Port-au-Prince: la capitale di Haiti è nel caos

Port-au-Prince: la capitale di Haiti è nel caos

Dopo il caos che ha travolto la capitale, Port-au-Prince, il nostro team si è messo in azione per incrementare le attività mediche e assistere i feriti.

L’ulteriore deterioramento della situazione e dell’insicurezza degli ultimi giorni, ha creato un aumento del numero di feriti che necessitano di cure – molti dei quali donne, bambini e anziani.

Aumento delle attività mediche: nuovi feriti ogni giorno

Diversi ospedali locali hanno smesso di funzionare e abbiamo deciso di riaprire – due settimane prima del previsto – il nostro centro di emergenza nel distretto di Turgeau. Al fine di aumentare le attività mediche e ridurre la pressione sulle strutture già esistenti.

Inoltre, abbiamo aperto un nuovo ospedale per curare i feriti nel comune di Carrefour, con una sala operatoria e 25 posti letto.

Attualmente ci stiamo impegnando anche nella ricerca di altri ospedali dove poter lavorare, in diverse aree di Port-au-Prince. Poiché l’insicurezza e i blocchi stradali improvvisati impediscono alle ambulanze di trasportare i pazienti.

In crescita casi di violenza sessuale e scontri

Il sistema sanitario di Port-au-Prince è ancora una volta sottoposto a enormi pressioni e fatica a soddisfare i bisogni della popolazione.

Migliaia di persone sono fuggite dalle loro case negli ultimi giorni a causa degli scontri nei loro quartieri, oltre che a causa delle forti tensioni. Per questo motivo abbiamo dovuto sospendere temporaneamente le attività delle cliniche mobili in diversi siti.

L’insicurezza a Port-au-Prince ha contribuito anche a un aumento delle violenze sessuali negli ultimi anni e temiamo che queste cifre aumentino ulteriormente, con l’aumento delle persone sfollate. L’anno scorso, abbiamo fornito assistenza a oltre 4.000 sopravvissuti a violenze sessuali.

Il porto principale del paese è al momento difficilmente accessibile a causa delle tensioni e dell’insicurezza, anche l’aeroporto internazionale è stato chiuso per diversi giorni.

Siamo preoccupati perché è estremamente difficile accedere alle nostre scorte di materiale medico, non solo per la situazione del porto ma anche per l’impossibilità di proseguire con le procedure amministrative di sdoganamento. Temiamo di rimanere senza medicinali e forniture mediche, che sono assolutamente essenziali per soddisfare le enormi necessità che stiamo affrontando in questo momento”. Muhindo Musubaho capomissione di MSF ad Haiti

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