Le autorità italiane hanno imposto una nuova misura punitiva alla Geo Barents, la nave di ricerca e soccorso di Medici Senza Frontiere (MSF), per aver svolto il dovere legale e umanitario di salvare vite in mare.
Il 23 settembre, subito dopo la fine dello sbarco a Genova dei 206 sopravvissuti, la nave ha ricevuto due diversi ordini di fermo, in un chiaro tentativo da parte delle autorità di assicurarsi che la Geo Barents non torni in mare per salvare vite umane nel Mediterraneo.
Il primo provvedimento di fermo di 60 giorni è stato emesso in base al Decreto Piantedosi e si basa sulle ricorrenti accuse di non aver rispettato le istruzioni della guardia costiera libica durante un’operazione di soccorso avvenuta lo scorso 19 settembre.
Quel giorno, dopo che la Geo Barents ha effettuato un primo salvataggio e il porto di Genova era stato assegnato come luogo sicuro per lo sbarco, il team a bordo ha ricevuto da Sea Bird 2, l’aereo di monitoraggio di Sea-Watch, una segnalazione di un’imbarcazione di legno sovraccarica con 100 persone in pericolo a bordo.
La Geo Barents ha ricevuto il via libera dal Centro di Coordinamento del Soccorso Marittimo (MRCC) italiano per valutare la situazione e al suo arrivo era l’unica imbarcazione sul posto. Data la gravità della situazione e l’obbligo del capitano di prestare assistenza immediata, l’équipe di MSF ha proceduto al salvataggio. Mentre l’équipe di MSF stava per terminare il soccorso, e circa 20 persone su 110 totali erano ancora sul barchino, è arrivata sulla scena una motovedetta della guardia costiera libica, donata dall’Italia (modello PB301).
La motovedetta della guardia costiera libica è arrivata quando avevamo quasi concluso l’operazione, più di cinque ore dopo la prima segnalazione di queste persone in difficoltà. Sono arrivati, hanno minacciato di sparare e hanno effettuato manovre insicure e intimidatorie intorno alle persone in difficoltà e all’équipe di soccorso di MSF. Fulvia Conte Responsabile del team di ricerca e soccorso di MSF
Questo è il quarto ordine di fermo per Geo Barents in base al decreto Piantedosi, dopo quello emesso un mese fa, sempre per 60 giorni, poi sospeso dal Tribunale civile di Salerno.
Inoltre, il secondo provvedimento di fermo emesso il 23 settembre ha fatto seguito a un’ispezione molto approfondita del Controllo dello Stato di approdo (PSC) della nave, che ha rilevato otto carenze tecniche.
Le ispezioni del Controllo dello Stato di approdo sono un ulteriore livello di strumentalizzazione amministrativa e tecnica delle leggi e dei regolamenti che le autorità hanno utilizzato negli ultimi sette anni per ostacolare il lavoro delle navi di ricerca e soccorso umanitario nel Mediterraneo. La nostra nave aveva superato con successo le precedenti ispezioni. Con questa, sembra esserci l’intenzione di assicurarsi che non torneremo presto in mare. Ci stiamo muovendo per risolvere rapidamente queste carenze e tornare in mare per evitare altri morti in mare”. Fulvia Conte Responsabile del team di ricerca e soccorso di MSF
Questo fermo è arrivato solo 12 giorni dopo la sospensione del precedente fermo da parte del Tribunale di Salerno, che ha riconosciuto gli obiettivi umanitari e di soccorso della nave di ricerca e soccorso di MSF.
Faremo ricorso al tribunale competente contro questi nuovi fermi. Più i tribunali italiani si pronunciano a favore delle navi umanitarie, più il governo italiano impone detenzioni arbitrarie. Questo è inaccettabile per un paese in cui vige lo stato di diritto. Le persone in fuga dalla Libia ci raccontano spesso delle violente intercettazioni in mare effettuate dalla guardia costiera libica sostenuta dall’UE. È stato documentato non solo dalle Nazioni Unite, ma anche dal giornalismo investigativo indipendente, che la guardia costiera libica è complice di gravi violazioni dei diritti umani, che equivalgono a crimini contro l’umanità, e di collusione con i trafficanti. È una vergogna che le autorità italiane considerino ancora la guardia costiera libica come un attore e una fonte di informazione affidabile” Juan Matias Gil Capomissione di MSF per la ricerca e il soccorso in mare