Conflitto in Sudan: condanniamo le inaccettabili aggressioni contro il nostro personale e i violenti saccheggi e le occupazioni armate delle sue strutture mediche o di quelle che Medici Senza Frontiere supporta in Sudan.
Lo staff e i pazienti subiscono ripetutamente l’azione violenta dei gruppi armati che sottraggono medicinali, forniture mediche e veicoli. Questo inaccettabile disprezzo dei principi umanitari e del diritto internazionale umanitario ostacola la nostra capacità di fornire assistenza sanitaria alla popolazione, in un momento in cui c’è un disperato bisogno di aiuto.
Siamo in azione in dieci stati del Sudan e stiamo cercando di incrementare le nostre attività da quando sono scoppiati gli intensi combattimenti tra l’esercito sudanese e le Forze di Supporto Rapido, ma incursioni, saccheggi e occupazioni armate delle sue strutture, oltre alle sfide amministrative e logistiche, rappresentano un ostacolo enorme.
Chiediamo a tutte le parti in conflitto di garantire la sicurezza del personale medico e delle strutture sanitarie, di consentire il passaggio sicuro delle ambulanze e di chi cerca assistenza, di facilitare l’accesso e la circolazione degli operatori delle organizzazioni umanitarie e delle forniture mediche. Nonostante il 20 maggio sia stato annunciato un cessate il fuoco tra le parti in conflitto, questo tipo di intese, anche in precedenza, non sono state mai osservate.
Stiamo assistendo a una violazione sistematica dei principi umanitari. Lo spazio umanitario per operare si sta riducendo ad un livello raramente mai visto prima. Dopo il saccheggio di uno dei nostri magazzini a Khartoum, i frigoriferi sono stati staccati e i farmaci sono stati gettati via. L’intera catena del freddo è andata in tilt: i medicinali non sono più utilizzabili per curare i pazienti. Siamo scossi e sconvolti da questi attacchi deplorevoli. Le persone sono in condizioni disperate, queste azioni violente rendono davvero difficile il lavoro degli operatori sanitari. Tutto questo è semplicemente assurdo”. Francesca Arcidiacono Capomissione di MSF in Sudan
Gli attacchi dei gruppi armati alle strutture di MSF
Sin dall’inizio del conflitto ci sono stati decine di incidenti che hanno colpito le nostre strutture in Sudan.
- Tra il 16 e il 20 maggio un nostro magazzino a Kharoutm è stato saccheggiato e occupato. Sono stati rubati gasolio, veicoli e farmaci.
- Tra il 17 e il 23 maggio il nostro ufficio a Zalingei, nel Darfur centrale, è stato saccheggiato come anche lo Zalingei Teaching Hospital. Un generatore è stato distrutto e il carburante che abbiamo donato è stato rubato.
- Il 19 maggio tre nostre auto sono state sequestrate dopo che uomini armati erano entrati in un ufficio dell’organizzazione a Khartoum.
- Il 18 maggio la nostra guesthouse a Nyala, nel Darfur del Sud, è stata saccheggiata. Eravamo già stati costretti a sospendere le nostre attività mediche nel Darfur meridionale dopo che il compound e il magazzino erano stati pesantemente saccheggiati a Nyala il 16 aprile, con il furto di due veicoli. Il magazzino è ancora occupato da combattenti armati.
- L’11 maggio un nostro ufficio a Khartoum è stato saccheggiato e due veicoli sono stati rubati.
- Il 4 maggio un nostro ufficio a El Geneina è stato saccheggiato.
- Il 26 aprile l’Ospedale universitario di El Geneina, dove gestiamo i reparti di pediatria e nutrizione, è stato saccheggiato e parti dell’ospedale sono state danneggiate o distrutte. L’ospedale è stato costretto a chiudere dopo l’attacco.
Questi attacchi non hanno colpito solo noi, ma fanno parte di un’azione più ampia delle parti in conflitto che non hanno alcun rispetto delle vite umane, delle infrastrutture e delle strutture sanitarie.
Al 22 maggio l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha registrato 138 attacchi a strutture sanitarie dall’inizio del conflitto. Gli ospedali e gli operatori sanitari sono protetti dal diritto internazionale umanitario, ma ci sono segnalazioni di occupazioni di ospedali da parte di gruppi armati che mettono a rischio pazienti, operatori sanitari e le strutture stesse.
Tutto ciò accade in un momento in cui il conflitto sta avendo un impatto terribile sulla popolazione, soprattutto per chi risiede a Khartoum, nel Darfur o in altre zone in cui i combattimenti sono più intensi. In queste aree ci sono persone con ferite da arma da fuoco, vittime di violenze sessuali, accoltellamenti ed esplosioni.
I combattimenti, gli attacchi aerei e altre violenze in prossimità delle strutture sanitarie spaventano sia i pazienti sia il personale che esitano a raggiungerle.
In tutto il paese, la popolazione deve fare i conti con la carenza di cibo e acqua potabile, che costringono le persone a spostarsi per cercare di soddisfare i propri bisogni primari. L’accesso agli aiuti umanitari e all’assistenza medica è fondamentale, ma il sistema sanitario sudanese è già colpito dalla mancanza di forniture essenziali.
Anche le sfide amministrative e logistiche ostacolano le nostre attività mediche. Spostare le forniture da una parte all’altra del Sudan può essere estremamente difficile.
Allo stesso modo, sebbene siamo riusciti a far entrare in Sudan le équipe di emergenza durante le prime settimane del conflitto, da allora è stato difficile ottenere il permesso per raggiungere le sedi dei progetti o garantire i visti per nuovo personale.
MSF in Sudan
MSF in Sudan gestisce progetti negli stati di Al-Jazeera, El-Gedaref, Kassala, Khartoum, Mar Rosso, Darfur settentrionale, occidentale, meridionale e centrale e Nilo Blu. Si occupa della cura dei feriti di guerra a Khartoum e nel Darfur settentrionale, della fornitura di assistenza sanitaria e di servizi idrici e igienici per i rifugiati e gli sfollati negli stati di Al-Gedaref e Al Jazirah e della donazione di forniture mediche e di altro tipo alle strutture sanitarie.