Sequestro Aquarius: rispondiamo alle domande

Rispondiamo alle domande in merito alla decisione delle autorità giudiziarie italiane di sequestrare la nave Aquarius per presunte irregolarità nello smaltimento dei rifiuti di bordo.

In cosa consiste l’indagine?

L’indagine riguarda presunte irregolarità nello smaltimento dei nostri rifiuti di bordo, durante gli sbarchi delle navi Aquarius e Prudence nel 2017-2018, con particolare riferimento ai vestiti usati dei migranti, agli scarti alimentari e ai rifiuti provenienti dalle nostre attività mediche a bordo.

Di cosa siete accusati?

Per la Procura, questi rifiuti dovevano essere considerati rifiuti sanitari a rischio infettivo e gestiti secondo apposite procedure a costi più alti. Secondo l’accusa, che respingiamo con forza, avremmo organizzato un’attività criminale finalizzata al traffico illecito di rifiuti, un’accusa francamente impensabile per un’organizzazione umanitaria come la nostra, che da quasi 50 anni è impegnata a salvare vite nei contesti di crisi di decine di paesi, oggi 72, e che per questo ha ricevuto un Premio Nobel per la Pace. I rifiuti delle nostre navi, compresi i vestiti dei migranti e i loro scarti alimentari, non rappresentano alcun rischio per la salute pubblica. E per la gestione dei rifiuti abbiamo sempre seguito procedure standard basate sui nostri protocolli medici e su regolari contratti con le società autorizzate allo smaltimento dei rifiuti al porto.

Come gestite i rifiuti delle vostre navi?

A bordo seguiamo gli stessi protocolli medici che utilizziamo in tutti i nostri progetti in 72 paesi del mondo, che prevedono la separazione dei rifiuti medici o potenzialmente pericolosi. Una volta a terra seguiamo le procedure standard, che prevedono la consegna dei rifiuti alla società autorizzata alla gestione dei rifiuti al porto, che li prende in carico e li porta al sito di smaltimento. Il tutto è regolato da trasparenti contratti con gli agenti portuali che si occupano di tutti gli aspetti logistici della nave in porto, e avviene alla luce del giorno a ogni sbarco. La gestione dei rifiuti è centrale nelle nostre attività mediche in tutto il mondo perché ci aiuta a prevenire e controllare epidemie come l’Ebola, il colera e tante altre. Le procedure che abbiamo seguito in Italia non sono mai state contestate da nessuna autorità competente in tre anni di attività di ricerca e soccorso in mare.

Cosa succede in pratica a uno sbarco?

Gli sbarchi sono momenti estremamente controllati e avvengono in stretta collaborazione con le autorità italiane: la nave arriva in porto, guardia costiera, autorità di polizia e autorità sanitarie salgono a bordo per verificare lo stato generale della nave e le condizioni sanitarie dei passeggeri e successivamente autorizzano lo sbarco. Dopo di questo, i passeggeri vengono affidati alle autorità statali per le procedure di arrivo. Mentre i rifiuti vengono consegnati alla società dei rifiuti che provvede al loro smaltimento. In tre anni di attività abbiamo fatto oltre 200 sbarchi e nessuna procedura ci è stata contestata, nessuno sbarco è mai stato bloccato e nessun rischio sanitario è mai stato individuato.

I vostri rifiuti di bordo sono una potenziale fonte di malattie infettive?

La nostra clinica di bordo non è un ospedale per persone malate, ma un’infermeria per persone sopravvissute al mare. La maggior parte dei nostri pazienti presenta ustioni da carburante, ferite dovute al viaggio o alle torture subite in Libia, disidratazione, sintomi da annegamento. Chi ha bisogno di cure specifiche viene evacuato con elicotteri o motovedette della Guardia costiera italiana, ma è molto raro che una persona malata intraprenda un viaggio così lungo e pericoloso.

Detto questo, i vestiti, gli scarti alimentari, i rifiuti dei migranti non rappresentano un pericolo per la salute pubblica e non devono essere considerati materiali infettivi e pericolosi di per sé. Non è stato mai riconosciuto alcun rischio sanitario su nessuna nave di soccorso da quando sono iniziate le attività in mare. Se ci fosse davvero stato un rischio, ci auguriamo che ci avrebbero fermato prima, che avrebbero sequestrato i nostri rifiuti, che avrebbero messo in quarantena i siti di smaltimento. Avremmo anche avuto notizia di epidemie diffuse dalle navi o dai siti di smaltimento. Niente di tutto questo è mai successo.

