I nostri infettivologi, epidemiologi, anestesisti, infermieri e logisti sono in azione per supportare la risposta alla diffusione del nuovo coronavirus (COVID-19). Il nostro intervento si è esteso in oltre 70 paesi tra Europa, Africa, Medio Oriente, Asia, Oceania e America.
Da subito siamo stati in prima linea contro la pandemia di Covid-19, modificando la struttura dei nostri progetti già esistenti e offrendo il nostro supporto alle autorità sanitarie dei diversi paesi coinvolti. A partire dall’Italia, epicentro europeo della pandemia, dove i nostri operatori hanno portato la propria esperienza maturata in anni di gestione di epidemie complesse.
- Intervento in Italia
- Intervento in Europa
- Intervento in Africa
- Intervento in Medio Oriente
- Intervento in Asia
- Intervento in Sud America
- Come sostenere MSF
Intervento in Italia
I progetti Covid-19 sono iniziati in Italia l’8 marzo 2020 con il supporto al Sistema Sanitario Nazionale nelle attività di assistenza, prevenzione e controllo delle infezioni in tre ospedali (Lodi, Codogno e Sant’Angelo Lodigiano), affiancando le équipe mediche e infermieristiche nel fronteggiare l’emergenza.
Con l’allargarsi dell’epidemia nel nostro Paese, anche il nostro impegno è aumentato andando a toccare altre regioni d’Italia e spostandosi dagli ospedali al territorio e alle comunità più vulnerabili. Alcuni progetti sono stati chiusi una volta superata la fase acuta dell’emergenza, altri sono ancora in corso.
Prendersi cura di chi si prende cura
Gli ospedali del lodigiano sono stati i primi a gestire i casi e ad affrontare l’enorme afflusso di pazienti.
Abbiamo contribuito agli sforzi dell’Azienda Socio-Sanitaria di Lodi per scongiurare il rischio di contagio di operatori e pazienti e assicurare che gli ospedali potessero continuare a funzionare nonostante il continuo aumento dei casi. Abbiamo inoltre supportato la collaborazione con l’azienda Zucchetti per riadattare il sistema di telemedicina all’assistenza a distanza di oltre 200 pazienti in isolamento domiciliare, lasciando agli ospedali solo i casi più gravi.
Abbiamo organizzato circuiti negli ospedali di Lodi, Codogno e Sant’Angelo Lodigiano per separare le aree Covid dalle altre e abbiamo formato più di 500 operatori sanitari sulle misure di controllo e prevenzione.
I promotori della salute MSF hanno offerto formazioni anche ad associazioni di volontariato che lavorano con i migrati nei CAS e SPRAR e con i senza fissa dimora, al personale di supermercati e aziende e a rappresentanti delle forze dell’ordine. Gli psicologi MSF hanno poi fornito supporto psicologico al personale di alcune strutture sanitarie (RSA) e al personale medico e paramedico ospedaliero.
A difesa dei vulnerabili nelle RSA
L’epidemia di Covid-19 ha colpito duramente le persone più anziane. Tra loro, quelle che vivono in strutture per la terza età (RSA) perché più vulnerabili. Data la sospensione delle visite esterne, hanno vissuto l’epidemia lontani dalle loro famiglie, affrontando solitudine e pura.
Abbiamo iniziato a lavorare nelle Marche il 25 marzo, collaborando con l’Azienda Sanitaria Unica Regionale e la Regione portando supporto in 41 strutture per la terza età, offrendo attività di formazione sul Covid-19 e sull’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale (DPI). In ogni struttura sono state individuate aree di isolamento e di quarantena per pazienti positivi o sospetti, ed è stato attivato un servizio di supporto psicologico per aiutare gli operatori delle RSA.
Abbiamo lavorato nell’Hotel Covid di Senigallia, ospitante pazienti in via di guarigione, per supportare la corretta applicazione dei protocolli e a Jesi abbiamo effettuato un ciclo di formazione per i medici delle USCA (Unità speciali per la continuità assistenziale) impegnati ad assistere pazienti positivi a domicilio.
Proteggere le carceri
Negli istituti penitenziari un virus può diffondersi rapidamente.
Nel carcere di San Vittore e in altre carceri italiane, siamo intervenuti per proteggere i detenuti, gli agenti di Polizia Penitenziaria e gli operatori sanitari dall’epidemia di Coronavirus.
L’intervento a San Vittore, in particolare, è partito a fine marzo attraverso il supporto di medici, infermieri ed esperti di igiene di MSF con una lunga esperienza nella gestione delle epidemie.
Sono state definite le procedure per l’ingresso dei nuovi detenuti e supportata l’implementazione dei protocolli sulla presa in carico di eventuali pazienti positivi nel reparto Covid-19 che si trova all’interno del carcere. Abbiamo inoltre rivisto tutti gli aspetti della vita quotidiana nel carcere, spesso gestiti dagli stessi detenuti, per evitare che il virus potesse trasmettersi.
