L’ospedale di Al-Aqsa riesce a malapena a far fronte all’afflusso di pazienti e di morti.
Una nave che affonda
Nel pronto soccorso dell’ospedale – supportato da MSF – la situazione è ancora peggiore di quella di ieri.
Nella zona rossa, dove vengono visitati i pazienti più critici, ci sono scene di devastazione. I pazienti sono sul pavimento, c’è sangue ovunque, non ci sono letti, i cadaveri non vengono portati all’obitorio perché è sovraccarico. Bisogna trovare il modo per farsi strada per portare i pazienti dentro l’ospedale e curarli in mezzo ai morti”. Karin Husterresponsabile medica di MSF a Gaza
È un caos assoluto: in sala operatoria, i pazienti feriti nei bombardamenti della scorsa notte giacciono a terra su barelle, in attesa di un posto in sala operatoria. In sala d’emergenza non c’è capacità per fare il triage e sfortunatamente arrivano diversi casi che – data la capacità dell’ospedale e della situazione a Gaza in generale – moriranno.
Ma è incredibilmente difficile per gli infermieri e i medici del pronto soccorso non dare nemmeno un briciolo di speranza. E così provano a portare i pazienti in sala operatoria, ma poi sfortunatamente bisogna dare la brutta notizia della morte alle famiglie”. Karin Husterresponsabile medica di MSF a Gaza
A Gaza non ci sono altri ospedali funzionanti e i pazienti non possono essere trasferiti in altre strutture per ricevere le cure.
E così, ferito dopo ferito, i pazienti che arrivano ad Al-Aqsa in condizioni critiche, restano ad Al-Aqsa e muoiono ad Al-Aqsa. Eppure, come dicono i nostri colleghi, non ci arrendiamo. Ma non so per quanto tempo potremo resistere”. Karin Husterresponsabile medica di MSF a Gaza
