La pandemia di Covid-19 in Iraq ha raggiunto livelli allarmanti, con una media di quasi 4.000 nuovi casi riportati ogni giorno e circa 500 morti a settimana.
Solo nell’ultimo mese sono stati registrati più di 100.000 casi in tutto il paese già provato da anni di conflitto e due giorni fa, con 5.055 nuovi test positivi, si è registrato il numero di contagi giornaliero più alto dall’inizio della pandemia.
Baghdad è ancora la città più colpita, con quasi il 30% dei casi. Per rispondere all’aumento dell’emergenza e per supportare le autorità sanitarie locali, abbiamo iniziato a lavorare nell’ospedale Al-Kindy nella capitale irachena, dove i 52 posti della terapia intensiva sono al momento tutti occupati.
Nonostante tutti gli sforzi intrapresi contro la pandemia, questa e altre strutture stanno infatti ricevendo un numero elevato di pazienti Covid-19 in condizioni gravi e critiche. Negli ultimi due mesi, i nostri team hanno supportato il personale del reparto di terapia intensiva formandolo sull’assistenza dei ricoverati, l’utilizzo della ventilazione e di farmaci, e su procedure riadattate per la cura del Covid-19.
Dato l’elevato numero di pazienti, stiamo pianificando di ampliare l’intervento a Baghdad attraverso l’apertura di un nuovo reparto Covid-19 nell’ospedale Al-Kindy.
A Baghdad ogni giorno ci troviamo continuamente di fronte a casi di Covid-19 sempre più gravi. Molti pazienti per essere curati rimangono in terapia intensiva per 15-20 giorni e a volte i nuovi pazienti vengono messi in lista d’attesa per due, anche tre giorni, prima di poter ricevere le cure necessarie. Quando finalmente abbiamo un letto libero, sono già in pessime condizioni. È davvero angosciante vedere queste persone in attesa di un letto. Pedro Serrano Guajardo Specialista in unità di terapia intensiva
Anche gli operatori sanitari iracheni sono stati gravemente colpiti, con quasi 15.000 casi dall’inizio dell’epidemia che, in aggiunta alla carenza di risorse umane nei diversi ospedali di Baghdad, complica ulteriormente una situazione già critica.
Alcune persone in città non valutano la gravità della situazione, e non stanno prendendo misure di prevenzione. Arrivano in ospedale quando è quasi troppo tardi per farsi curare. Riceviamo casi di insufficienza respiratoria acuta, ed è molto difficile curarli quando arrivano in questo stato. Penso che in molti a volte si rendano conto di quanto sia grave la situazione solo quando una persona a loro cara viene portata in ospedale. Solo vedendo i pazienti che muoiono, molto rapidamente, ogni giorno, capiscono la situazione Pedro Serrano Guajardo Specialista in unità di terapia intensiva
Stiamo cercando di fare del nostro meglio per supportare gli sforzi delle autorità sanitarie irachene nell’affrontare il virus a Baghdad, anche se la nostra capacità è limitata. Nonostante l’elevato numero di pazienti che vediamo al momento, non sappiamo a che punto sia la curva epidemica. La situazione è profondamente preoccupante. Attualmente stiamo organizzando con le autorità sanitarie ulteriori mezzi di supporto per alleviare la sofferenza della popolazione di Baghdad Gwenola Francois Capomissione di MSF in Iraq
La cosa più dolorosa è vedere un paziente morire e sapere che non abbiamo ventilatori disponibili. È frustrante vedere i pazienti perdere le forze minuto dopo minuto, sapendo che se avessero adottato le giuste misure per proteggersi – come indossare una mascherina e lavarsi le mani, o se fossero venute in ospedale prima – la situazione sarebbe potuta migliorare Pedro Serrano Guajardo Specialista in unità di terapia intensiva
Attualmente stiamo lavorando in tutto l’Iraq per supportare il sistema sanitario a far fronte alla pandemia. A Mosul, poco dopo l’arrivo del Covid-19 nel paese, abbiamo temporaneamente trasformato parte del proprio centro post-operatorio da 62 posti letto in una struttura di trattamento per il Covid-19.
I nostri team hanno anche fornito sessioni di formazione sulle misure di controllo e prevenzione delle infezioni, in varie strutture sanitarie nei governatorati di Erbil, Dohuk e Ninewa, e hanno allestito una struttura di isolamento e trattamento da 20 letti nel campo di Laylan, nel governatorato di Kirkuk, per prepararsi a un eventuale aumento dei casi.