La presenza di miniere d’oro illegali sta spingendo molti venezuelani a emigrare nello stato del Bolivar, il più grande del Venezuela, per sfuggire alla crisi economica. Lo sfruttamento del suolo ha creato le condizioni per il diffondersi della malaria perché gli ampi buchi scavati a terra, riempiti di acqua stagnante, creano l’habitat ideale per le uova e larve di zanzare.
Sommando l’elevata mobilità della popolazione e le precarie condizioni di vita, il Venezuela è arrivato ad essere il paese più colpito dalla malaria nell’intera America Latina nel 2019, con oltre 320.000 casi diagnosticati, mentre cinquant’anni fa aveva un ruolo di primo piano nella lotta contro questa malattia.
Come MSF sostieniamo il Programma nazionale sulla malaria, in collaborazione con il Ministero della sanità locale, supportando vari centri diagnostici e contribuendo a fornire cure adeguate ai malati. Nel 2019, le nostre équipe hanno curato oltre 85.000 pazienti colpiti dalla malaria, distribuito oltre 65.000 zanzariere, fumigato 530 abitazioni, contribuito a eseguire oltre 250.000 test diagnostici e raggiunto oltre 55.000 persone con sessioni di promozione della salute, in cui viene spiegato come identificare la malattia e cosa fare all’insorgere dei primi sintomi.
La grande concentrazione di persone aumenta la trasmissione della malaria perché una sola zanzara può pungere e trasmettere il parassita a diverse persone in una sola notte. Inoltre, la malattia si manifesta dai 7 ai 21 giorni successivi alla puntura, quindi chi non raggiunge il centro di trattamento in tempo può diventare a sua volta serbatoio del ciclo di trasmissione. Con alcune miniere distanti fino a 6 ore a piedi o 3 ore di barca dal primo centro di salute, questa popolazione è estremamente vulnerabile” Elisa Compagnone Promotore della salute
Con il nostro intervento, la cui strategia è avvicinarsi il più possibile alle persone che potrebbero essere colpite dalla malaria, il numero di casi è diminuito di circa il 40% nella municipalità di Sifontes, un’area con numerose miniere d’oro illegali. Qui la maggior parte dei centri diagnostici e terapeutici si trova direttamente all’interno delle miniere.
A volte avevamo fino a 200 persone in fila davanti ai centri diagnostici e molti pazienti colpiti dalla malaria dovevano andare direttamente all’ambulatorio, perché non c’erano trattamenti disponibili. Ora la situazione un po’ più gestibile”. Monserrat Barrios Bioanalista
L’anno scorso abbiamo collaborato con l’Istituto per la malaria di Carúpano, nello stato di Sucre, aumentandone la capacità. Quest’anno supportiamo anche l’ambulatorio locale di Las Claritas, chiamato Santo Domingo, all’interno della municipalità di Sifontes. Costruito inizialmente per una popolazione di 20.000 abitanti, ora deve rispondere ai bisogni medici di oltre 75.000 persone che sono venute a vivere nella zona negli ultimi anni. Forniamo prevenzione, diagnosi e cure per la malaria, ma sta aumentando il suo supporto per coprire altre malattie e necessità mediche.
Sappiamo che anche altri reparti hanno bisogno di aiuto per far fronte al numero di pazienti, compresi quelli che soffrono di malattie non trasmissibili, o nel caso in cui debbano occuparsi di emergenze e trasferimenti in ospedale. Ci stiamo concentrando sulla salute sessuale e riproduttiva, con servizi come la pianificazione familiare e l’assistenza al parto. Vogliamo fare la differenza e aumentare le possibilità della popolazione di accedere ai servizi sanitari. Abbiamo anche allestito l’approvvigionamento idrico e la gestione dei rifiuti intorno alla struttura, il che migliora notevolmente la qualità delle cure fornite”. Fanny A. Castro Medico
Ma i bisogni medici nell’area vanno ben oltre. La crisi economica del Venezuela ha avuto un forte impatto sull’intero sistema sanitario ed è avvertita quasi ovunque. Cerchiamo di rispondere ai bisogni più urgenti in diversi stati del Venezuela e, nel Bolivar, inizieremo presto a sostenere uno degli ospedali regionali statali, che oggi funziona a malapena, nella città di Tumeremo, capoluogo della municipalità di Sifontes.
Nel 2020, intensificheremo l’impegno per combattere la malaria in Venezuela, ma intende anche facilitare e semplificare l’accesso ai servizi sanitari, a Tumeremo così come in altri luoghi del paese.
Le storie
Luis Henrique Ripa, originario di Caracas, ha lasciato la famiglia per venire a lavorare come minatore a Las Claritas, una cittadina situata nella municipalità di Sifontes, nello stato del Bolivar.
Questa è la seconda volta che vengo qui. Ad essere sincero, non mi piace molto, ma l’opportunità è troppo allettante. Il primo giorno in cui sono arrivato, ho trovato l’oro. Alcune persone cercano per mesi prima di trovare qualcosa. Io ci ho messo un giorno e l’ho considerato un segno. Essere qui è un’avventura e ne vale la pena”
Il fatto che Luis ora sia bloccato a letto, con un’ingessatura che gli copre gran parte della gamba destra, non sembra fargli cambiare idea sul suo viaggio. Continua a sorridere e cerca di dimenticare il dolore. All’inizio della settimana, si è rotto la gamba dopo una caduta da 11 metri all’interno di una miniera d’oro. Louis chiede a un medico quando verrà un’ambulanza a prenderlo. Le sue ferite sono troppo gravi per essere gestite presso l’ambulatorio locale in cui si trova ora e dovrà essere trasferito in un ospedale per essere adeguatamente curato.
Sul letto accanto a lui c’è un altro giovane, che si chiama Yordan Pentoja. Yordan non è caduto, si è ammalato. Anche il 27enne viene curato nell’ambulatorio per una grave forma di malaria. Dice che la malattia gli è stata diagnosticata una decina di volte circa da quando ha iniziato a lavorare nella miniera, oltre un anno e mezzo fa.
La malaria è come una piaga da queste parti. Ho così tanti amici e colleghi che l’hanno avuta che ho smesso di contarli. Sono venuto all’ambulatorio questa mattina perché mi sentivo male. La testa e lo stomaco mi fanno male da morire”.