Accordo UE-Turchia: A un anno dall’’accordo migranti e richiedenti asilo ne pagano il prezzo sulla propria salute

A un anno dall’accordo UE-Turchia, pubblichiamo un rapporto internazionale che mostra i costi umani del fallimento delle politiche europee in Grecia e nei Balcani, con un appello ai leader dell’UE e degli Stati membri perché cambino radicalmente il loro approccio alla migrazione e pongano fine con urgenza alle inutili sofferenze di migliaia di persone colpite dall’accordo. Un appello che verrà rilanciato dalla società civile sabato 25 marzo, quando i leader europei saranno riuniti nella capitale per celebrare i 60 anni dei Trattati di Roma, attraverso un’azione di protesta, “Not My Europe”, sulle acque del Tevere.

Il rapporto di MSF “A un anno dall’accordo UE-Turchia: sfidare i ‘Fatti alternativi’ dell’UE” sfata, sulla base della realtà dal campo, tre grandi “fatti alternativi” (o false verità) che l’UE attribuisce all’accordo, ovvero che offre ai migranti un’alternativa per non rischiare la vita, che le condizioni delle isole greche sono abbastanza accettabili per sostenere l’attesa della procedura di asilo, che l’accordo rispetta i principi fondamentali dei diritti umani.

In realtà le condizioni e le conseguenze dell’accordo, che ricompensa la Turchia perché “blocchi l’afflusso” di migranti e rifugiati e accetti le persone respinte dalle coste greche, sono ben diverse, come le nostre équipe testimoniano ogni giorno in Grecia e sulla rotta balcanica. Dopo un anno dalla sua entrata in vigore, uomini, donne e bambini sono bloccati in zone non sicure al di fuori dell’Europa da cui non possono scappare, costretti a rotte sempre più pericolose per raggiungere il continente o intrappolati in hotpsot sovraffollati sulle isole greche, dove vivono in condizioni inadeguate.  

L’accordo sta avendo un impatto diretto sulla salute dei nostri pazienti, molti di loro sono sempre più vulnerabili”, afferma Jayne Grimes, psicologa di MSF a Samo. “Queste persone sono scappate da situazioni di violenza estrema, tortura e guerra e sono sopravvissute a viaggi molto pericolosi. Hanno subito violenze e sofferenze alle frontiere dell’Europa. E il loro stato psicologico è aggravato dalle precarie condizioni di vita e dalla mancanza di informazioni sul loro status giuridico. Stanno perdendo qualunque speranza di trovare un futuro più sicuro, migliore di quello da cui sono scappati.”

Secondo i nostri psicologi a Lesbo, la percentuale di pazienti con sintomi di ansia e depressione è più che raddoppiata e la percentuale di disturbi da stress post traumatico è triplicata. Sono aumentati i traumi legati a episodi di violenza riscontrati dalle nostre équipe e i casi di psicosi, tentativi di autolesionismo e suicidio. Anche a Samo, attraverso circa 300 consultazioni di salute mentale condotte, le nostre equipe hanno assistito negli ultimi mesi a un peggioramento analogo. Sulla rotta balcanica in Serbia e Ungheria, le equipe di MSF hanno visto un aumento dei pazienti che riportano traumi legati alle violenze subite da quando la rotta balcanica è stata chiusa, qualche giorno prima dell’accordo UE-Turchia.  

“I leader europei continuano a credere che costruendo muri e punendo chi cerca di attraversarli, convinceranno altri a non fuggire per la propria vita”, afferma Aurelie Ponthieu, esperta di affari umanitari e migrazione di MSF. “Ogni giorno trattiamo le ferite, sia fisiche sia psicologiche, inflitte da queste politiche di deterrenza. Tali misure si sono dimostrate non solo inumane e inaccettabili, ma anche completamente inefficaci”.

MSF, che ha deciso di rinunciare ai fondi dell’UE e degli Stati membri in opposizione all’accordo UE-Turchia, ribadisce che il pieno rispetto del diritto di richiedere asilo, l’apertura di vie legali e sicure per chi cerca sicurezza, come reinsediamenti, ricollocamenti, visti umanitari e ricongiungimento familiare, così come i visti per motivi di lavoro o di studio, sono l’unica soluzione umana per porre fine alle morti e alle sofferenze ai confini dell’Europa, sia in terra sia in mare. 

PARTECIPA ALLA MOBILITAZIONE "NOT MY EUROPE" A ROMA IL 25 MARZO>>

MSF in Grecia e nei Balcani:

MSF fornisce assistenza medica e umanitaria ai richiedenti asilo e ai migranti in Grecia sin dal 1996. Nel 2015, abbiamo lanciato una riposta di emergenza quando migliaia di persone hanno cominciato ad arrivare ogni giorno sulle isole greche dalla Turchia con lo scopo di attraversare i Balcani e raggiungere il nord Europa. Le equipe di MSF al momento lavorano in più di 20 luoghi in tutta la Grecia, focalizzandosi principalmente sulle cure di salute mentale, sulla salute sessuale e riproduttiva e sui trattamenti per i pazienti con malattie croniche.  

Nel 2016, le equipe mediche di MSF in Grecia hanno realizzato 72.740 consultazioni di salute, tra cui: 8.207 consultazioni di salute mentale, 3.195 consultazioni di salute sessuale e riproduttiva, nonché cure di salute primaria e psicoterapia, e trattamenti per le malattie croniche.

MSF ha lavorato in Serbia dalla fine del 2014, fornendo cure mediche e di salute mentale, fornendo acqua e mettendo in piedi rifugi e servizi igienici nei luoghi dove le persone entrano e lasciano il paese, così come nella capitale, Belgrado. Dall’inizio del 2016, le nostre equipe stanno gestendo una clinica e una clinica mobile a Belgrado, dove stanno fornendo assistenza medica generale e cure di salute mentale. Durante il 2016, le equipe di MSF hanno fornito generi di soccorso essenziali e hanno fatto pressione per le persone vulnerabili bloccate in Serbia affinché abbiano maggior accesso alle cure mediche e ad adeguate forme di riparo e protezione.