E i rifiuti medici?

Sulle navi come in tutti i nostri progetti seguiamo precisi protocolli medici per la separazione dei rifiuti sanitari pericolosi. Una volta a terra consegniamo i rifiuti alla società autorizzata per lo smaltimento dei rifiuti, l’unica che in regime di monopolio gestisce tutti i rifiuti delle navi in porto. Abbiamo visto le siringhe e i materiali medici nelle immagini diffuse dalla Procura, ma sono immagini girate a terra, siringhe senza aghi… tante cose che andrebbero accertate prima di sottoscrivere queste pesanti accuse. Abbiamo visto anche altre immagini dove è chiaro che dalla nave scendono scatole di rifiuti medici differenziati.

I documenti parlano di malattie infettive come tubercolosi, meningite, scabbia, Aids…

La stragrande maggioranza dei nostri pazienti presenta ustioni, ferite, sintomi da disidratazione o annegamento. In due anni di attività abbiamo riscontrato rarissimi casi di malattie specifiche, che hanno ricevuto un primo trattamento a bordo e poi sono stati affidati alle autorità italiane per essere curati in ospedale. Allo stesso tempo non sono malattie che possono diffondersi attraverso indumenti, avanzi di cibo e siti di smaltimento, siano discariche o inceneritori. Meningite e tubercolosi sono infezioni a trasmissione respiratoria, HiV, Epatite B e C, si trasmettono solo per via ematica/sessuale.

Per quelle a trasmissione oro-fecale, come Epatite A ed E, salmonella, quei rifiuti dovrebbero essere ingeriti e masticati. Anche l’acaro della scabbia, malattia della pelle più comune tra i migranti ma curabile con semplici pomate, potrebbe infestare nuovi soggetti solo se quei vestiti venissero indossati, ma tutti i nostri rifiuti finiscono allo smaltimento. Non a caso, i nostri medici non usano guanti né mascherine, nemmeno quando danno il benvenuto a bordo stringendo le mani delle persone soccorse.

Perché il Procuratore cita il traffico illecito dei rifiuti con scopo di lucro?

Perché secondo la Procura il costo per lo smaltimento dei rifiuti sanitari è più alto di quello per i rifiuti speciali e avremmo quindi risparmiato 460.000 euro. Può sembrare una cifra relativamente alta. Ma in tre anni di attività in mare abbiamo speso 27 milioni di euro, tutti fondi nostri derivati da donazioni private, per salvare vite in mare, 80.000 in tutto. Sarebbe assurdo pensare che abbiamo messo in piedi un’attività criminale, sotto gli occhi delle autorità, con un così alto rischio legale e reputazionale, per risparmiare una cifra che è pari a meno del 2% del costo totale delle nostre operazioni in mare…

Ma ci sono le immagini e le intercettazioni delle telefonate…

Abbiamo visto le immagini e sentito le intercettazioni diffuse dalla Procura, tuttavia non ci pare bastino da sole a trarre delle conclusioni. Le immagini sono girate a terra, non sulla nave, c’è una siringa vuota e senza ago, un catetere probabilmente inutilizzato, in ogni caso messi in sacchi consegnati alla società dei rifiuti e destinati ai siti di smaltimento (spesso si tratta di inceneritori). Dal filmato non si riesce a stabilire se quei rifiuti siano stati consegnati separati o se siano stati miscelati successivamente per uno smaltimento indifferenziato. E questa è una delle tante cose che andrebbero accertate prima di sottoscrivere queste pesanti accuse.

Le intercettazioni sono stralci di conversazioni in cui nostri operatori chiedono delucidazioni alle società incaricate sulle procedure in uso al porto per il conferimento ai siti di smaltimento, procedure che non abbiamo definito noi ma ci sono state indicate e che non sono state contestate in tre anni di attività in mare. Ma sui protocolli di sicurezza in uso e sulla conoscenza specifica dei rischi infettivi la parola va ovviamente data ai nostri coordinatori e ai nostri medici.