In Nord Kivu, le strutture mediche supportate dal nostro team hanno ricevuto un enorme afflusso di feriti in seguito agli ultimi scontri armati nell’area.
Necessità di proteggere civili e strutture mediche
Dopo il 22 gennaio, a seguito dell’intensificarsi degli scontri tra i vari gruppi armati circa 10.000 persone hanno lasciato le loro case nella zona di Mweso, nel territorio di Masisi, per cercare rifugio nell’ospedale della città.
Il nostro team, il quale supporta l’ospedale gestito dal Ministero della salute, ha curato nelle ultime settimane di gennaio circa 67 persone, per lo più con ferite causate da colpi di armi da fuoco ed esplosioni, tra cui 21 bambini con meno di 15 anni.
Abbiamo, inoltre, fornito alla popolazione sfollata:
- supporto psicologico,
- rifugi temporanei,
- filtri per l’acqua,
- sapone.
Con l’intensificarsi dei combattimenti a Mweso, molte persone sono fuggite verso Kitshanga, Katsiru, Nyanzale, Pinga, Kalembe e Kashunga ma almeno 2.500 persone, compresi i bambini i cui genitori sono stati uccisi, continuano a rifugiarsi nell’ospedale di Mweso.
La situazione è estremamente preoccupante. L’ospedale è sopraffatto, con migliaia di persone stipate all’interno alla ricerca di protezione dai combattimenti. Insieme al Ministero della salute, stiamo facendo del nostro meglio per aiutare tutti ma non abbiamo beni di prima necessità a sufficienza, come ad esempio il cibo”. Çaglar Tahiroglu coordinatore del progetto di MSF a Mweso
Nel centro di Mweso, diverse case sono state colpite da esplosivi, uccidendo alcuni civili. Solo nella settimana del 22 gennaio si stima che 20 civili, tra cui un bambino, siano stati uccisi e 41 siano rimasti feriti.
Nell’ultima settimana di gennaio, la nostra sede e l’ospedale di Mweso sono stati colpiti ferendo un operatore sanitario, mentre il 2 febbraio, l’area tra l’ospedale di Mweso e la nostra sede è stata colpita da un esplosivo.
Nuova ondata di persone sfollate in Sud Kivu
In Sud Kivu, dove secondo l’ONU sono arrivate quasi 155.000 persone sfollate da dicembre 2022, i recenti scontri hanno causato una nuova ondata di sfollamenti, con diverse migliaia di persone arrivate negli scorsi giorni nella città di confine di Bweremana e a Minova.
All’ospedale di Minova il nostro staff medico ha curato circa 30 feriti tra il 2 e il 6 febbraio, compresi 4 bambini, 10 donne e 12 persone che necessitavano interventi chirurgici.
Data l’inagibilità della strada che collega Goma, la capitale del Nord Kivu, e la città di Shasha a causa dei combattimenti, le persone vengono indirizzate dai centri sanitari della parte meridionale del Nord Kivu all’ospedale di Minova e in altre strutture mediche nel Sud Kivu. Quest’ultime sono attualmente sovraccariche di pazienti e tra questi vi è un numero crescente di vittime di violenze sessuali.
Oggi, le strutture mediche a Minova sono allo stremo e stanno affrontando carenze di medicinali essenziali per curare malattie comuni come la malaria, diarrea, malnutrizione e infezioni respiratorie. Nelle ultime quattro settimane i casi di violenze sessuali trattati all’ospedale di Minova sono raddoppiati”. Rabia Ben Alí coordinatore dell’emergenza medica di MSF
Essendo estremamente preoccupati per la sicurezza del team, abbiamo deciso di trasferire parte dello staff da Mweso e Minova.
Continueremo a fornire supporto principalmente a distanza all’ospedale di Mweso e alle nove cliniche mediche nell’area. Torneremo non appena la situazione lo permetterà.
Chiediamo urgentemente a tutte le parti in conflitto di garantire la sicurezza dei pazienti, del personale medico e delle strutture sanitarie, così come la protezione dei civili e l’accesso senza ostacoli delle organizzazioni umanitarie.