Il 9 agosto un razzo è esploso nel complesso dell’ospedale di Boost che supportiamo a Lashkar Gah, in Afghanistan.
L’esplosione è avvenuta nelle vicinanze del Pronto Soccorso, ma fortunatamente non ci sono state vittime. Nella città da oltre una settimana hanno luogo intensi combattimenti. Lo staff medico, rimasto in ospedale nonostante i bombardamenti, colpi di mortaio, razzi e attacchi aerei nelle vicinanze, sta trattando emergenze di natura medica, chirurgica e ostetrica.
In #Afghanistan stiamo continuando a svolgere attività mediche in tutti e cinque i nostri progetti a Herat, Kandahar, Khost, Kunduz e Lashkar Gah.
— MediciSenzaFrontiere (@MSF_ITALIA) August 15, 2021
I combattimenti tra le forze afghane e l’Emirato Islamico dell’Afghanistan, ovvero i Talebani, stanno ostacolando l’accesso all’assistenza sanitaria, aumentando il numero di persone uccise e colpite da proiettili ed esplosioni, e causando ovunque sfollati. Nelle aree dove lavoriamo, Lashkar Gah (nella provincia di Helmand) e Kandahar, entrambe nel sud del paese, e Kunduz al nord, le conseguenze del conflitto sono enormi, e combattimenti sono in corso anche nell’area della città di Herat, dove gestiamo un altro progetto.
La situazione nel paese sta deteriorando al punto che in alcune città, come Lashkar Gah e Kunduz, le strutture sanitarie si trovano sulla linea del fronte. Le équipe di MSF continuano a curare pazienti in tutti i progetti in condizioni difficili, e abbiamo adattato le nostre attività mediche per far fronte ai bisogni più urgenti della popolazione”. Laura Bourjolly Responsabile affari umanitari di MSF in Afghanistan
Il rumore della guerra incombe giorno e notte sul personale medico ma tutti i reparti dell’ospedale di Boost sono ancora operativi. La scorsa settimana le nostre équipe hanno trattato numerosi feriti di guerra e hanno eseguito 20 interventi chirurgici in un solo giorno. Ora molte persone sono fuggite dalla città e negli ultimi giorni abbiamo assistito a una significativa riduzione nel numero di pazienti che si recano in ospedale per ricevere cure.
Di recente i combattimenti sono aumentati anche dentro e intorno alla città di Kunduz, e alla fine della scorsa settimana la città è caduta sotto il controllo dei talebani.
Con l’intensificarsi delle violenze a luglio, il nostro ufficio è stato trasformato in una unità traumatologica con 25 posti letto e le équipe hanno fornito assistenza alle persone ferite a causa delle esplosioni, dei proiettili e delle schegge. Tra l’1 e il 9 agosto, 127 pazienti sono stati trattati per ferite causate da proiettili ed esplosioni, inclusi 27 bambini al di sotto dei 16 anni.
Continuiamo a fornire cure nell’unità traumatologica ma abbiamo iniziato a trasferire i servizi ambulatoriali nel nuovo Trauma Centre di Kunduz (TCK), in costruzione dal 2018. Continuiamo anche a supportare l’unità di stabilizzazione di Chahar Dara, in un distretto fuori dalla città di Kunduz, che ha assistito 126 pazienti con ferite di guerra tra l’1 e l’8 agosto.
Difficoltà di accesso alle cure mediche
In un paese con un sistema sanitario precario, la violenza sta fortemente aggravando le difficoltà di accesso delle persone alle cure mediche.
In aree colpite da intensi combattimenti è troppo pericoloso uscire di casa per ricevere assistenza e spesso le persone rimandano finché le loro condizioni non sono peggiorate. Il numero di pazienti nei Pronto Soccorso, centri per il trattamento Covid–19 o nostri ambulatori diminuisce all’aumentare delle violenze.
A Kandahar, dove gestiamo un progetto per pazienti con tubercolosi resistente ai farmaci, lo staff ha dovuto offrire consultazioni a distanza e scorte di riserva di farmaci per evitare alle persone di attraversare la linea del fronte. Un paio di giorni fa, a Lashkar Gah, il numero di donne incinte che necessitavano di assistenza medica è aumentato quando la situazione è tornata relativamente calma. Ma le emergenze mediche, le nascite e le malattie croniche non si interrompono durante la guerra.
Avevamo una sola donna incinta nell’ospedale. Ma il giorno dopo, quando i combattimenti si sono temporaneamente interrotti, 10 donne incinte sono riuscite a raggiungerci, quindi sappiamo che i bisogni continuano a esserci là fuori. Siamo molto preoccupati che le donne costrette a partorire in casa senza assistenza medica possano andare incontro a complicazioni”. Sarah Leahy Coordinatrice del progetto di MSF a Helmand
Centinaia di migliaia di sfollati
Gli scontri tra le parti belligeranti hanno anche costretto centinaia di migliaia di persone a fuggire dalle loro case. Alcune hanno cercato sicurezza in aree urbane e vivono in insediamenti informali con scarso accesso a bisogni essenziali come cibo, ripari e assistenza medica.
A luglio, a Kunduz, abbiamo aperto una piccola clinica per fornire visite ambulatoriali a donne e bambini sfollati a Sar Dawra e ha iniziato a fornire acqua potabile agli sfollati interni. La clinica trattava circa 300 pazienti al giorno e nei primi giorni di agosto ha affidato le attività ad un’altra organizzazione per permettere alle nostre équipe di focalizzarsi sulla traumatologia.
Nella città di Kandahar, abbiamo allestito una clinica temporanea per fornire assistenza medica ai bambini con meno di cinque anni nel campo di Haji – un insediamento informale dove vivono 500 persone sfollate – ha riabilitato punti per l’acqua potabile e assicurato l’accesso ai servizi igienici e alle docce. Dal 28 luglio ad oggi sono stati assistiti oltre 170 bambini, la maggior parte per malattie del tratto respiratorio, diarrea e anemia.
La situazione è in continua evoluzione e stiamo adattando i progetti per far fonte il più possibile ai nuovi bisogni della popolazione.
In tutto l’Afghanistan il personale medico vede combattimenti che esplodono nelle strade intorno alle strutture sanitarie e lavora senza sosta con il pensiero costante alle proprie famiglie a casa. Con i combattimenti che entrano nelle città, gli ospedali continuano a funzionare a pieno ritmo ma la minaccia di trovarsi nel posto sbagliato è sempre presente, come accaduto ieri a Lashkar Gah. Tutte le strutture mediche devono essere rispettate.