Covid-19: prevenzione e orientamento alla campagna vaccinale a Roma

Covid-19: prevenzione e orientamento alla campagna vaccinale a Roma

“Occupazioni abitative a Roma e Covid-19” è il titolo del nostro nuovo rapporto che descrive l’intervento degli ultimi due anni in 14 occupazioni abitative a Roma, in prevalenza nel territorio dell’Azienda Sanitaria Locale Roma 2, per assicurare a circa 4.000 persone, straniere e italiane, l’accesso alle misure di prevenzione e cura durante la pandemia di Covid-19.  

Gli obiettivi principali del progetto, che si è svolto da aprile 2020 a dicembre 2021 in collaborazione con le autorità sanitarie locali e altre organizzazioni, sono stati la prevenzione del rischio di diffusione del virus e la gestione dei casi attraverso la creazione di “Comitati di Salute” all’interno delle occupazioni abitative con il coinvolgimento diretto delle comunità.

Il nostro team si è successivamente focalizzato sulle attività di orientamento alla campagna vaccinale per superare le barriere amministrative che ostacolano la fruizione dei vaccini e l’accesso alla salute in generale da parte di persone che non riescono ad ottenere l’iscrizione al sistema sanitario. Di fatto, ancora oggi, problematiche legali e amministrative ostacolano le vaccinazioni per alcune fasce della popolazione.  

Il modello sviluppato dimostra come si possa supportare una popolazione in condizioni di particolare fragilità sociale unendo gli sforzi e le risorse delle autorità sanitarie e delle ONG. Quello di Roma è un modello replicabile in altri contesti metropolitani e urbani in interventi mirati all’inclusione sanitaria delle popolazioni non coinvolte nelle politiche di prevenzione e gestione delle emergenze”. Lucia Borruso Responsabile dei progetti MSF a Roma

Vaccini contro il Covid-19, MSF: “Siano garantiti anche a chi non può iscriversi al SSN”

Dopo oltre un anno dall’inizio della campagna vaccinale, la mancanza di residenza, di codice fiscale o di tessera sanitaria ancora rappresenta un ostacolo per l’accesso alle cure e al vaccino contro il Covid-19 

In questi ultimi mesi abbiamo supportato la ASL Roma 2 nell’organizzazione di giornate dedicate alla campagna vaccinale per persone non iscritte al SSN, facilitando così la vaccinazione con almeno una dose di 1.306 persone, che altrimenti non avrebbero potuto accedere al vaccino secondo le procedure standard.

Inoltre, il nostro team è riuscito a far accedere alcuni abitanti delle occupazioni abitative e di altri insediamenti informali ad altri servizi, come l’ottenimento del codice STP (Straniero Temporaneamente Presente).  

Nella regione Lazio chi non è iscritto al SSR (Sistema Sanitario Regionale) ha incontrato diverse difficoltà per accedere alla vaccinazione poiché sul portale di prenotazione al vaccino viene richiesto il codice fiscale e la tessera sanitaria regionale in corso di validità.

Questo significa che le persone che non hanno documenti, con permesso di soggiorno scaduto, senza residenza e/o domicilio trovano molte difficoltà per vaccinarsi e ottenere il Green Pass, ormai essenziale per svolgere le principali attività quotidiane. Tutto questo non fa che aumentare la loro marginalizzazione. 

“Queste nuove regole potrebbero rappresentare un ostacolo per l’accesso ai locali delle Questure per richiedere il rinnovo dei permessi di soggiorno o anche per presentare la prima domanda d’asilo. Questo è solo l’ultimo caso in cui le regole anti-Covid possono risultare discriminatorie nei confronti della popolazione migrante e per questo è fondamentale che tutti possano avere accesso alla vaccinazione e all’ottenimento del Green Pass” dichiara ,   Bianca Benvenuti Responsabile advocacy MSF per il progetto di Roma 

La persistenza di tali barriere amministrative, inoltre, ha impedito a persone anche con patologie pregresse e quindi esposte a maggior rischio di complicazioni in caso di sviluppo di positività al Covid-19, di essere vaccinate nelle modalità e tempistiche previste dal piano vaccinale. 

Tra gli abitanti delle occupazioni abitative di Roma ci sono molte persone con malattie croniche, bisogni medici particolari, in età avanzata e soggetti vulnerabili. Soprattutto in queste realtà dove spesso è difficile mantenere un adeguato distanziamento sociale è fondamentale che le persone abbiano accesso al vaccino contro il Covid-19 per prevenire il contagio e l’aggravarsi della malattia”. Lucia Borruso Responsabile dei progetti MSF a Roma

A scuola dopo 45 giorni grazie all’intervento di MSF

 Un caso emblematico è la difficoltà di chi non riesce ad accedere al tampone per la fine della quarantena o dell’isolamento.

È quanto accaduto a una bambina di 10 anni che vive in un’occupazione abitativa di Roma, rimasta lontana dalla scuola per 45 giorni perché la nonna, con cui vive, è risultata positiva.

La signora, non essendo iscritta al SSN, non è riuscita ad accedere al tampone di controllo dopo due settimane di isolamento e quindi a confermare la negativizzazione. Grazie all’intervento di MSF la signora è riuscita ad uscire dall’isolamento ottenendo il green pass e sua nipote ha potuto fare ritorno a scuola e alla sua vita normale. Sara Radighieri Coordinatrice sanitaria dei progetti di MSF in Italia.

Raccomandazioni

Ribadiamo la necessità di garantire un accesso non discriminatorio alla vaccinazione, al tampone e al rilascio del Green Pass anche per la popolazione non iscritta al SSN.  

Chiediamo inoltre alle autorità competenti di:  

  • attivare e/o rafforzare servizi di prossimità presso le occupazioni abitative attraverso l’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) e le unità di assistenza domiciliare USCAR; 
  • facilitare l’accesso alla vaccinazione per la popolazione delle occupazioni abitative evitando procedure alternative o parallele rispetto a quelle previste per gli iscritti al SSN o SSR; 
  • promuovere iniziative per incrementare l’adesione alla campagna vaccinale attraverso una comunicazione interculturale e inclusiva; 
  • dare piena attuazione alle normative riguardanti l’iscrizione al SSN anche in assenza di iscrizione anagrafica; 
  • facilitare l’accesso per le persone in condizione di fragilità sociale ai servizi di prevenzione e cura di primo livello, eliminando il requisito della territorialità della residenza nei servizi dove è ancora richiesto.