Sostegno ai margini- Progetti in corso
Roma: informati e protetti
Dall’inizio dell’epidemia MSF in collaborazione con la ASL Roma 2 ha implementato un sistema di sorveglianza sanitaria negli stabili occupati e negli insediamenti informali, che ha permesso, con il coinvolgimento diretto delle comunità, di implementare misure di protezione e gestire le segnalazioni di casi sospetti, il monitoraggio sanitario dei pazienti in isolamento e l’eventuale trasferimento di pazienti agli hotel Covid.
Gli operatori MSF hanno organizzato oltre 25 sessioni di sensibilizzazione sulle modalità di prevenzione e gestione del Covid-19 raggiungendo una popolazione di oltre 3.000 persone in dieci diversi stabili. Hanno fornito raccomandazioni sull’utilizzo delle aree comuni, riorganizzato alcuni spazi, identificato le zone da utilizzare per l’isolamento temporaneo di eventuali casi sospetti o confermati.
All’interno di alcune strutture è stato inoltre creato un “Comitato di salute” composto da membri della comunità, che hanno il compito di identificare e isolare in maniera tempestiva eventuali casi sospetti, allertare le autorità sanitarie garantendo il collegamento col sistema sanitario, e assicurare una risposta appropriata in caso di focolai, e il contact tracing per individuare altri potenziali casi.
Palermo: continuità dei servizi ai più vulnerabili
A Palermo l’intervento di MSF si concentra sulle fasce ad alta marginalità, per supportare le autorità sanitarie nei contesti sociali più difficili da raggiungere e gestire. I team di MSF hanno formato e continuano a formare e supportare operatori e volontari di decine di organizzazioni che operano in ambulatori sociali, sportelli di orientamento lavorativo e legale, centri di ascolto, rifugi, mense sociali nei quartieri di Ballarò, Politeama, Zisa e Kalsa, per garantire la continuità di questi servizi in sicurezza.
Inoltre, su richiesta delle autorità sanitarie locali, MSF interviene nella gestione di focolai in Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) e in specifiche zone rosse istituite in città, oltre che per rafforzare le misure di prevenzione e controllo del Covid-19 in centri di accoglienza e in diversi altri luoghi che ospitano migranti, rifugiati o italiani senzatetto in città.
Un team di MSF è ancora in azione nelle Missioni Speranza e Carità di Biagio Conte che offre accoglienza in 4 strutture a Palermo, in particolare, nel centro in Via Decollati che ospita centinaia di persone. MSF ha fornito servizi di mediazione e di promozione della salute per informare gli ospiti delle Missioni sulla pandemia, le modalità di trasmissione e le misure di prevenzione così da ridurre il rischio di diffusione del contagio.
Nelle carceri per proteggere detenuti e agenti
Dopo gli interventi durante la prima ondata in una trentina di carceri della Lombardia, Piemonte, Liguria, Marche e Sicilia, un team di MSF, composto da un infermiere e un esperto di igiene, è intervenuta in queste settimane in cinque istituti penitenziari lombardi dove si sono registrati casi di Covid-19.
Gli operatori di MSF contribuiscono a migliorare il tracciamento dei contatti, le misure di prevenzione e individuazione dei positivi e l’applicazione di protocolli su vestizione/svestizione, sanificazione degli ambienti, dalle celle agli spazi comuni, e attività quotidiane svolte in comune, come i turni in cucina o il servizio di lavanderia.
In luoghi chiusi come gli istituti penitenziari il virus può diffondersi facilmente, per questo è fondamentale diminuire ogni occasione di contatto. Se sommiamo il sovraffollamento, la scarsa areazione e la ‘porosità’ di questi luoghi, in cui molte persone entrano ed escono e le attività quotidiane vengono svolte in comune, il rischio di diffusione del virus è molto concreto”. Mario Ferrara Infermiere di MSF impegnato nelle carceri
Intervento in Europa
Dopo l’Italia, il virus ha velocemente colpito anche i paesi europei a noi vicini. I nostri team si sono attivati per aprire progetti a supporto degli ospedali e altre strutture a rischio in paesi come la Spagna, la Francia, il Regno Unito, il Belgio e la Svizzera.
In Grecia, abbiamo sviluppato strategie per sostenere gli ospedali e garantire l’isolamento nel campo profughi di Vathy sull’isola di Samos mentre per Lesbo è stato creato un piano di emergenza per il campo di Moria in caso di diffusione dell’epidemia.
Intervento in Africa
In un contesto di pandemia, molti dei nostri progetti già attivi in Africa si sono modificati per contenere al massimo i contagi e rispondere alle nuove esigenze mediche della popolazione.
