Nel 2019, migliaia di migranti e rifugiati hanno tentato di attraversare i Balcani nella speranza di raggiungere altre destinazioni europee.
Nella capitale serba, Belgrado, abbiamo continuato a gestire una clinica che fornisce assistenza sanitaria di base, servizi di salute mentale, assistenza sociale e attività igienico-sanitarie per migranti e rifugiati.
Tra gennaio e dicembre abbiamo condotto 12.000 visite mediche e 590 sedute individuali di salute mentale in città.
Le nostre équipe hanno inoltre svolto attività di sensibilizzazione in diversi insediamenti informali intorno alle città di confine di Šid, Subotica e Kanjiža per le persone che vivono al di fuori dei centri di accoglienza serbi.
Abbiamo effettuato un totale di 560 visite mediche, 20 visite individuali di salute mentale e 22 sedute di salute mentale di gruppo.
Nella seconda metà dell’anno abbiamo assistito a un aumento del numero di persone che raggiungono la Bosnia-Erzegovina con l’intenzione di entrare in Croazia e di proseguire ulteriormente verso ovest.
Migliaia di persone hanno cercato di attraversare il confine croato durante l’estate; talvolta oltre 3.500 persone vivevano in insediamenti informali ed edifici abbandonati intorno alle città di confine di Velika Kladuša e Bihać.
Siamo tornati in Bosnia per offrire assistenza medica e di salute mentale in collaborazione con le autorità mediche locali alle persone che vivono fuori dai campi ufficiali e nel nuovo campo, Vučjak.
Abbiamo condotto un totale di 3.560 visite mediche.
La maggior parte delle patologie che abbiamo trattato, come le malattie cutanee, le infezioni delle vie respiratorie e i dolori muscoloscheletrici, erano correlate alle pessime condizioni di vita.
Le nostre équipe hanno anche curato 116 pazienti per violenza fisica intenzionale. Di queste, 104 (il 90 per cento) hanno riferito che i colpevoli erano autorità statali o di frontiera.