Nel fine settimana a bordo della nostra nave di soccorso Geo Barents, siamo stati testimoni di due respingimenti di migranti che hanno coinvolto la Guardia Costiera libica, finanziata dall’Unione Europea. Questi interventi hanno deliberatamente messo in pericolo la vita di centinaia di persone in cerca di sicurezza.
Respingimenti forzati: Guardia costiera libica e finanziamenti UE
Venerdì 15 marzo, la nostra équipe ha assistito a un respingimento da parte della Guardia costiera libica, finanziata dall’UE.
Questo è avvenuto in acque internazionali, chiaramente al di fuori dell’area di responsabilità della Guardia costiera libica, nella regione di ricerca e salvataggio maltese.
Nonostante l’offerta di fornire assistenza e portare le persone in un luogo sicuro, le autorità maltesi e Frontex si sono coordinate con una nave pattuglia della Guardia costiera libica – donata dall’Italia – per intercettare e riportare con la forza oltre 100 persone in Libia.
Accecati dall’unico obiettivo di prevenire gli arrivi sulle coste europee, l’UE e i suoi Stati membri stanno attivamente sostenendo i respingimenti violenti e perpetuando i ben noti trattamenti atroci e gli abusi contro i migranti e i rifugiati in Libia”. Juan Matias Gil rappresentante SAR di MSF.
Il giorno successivo – sabato 16 marzo – un’altra motovedetta della Guardia costiera libica, anch’essa donata dal governo italiano, ha ostacolato aggressivamente per oltre due ore le nostre operazioni di soccorso. Mettendo a rischio la vita di 146 persone in difficoltà che ti trovavano su una barca di legno, nelle acque internazionali.
Nel momento in cui avevamo già iniziato a trasferire le persone sulla Geo Barents, la Guardia Costiera libica ha tentato di fermare i soccorsi e di avvicinare con la forza una delle nostre imbarcazioni. Minacciando direttamente il personale di rappresaglie e di portare tutti in Libia.
Nel frattempo, un’altra imbarcazione in vetroresina che stava imbarcando acqua – con 75 persone a bordo – era alla deriva a circa 50 miglia nautiche di distanza. Nonostante le autorità libiche fossero state avvisate della situazione intorno a mezzogiorno, e avessero ripetutamente detto che una motovedetta era in arrivo, sono passate dieci ore senza che la Guardia costiera libica avviasse alcuna operazione di salvataggio.
Quando siamo arrivati sul posto, la situazione era critica. La barca stava già affondando. Le persone erano terrorizzate. Poi la barca si è rovesciata e circa 45 persone sono cadute in acqua. Fortunatamente, avevamo già distribuito giubbotti di salvataggio a tutti ed evacuato i bambini, alcuni dei quali avevano meno di tre anni. Era solo questione di minuti prima che la situazione potesse prendere una piega tragica”. Virginia Mielgo coordinatrice del progetto MSF a bordo di Geo Barents.
Mancanza di investimenti in ricerca e soccorso nel Mediterraneo
Gli eventi del fine settimana sono un’altra chiara dimostrazione della mancanza di capacità di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale. Oltre che del completo disprezzo per le vite umane, da parte dell’UE e dei suoi Stati membri.
Dal 2017, l’UE e l’Italia hanno speso almeno 59 milioni di euro per rifornire e addestrare la Guardia costiera libica a fermare gli arrivi in Europa.
Invece di investire in ricerca proattiva e capacità di salvataggio, o di coordinarsi con le navi di soccorso delle ONG, con il fine di portare le persone in un luogo di sicurezza, l’UE ha deliberatamente scelto di facilitare il ritorno forzato delle persone in Libia. Dove devono affrontare violenze fisiche e sessuali, lavoro forzato ed estorsioni.
Per quanto tempo i leader dell’UE continueranno ad alimentare attivamente le orribili violazioni dei diritti umani alle sue frontiere? Non solo l’UE e i suoi Stati membri devono interrompere immediatamente ogni sostegno alla Guardia costiera libica, ma devono anche indagare sulla responsabilità dei loro Stati costieri, in questo caso Malta, e della sua agenzia di frontiera, Frontex, nei respingimenti illegali che si verificano quasi quotidianamente nel Mediterraneo centrale, rendendosi così complici di gravi violazioni dei diritti umani”. Gil
Chiediamo all’Unione Europea e ai suoi Stati membri di sospendere immediatamente il sostegno finanziario e materiale alla Guardia Costiera libica.
Oltre che di smettere di alimentare intenzionalmente i rimpatri forzati di persone in Libia.