa 3.300 e i decessi circa 2.200, risultando così il secondo focolaio più grande mai registrato, dopo quello dell’Africa occidentale nel 2014-2016.
Oltre 1.000 pazienti sono sopravvissuti alla malattia.
Durante l’anno, le nostre équipe hanno continuato a fornire assistenza alle persone nel Nord Kivu e nell’Ituri, comprese cure mediche per casi di Ebola confermati e sospetti e vaccinazioni per chi era stato a stretto contatto con i pazienti a cui era stata diagnosticata la malattia.
Inoltre, abbiamo lavorato per rafforzare l’accesso all’assistenza sanitaria di base nella regione, sviluppare il coinvolgimento della comunità e integrare la cura dell’Ebola nelle strutture sanitarie locali.
L’obiettivo era quello di adattare le nostre attività per rispondere a tutte le esigenze mediche e umanitarie della popolazione, che vanno ben oltre l’Ebola.
A febbraio, i centri di trattamento per l’Ebola che sostenevamo a Butembo e Katwa sono stati oggetto di violenti attacchi, costringendo le nostre équipe ad abbandonare la zona.
Nei mesi successivi, abbiamo intensificato il nostro sostegno agli ospedali e ai centri sanitari in un momento in cui la contaminazione delle strutture e la riassegnazione del personale sanitario locale alle attività dell’Ebola stava riducendo la loro capacità di fornire assistenza sanitaria.
Tra luglio e agosto, sono stati segnalati casi confermati di Ebola nella città di Goma e nella provincia del Kivu meridionale, così come nel vicino Uganda.
In ogni località, abbiamo sostenuto le autorità sanitarie nella gestione della risposta.
Questi eventi, che avrebbero potuto portare a un’importante espansione dell’epidemia in nuove aree del Paese e oltre confine, si sono rivelati di breve durata, e il Nord Kivu e l’Ituri hanno continuato ad essere i principali focolai per il resto dell’anno.
Nel 2019 sono stati fatti passi avanti per quanto riguarda i nuovi strumenti medici utilizzati per affrontare il virus; le analisi preliminari hanno indicato che il vaccino rVSV-ZEBOV, in uso dall’inizio dell’epidemia, è efficace nella prevenzione dell’infezione, mentre due dei quattro trattamenti sperimentali oggetto di test controllato randomizzato, hanno dato indicazioni positive e sono rimasti gli unici due trattamenti in uso.
A settembre è stato avviato uno studio clinico su un secondo potenziale vaccino contro l’Ebola.
In un contesto segnato dalla violenza contro i soccorritori dell’Ebola (nel 2019 sono stati registrati oltre 300 attacchi, che hanno portato a una maggiore presenza di forze militari e di sicurezza intorno alle strutture di trattamento dell’Ebola), le nostre iniziative in corso stanno guadagnando la fiducia della popolazione e facendo sì che le comunità locali partecipino allo sforzo della risposta, fondamentale per un’efficace strategia di reazione.