A Hebron, nell’area H2, l’accesso all’assistenza sanitaria è seriamente compromesso e la salute mentale e fisica della popolazione è a rischio.
L’area H2, uno dei luoghi più difficilmente accessibili della Cisgiordania a causa dell’occupazione israeliana, abbiamo dovuto già sospendere le attività per diversi mesi e oggi ci troviamo spesso a dover interrompere i servizi sanitari.
Anche se ora possiamo fornire cure nella clinica di MSF a Jaber, l’accesso rimane difficile perché il nostro personale può essere perquisito e trattenuto diverso tempo ai posti di blocco prima di entrare nell’area H2. L’accesso alle cure mediche non dovrebbe mai essere arbitrariamente negato, impedito o bloccato”. Chloe Janssen Coordinatrice del progetto MSF a Hebron
Dopo l’inizio della guerra di Israele contro la popolazione di Gaza, le restrizioni delle forze israeliane in Cisgiordania sono aumentate drasticamente, incluso a Hebron.
Nel dicembre 2023, adducendo problemi di sicurezza, le autorità israeliane hanno costretto le nostre équipe a sospendere le attività per oltre cinque mesi nel quartiere di Jaber, all’interno dell’area H2, e i team di MSF hanno avviato nuove attività con una clinica mobile nelle aree circostanti fuori dal checkpoint e a Tel Rumeida, dove l’accesso è consentito a chi può uscire dall’area H2 ma poche persone sono riuscite ad accedervi.
Ad oggi, anche se le attività a Jaber sono riprese, i nostri team sono spesso costretti a interrompere i servizi delle cliniche mobili, alle quali viene impedito di entrare nell’area o di circolare durante le festività israeliane.
Solitamente le cliniche mobili di MSF sono attive nell’area H2 due volte a settimana, curando tra i 60 e i 70 pazienti e offrendo loro cure mediche e supporto alla salute mentale, ma da settembre a novembre 2024 siamo stati costretti a cancellare le attività 7 volte su 26. Interruzioni all’assistenza che hanno profonde ripercussioni sulla popolazione, a cui è impedito l’accesso ai servizi sanitari essenziali.
A causa delle prolungate restrizioni, della violenza, delle molestie e dell’incitamento alla paura, le nostre équipe stanno assistendo a un drammatico peggioramento della salute mentale dei bambini. Gli psicologi di MSF vedono bambini che riportano sintomi di trauma, tra cui iperattività, enuresi notturna, incubi e difficoltà a scuola.
Chiediamo alle forze israeliane di porre fine alle misure restrittive che impediscono alla popolazione palestinese di accedere ai servizi di base, comprese le cure mediche. Israele deve adottare tutte le misure possibili per garantire che l’assistenza medica rimanga libera e accessibile. L’accesso alle cure mediche non deve mai essere arbitrariamente negato, impedito o bloccato.
L’area H2 copre circa il 20% della città di Hebron ed è l’esempio delle sfide che devono affrontare i palestinesi che vivono sotto il controllo israeliano. Quest’area, che ospita circa 7.000 palestinesi e diverse centinaia di coloni israeliani ed è l’unico posto in Cisgiordania in cui i coloni israeliani si sono insediati all’interno di una città palestinese, è governato da rigide regole di circolazione, chiusure sistematiche e violenze continue. Le nostre équipe hanno fornito assistenza sanitaria di base e supporto alla salute mentale alla popolazione palestinese in due cliniche dell’area.
La Palestina non è un caso di disturbo post-traumatico da stress (PTSD) perché il trauma non finisce mai. Qui si tratta di un trauma continuo e complesso. Tutta la popolazione ne è colpita. Anche se il conflitto e l’occupazione finissero domani, le conseguenze si protrarrebbero per anni. Ma il nostro lavoro è dimostrare alle persone che non sono sole, che c’è ancora speranza, anche nei momenti più bui”. Lucia Uscategui Responsabile delle attività di salute mentale di MSF