Covid-19: no alla nuova bozza sulla sospensione dei brevetti

Covid-19: no alla nuova bozza sulla sospensione dei brevetti

Abbiamo sottoscritto insieme ad altre 40 organizzazioni della società civile una lettera aperta per chiedere all’UE di non sollecitare i membri dell’OMC ad adottare rapidamente la bozza.

Dopo circa un anno e mezzo, quando l’India e il Sudafrica lanciarono per la prima volta la proposta di sospendere la proprietà intellettuale per gli strumenti medici di lotta al Covid-19 all’Organizzazione mondiale del commercio (OMC), a metà marzo scorso è trapelata la notizia di una nuova bozza di testo discussa da diversi governi.

Dopo un’analisi approfondita di questa bozza, esortiamo urgentemente tutti i governi a respingerla, perché non rappresenta una soluzione concreta per facilitare l’accesso agli strumenti medici necessari durante la pandemia, che ha già causato più di sei milioni di vittime, e di fatto costituirebbe un precedente negativo per le future sfide sanitarie globali.

Questa bozza di testo in discussione all’OMC semplicemente non è l’effettiva rinuncia alla proprietà intellettuale che più di 100 governi hanno richiesto, e i governi dovrebbero rifiutarla. Rispetto alla proposta avanzata da India e Sudafrica, questo testo non affronta in modo completo le sfide della proprietà intellettuale per gli strumenti medici contro il Covid-19: questa deludente bozza copre solo i vaccini, escludendo trattamenti e diagnostica, non affronta i limiti alla proprietà intellettuale non brevettuali come i segreti commerciali e limita il numero dei paesi che possono farne uso. Inoltre, le limitazioni e i requisiti contenuti nella bozza di testo potrebbero indebolire gli aspetti di flessibilità esistenti, rappresentando un inutile passo indietro. Senza revisioni approfondite e sostanziali, questa proposta costituirebbe un precedente negativo e dannoso per le future sfide sanitarie globali. I governi dovrebbero invece portare avanti i negoziati su un testo che potrebbe essere efficace, come quello proposto quasi diciassette mesi fa”. Yuanqiong Hu Consulente legale per la campagna per l’Accesso ai farmaci di MSF

Questa bozza è sostanzialmente diversa rispetto al testo proposto da India e Sudafrica, che prevede la rinuncia a brevetti e altre barriere di proprietà intellettuale su tutti gli strumenti medici contro il Covid-19 per la durata della pandemia e consente a qualsiasi paese di espandere la produzione e la fornitura di questi strumenti medici salvavita.

È particolarmente sconfortante anche solo l’idea di poter rimandare di altri sei mesi una decisione sui trattamenti e materiali diagnostici, specialmente quando l’accesso ai trattamenti contro il Covid-19 rimane un problema significativo per le persone nei paesi a basso e medio reddito e soprattutto in America Latina. L’impatto della pandemia sulla popolazione dei paesi dell’America Latina, tra cui Brasile, Bolivia, Colombia e Perù, è stato devastante. Per questo l’accesso a farmaci generici a prezzi accessibili è fondamentale nell’eventualità di un‘altra ondata di Covid-19 nella regione”. Felipe de Carvalho Coordinatore della Campagna per l’Accesso ai farmaci di MSF in America Latina

Abbiamo sottolineato che la deroga agli accordi TRIPS, finale e approvata, deve riguardare non solo i vaccini ma anche tutte le tecnologie mediche essenziali, inclusi i trattamenti e i test. La deroga dovrebbe inoltre riguardare tutti i paesi e dovrebbe durare almeno 5 anni per consentire la produzione e la fornitura di strumenti medici contro il Covid-19, tra cui i materiali e i prodotti necessari, e per far sì che essi siano pronti, modulabili, diversificati e continui.

Se l’OMC dovesse andare avanti con questa bozza senza revisioni sostanziali del testo, sarebbe un fallimento per la solidarietà globale. Il mondo perderebbe una grande opportunità di trovare un accordo su una significativa deroga sulla proprietà intellettuale che avrebbe potuto aiutare a superare l’enorme iniquità all’accesso agli strumenti medici contro il Covid-19, iniquità di cui siamo testimoni in molti dei paesi a basso e medio reddito in cui lavoriamo”. Felipe de Carvalho