Più di 7000 rifugiati e richiedenti asilo, tra cui 2500 bambini, continuano a vivere in tende, esposti al rigido inverno del campo di Kara Tepe, sull’isola di Lesbo.
Tra di loro ci sono al momento più di 150 bambini con meno di un anno di età. Durante la notte, la temperatura nelle tende scende quasi fino a 0° C, mentre i nostri pazienti ci riferiscono che dipendono dalle condizioni metereologiche per avere vestiti asciutti da indossare. Molti riportano anche di non avere accesso a servizi igienico-sanitari adeguati. In totale, ci sono circa 350 toilette nel campo, mentre le docce con acqua calda sono solo 36 e funzionano solamente 9 ore al giorno.
Mariam ha 24 anni ed è originaria dell’Afghanistan. È arrivata a Lesbo un anno e due mesi fa con il marito sperando di trovare sicurezza e iniziare una nuova vita. Di recente ha dato alla luce il suo primo figlio e per questo visita la nostra clinica regolarmente. Nonostante alla famiglia sia stata concessa la protezione internazionale, si trovano ancora a Lesbo e non hanno informazioni su quando saranno trasferiti dall’isola.
Mio figlio è nato da 21 giorni. L’anno scorso, quando vivevamo ancora nel vecchio campo di Moria, ho avuto un aborto spontaneo a causa delle condizioni di vita difficili. Anche i primi mesi della mia seconda gravidanza sono stati difficoltosi. In estate faceva troppo caldo ed era difficile muoversi al di fuori della tenda. A settembre, dopo l’incendio a Moria, ho trascorso i giorni più difficili della mia gravidanza. Abbiamo passato diversi giorni in strada, non avevamo abbastanza cibo né acqua e ci sentivamo costantemente in pericolo. A volte piangevo per la fame.” Mariam Rifugiata del campo di Kara Tepe
“La situazione in questo nuovo campo non è migliore. Non abbiamo elettricità perché il generatore è rotto o, quando ce l’abbiamo, è solo per qualche ora, poi si ferma. Ma anche allora non basta per scaldare la nostra tenda. Qualche notte fa faceva così freddo che non siamo nemmeno riusciti a dormire. Anche mio figlio è stato sveglio per tutta la notte.
L’unica cosa che possiamo fare per tenerlo al caldo è abbracciarlo stretto e coprirlo con più vestiti e coperte possibile. Devo fare a meno di fargli il bagno a causa del freddo. Sono preoccupata per lui. Non possiamo pensare o sperare per nulla, perché ogni giorno il nostro pensiero fisso è quello di tenerlo al caldo e assicurarci che l’interno della nostra tenda sia asciutto.”
Da quando ci hanno concesso l’asilo non riceviamo più aiuti economici. Questo significa che non possiamo nemmeno comprare vestiti per nostro figlio o cibo”. Mariam Rifugiata del campo di Kara Tepe