In molti paesi come la Libia, il Sudan, Senegal e Costa d’Avorio abbiamo lavorato per formare gli operatori sanitari di ospedali e centri di salute sulla prevenzione delle infezioni.
In Niger abbiamo costruito un centro di trattamento Covid-19 da 45 posti letto. In Nigeria abbiamo realizzato diverse strutture per l’isolamento dei casi, mentre a Kinshasa, in Repubblica Democratica del Congo, è stata istituita un’unità presso il Centro ospedaliero Kabinda che si concentra sui pazienti sieropositivi che già seguiamo.
In Sudafrica stiamo aiutando a limitare la diffusione del virus tramite il tracciamento dei contatti, promozione della salute, supporto alle strutture sanitarie attraverso punti di screening/triage esterni, e garantendo che i pazienti affetti da HIV/TB continuino a ricevere i farmaci necessari.
In Tanzania e Burkina Faso, lavoriamo per sensibilizzare le comunità nei campi sfollati e rifugiati.
Intervento in Medio Oriente
In paesi colpiti da conflitti, nei quali il sistema sanitario è già fortemente compromesso, l’impatto del Covid-19 può essere devastante.
Molte strutture sanitarie in Siria nord-occidentale stavano già lottando per soddisfare i bisogni medici delle persone prima della pandemia. Per supportarle, le nostre équipe stanno lavorando per trattare pazienti affetti da Covid-19 o altre patologie.
Nei campi rifugiati abbiamo modificato il triage delle cliniche mobili per garantire la distanza tra i pazienti e rivisto i protocolli per continuare le distribuzioni di generi di prima necessità, come kit igienici e acqua, in sicurezza.
Stiamo anche lavorando in tutto l’Iraq per supportare il sistema sanitario a far fronte alla pandemia. A Mosul, poco dopo l’arrivo del Covid-19 nel Paese, abbiamo temporaneamente trasformato parte del nostro centro post-operatorio da 62 posti letto in una struttura di trattamento per il virus.
I nostri team hanno anche fornito sessioni di formazione sulle misure di controllo e prevenzione delle infezioni, in varie strutture sanitarie nei governatorati di Erbil, Dohuk e Ninewa, e hanno allestito una struttura di isolamento e trattamento da 20 letti nel campo di Laylan, nel governatorato di Kirkuk, per prepararsi a un eventuale aumento dei casi.
In Yemen abbiamo implementato misure per tenere al sicuro il personale e i pazienti nei nostri progetti esistenti in 13 governatorati, assicurando la continuazione delle attività salvavita negli ospedali in cui già lavoravamo e preparandoli a ricevere casi positivi al virus.
Intervento in Asia
L’India, dove milioni di persone vivono ammassate in baraccopoli, resta uno dei paesi più colpiti dalla pandemia e primo al mondo per velocità di diffusione del virus. Per rispondere all’emergenza, a Patna e a Mumbai abbiamo aperto due centri di trattamento per il Covid-19 da 100 posti letto ciascuno.
I nostri team e il Ministero della Salute locale hanno aumentato gli screening, i test e i trattamenti per ridurre il numero di nuove infezioni e decessi.
In Afghanistan abbiamo aperto un centro di trattamento nella provincia di Herat, la seconda più colpita dall’epidemia dopo Kabul. A mesi dalla segnalazione del primo caso, la prevenzione della diffusione del virus rimane problematica. Famiglie numerose, alloggi sovraffollati e con scarso accesso all’acqua, alti livelli di interazioni sociali e povertà rendono quasi impossibile il lavaggio regolare delle mani, l’isolamento domiciliare e il distanziamento sociale.
In Bangladesh, in particolare a Cox’s Bazar, uno dei più grandi campi profughi del mondo, abbiamo avviato attività di promozione della salute rivolte alla popolazione.
Intervento in Sud America
Da aprile forniamo assistenza medica a gruppi vulnerabili di persone in Brasile, i più esposti al Covid-19. Gli interventi sono cominciati tra le persone senza fissa dimora, migranti, rifugiati, tossicodipendenti e anziani a San Paolo e Rio de Janeiro, per estendersi poi tra le comunità indigene dell’Amazzonia brasiliana, prima a Manaus e successivamente nei comuni di São Gabriel da Cachoeira e Tefé.
Attualmente, stiamo lavorando nello stato di Mato Grosso do Sul, a San Paolo e Boa Vista, e svolgiamo corsi di formazione sulla prevenzione e il controllo delle infezioni nello stato di Goias.
Il nostro intervento in risposta alla pandemia è esteso a tutti gli stati del Sud America e si concentra in particolar modo sulle comunità vulnerabili ed escluse da sistema sanitario: le comunità indigene, migranti e rifugiati. Prevenzione, diagnosi e trattamento restano i pilastri del nostro lavoro.
Come sostenere MSF
GRAZIE!