In Sudan i team MSF hanno gestito un afflusso di massa di feriti di guerra provocati dai bombardamenti su 3 diverse aree del Sudan, negli stati di Khartoum, Darfur del Nord e Darfur del Sud, mentre il conflitto tra le Forze Armate Sudanesi (SAF) e le Forze di Supporto Rapido (RSF) continua, senza rispetto per la vita dei civili.
A Nyala, nel Darfur del Sud, 21 feriti sono stati portati all’ospedale universitario della città, supportato da MSF, dopo che, ieri, attacchi aerei delle Forze Armate Sudanesi hanno colpito una fabbrica di olio di arachidi, causando la morte di 25 persone, secondo i rapporti.
Il giorno prima, gli attacchi aerei avevano colpito alcune aree residenziali di Nyala, distruggendo diverse case. Gli attacchi sono avvenuti nel pomeriggio, quando molte persone erano per strada. Si stima che 32 persone siano state uccise e decine siano rimaste ferite. Molti pazienti sono stati trasportati all’ospedale di Nyala.
Il bombardamento è avvenuto vicino all’ospedale. Abbiamo sentito l’edificio tremare. Quando sono arrivato al pronto soccorso, la situazione era spaventosa. Sangue ovunque, alcuni pazienti avevano fratture, altri arti amputati. In pronto soccorso ho visto una bambina di 2 anni accompagnata dalla zia. La donna ci ha riferito che la bambina aveva perso la madre e 3 fratelli nel bombardamento. Solo il fratello maggiore e il padre erano sopravvissuti perché erano al lavoro”. Medico di MSF
Anche a El Fasher, nel Darfur del Nord, tanti civili sono rimasti uccisi, nel corso di scontri molto violenti. Negli ultimi giorni, i nostri team hanno assistito civili feriti nel campo di Zamzam, a seguito di un’intensificazione degli scontri tra le RSF, le SAF e i loro alleati delle Forze Congiunte, che hanno provocato numerose vittime.
Il 2 febbraio, nel nostro ospedale da campo a Zamzam, sono arrivati 21 feriti, più della metà erano bambini, colpiti mentre fuggivano da Shagra, un villaggio nella località di El Fasher.
L’ospedale da campo di MSF a Zamzam, pensato per offrire cure pediatriche e per le neomamme, non è attrezzato per gestire ferite da trauma che richiedono interventi chirurgici. Le uniche strutture che offrono servizi chirurgici si trovavano a pochi km di distanza, ma la strada tra Zamzam ed El Fasher è ormai inaccessibile a causa dei combattimenti in corso e del continuo spostamento delle linee del fronte.
I pazienti in condizioni critiche si sono trovati intrappolati nel campo di Zamzam senza accesso a cure salvavita. 4 persone sono decedute, altre 5 sono state trasferite il 3 febbraio all’ospedale El Fasher, ancora parzialmente funzionante, nonostante gli attacchi incessanti. L’ultimo bombardamento nella zona, avvenuto il 24 gennaio, ha ucciso 70 persone, secondo quanto riportato da fonti sul posto.
Negli ultimi giorni, migliaia di persone in fuga da Shagra sono arrivate a Zamzam, lasciandosi tutto alle spalle alla disperata ricerca di un posto sicuro. Hanno raccontato ai nostri team di violenze atroci nell’area di Shagra.
Circa 60 famiglie provenienti da Shagra sono arrivate anche a Tawila, dove gestiamo un programma di emergenza che fornisce assistenza sanitaria d’urgenza, nutrizionale, pediatrica e materna. Alcuni tra loro hanno riferito ai nostri operatori e alle nostre operatrici che le persone venivano derubate e attaccate lungo la strada, mentre fuggivano.
Dall’inizio di febbraio la violenza è aumentata anche nello stato di Khartoum. Il 4 febbraio, durante un bombardamento dell’RSF su Omdurman, ci sono state esplosioni a meno di 100 metri dall’ospedale Al Nao, supportato da MSF. Il ministero della salute ha riferito che 38 persone sono rimaste ferite e 6 sono morte, tra cui 1 volontario locale dell’ospedale.
È la seconda volta in pochi giorni che i medici dell’ospedale rispondono a un afflusso di massa di feriti. Anche il 1° febbraio, un attacco dell’RSF a un mercato aveva causato la morte di 54 persone, secondo il ministero della salute.
Dall’inizio della guerra in Sudan, l’ospedale Al Nao è stato colpito 3 volte: ad agosto e ottobre del 2023 e a giugno 2024.
È scioccante il livello di violenza che RSF e SAF stanno infliggendo ai civili in tutto il Sudan. La violenza continua a distruggere vite, complica l’accesso alle cure e mette a rischio gli operatori sanitari. Esortiamo le parti in conflitto a proteggere i civili e a risparmiarli da questa guerra che si scaglia indiscriminatamente sulla popolazione”. Ozan Agbas Responsabile dell’emergenza di MSF in Sudan