La malnutrizione in Sahel richiede più che la sola risposta all’emergenza

Roma, 17 luglio 2012 – Il picco annuale di malnutrizione nella regione del Sahel è iniziato, aggravato in alcune parti della regione, dai prezzi di mercato più elevati, dalle epidemie e dall’instabilità politica. Un milione di bambini gravemente malnutriti* sono in attesa di ricevere cure, di gran lunga il numero più alto nella storia degli aiuti umanitari. L’organizzazione medico-umanitaria Medici Senza Frontiere sta aumentando la sua risposta all’emergenza, ma avverte che la malnutrizione nel Sahel è un problema di salute pubblica che richiede soluzioni a lungo termine.

Negli ultimi 6 mesi, circa 56.000 bambini gravemente malnutriti sono stati ammessi ai programmi nutrizionali di MSF in sette Paesi della regione, una cifra simile, sebbene più alta, allo stesso periodo dell’anno precedente.

“In questa regione, le crisi alimentari sono ricorrenti e cicliche”, spiega Michel-Olivier Lacharité, responsabile dei progetti di MSF in Mali, Niger e Ciad. “Ma quest’anno, altri fattori hanno creato sacche dove la malnutrizione è ancora più alta del solito. Questi includono i prezzi di mercato più elevati, l’instabilità nel nord del Mali e in Nigeria, e un’epidemia di morbillo nel Ciad orientale”.

Inoltre, una stagione delle piogge particolarmente pesante nel sud del Niger e in parte del Ciad orientale, ha anticipato il previsto picco stagionale della malaria. Per i bambini, la malaria e la malnutrizione sono una combinazione letale. MSF sta dispiegando più risorse per curare il numero maggiore di bambini prima che le piogge rendano le strade impraticabili.

Quest’anno, e per la prima volta, tutti i Paesi del Sahel più colpiti dalla malnutrizione, insieme alle organizzazioni umanitarie internazionali, hanno sviluppato un ambizioso piano preventivo di risposta all’emergenza già alla fine del 2011. Il piano include il trattamento di circa un milione di bambini gravemente malnutriti e la distribuzione di cibo per prevenire la malnutrizione, inclusi prodotti a base di latte appositamente studiati per soddisfare le loro esigenze nutrizionali.

L’implementazione di questo piano di risposta sarà complessa, e richiede notevoli sforzi da parte dei governi, delle organizzazioni umanitarie e dei donatori. Tuttavia, MSF avverte che una risposta di emergenza non può essere l’unica opzione in campo.

“La malnutrizione è un problema di salute pubblica in questa regione, e dovrebbe essere affrontato come tale”, spiega Susan Shepherd, pediatra ed esperta di nutrizione di MSF.” La prevenzione e il trattamento della malnutrizione permettono di salvare le vite. Dovrebbero dunque far parte delle misure sanitarie di base rivolte ai bambini piccoli, come l’immunizzazione. Tutti i Paesi che sono riusciti a contenere la malnutrizione garantiscono l’accesso a cure mediche gratuite e a una nutrizione adeguata ai bambini. È di vitale importanza, per uscire dalla fase di emergenza, iniziare la transizione verso soluzioni a lungo termine”.

MSF, mentre continua a espandere il suo intervento nel Sahel, ogni anno durante le emergenze alimentari, cerca di sviluppare metodi più semplici e accessibili di lotta alla malnutrizione a lungo termine all’interno dei suoi programmi regolari. Stanno emergendo strategie promettenti, tra cui la delega di alcune attività a personale non medico, utilizzando alimenti prodotti localmente e lo sviluppo di sistemi che rendano più semplice e meno costoso per i bambini l’accesso al cibo di cui hanno bisogno.

Attualmente MSF gestisce 21 programmi nutrizionali nella regione del Sahel, nove dei quali sono stati aperti quest’anno in risposta a bisogni urgenti in Ciad, Mali, Senegal e Mauritania. Le équipe di MSF continuano a effettuare indagini, mentre è prevista l’apertura di almeno altri tre programmi nelle prossime settimane.

Dei 56.000 bambini gravemente malnutriti curati da MSF nel Sahel tra gennaio 2012 e la fine di giugno, più di 36.000 vivono in Niger. Le équipe di MSF stanno lavorando anche nel nord del Mali, Niger, Burkina Faso e Mauritania per assistere le persone sfollate a causa del conflitto in Mali.

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*Fonte Unicef