Il 25 novembre è, in tutto il mondo, la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
La violenza sulla donne è un’emergenza sociale. Ovunque.
In Repubblica Centrafricana 19.500 sopravvissute a violenza sessuale, negli ultimi 5 anni, hanno cercato assistenza nelle strutture MSF.
Un numero che rappresenta solo la punta dell’iceberg, in un paese in cui la maggior parte degli assalitori resta impunita, mentre le vittime devono affrontare troppo spesso stigma e isolamento sociale.
Conflitti e violenza di genere
Il conflitto in corso nel paese, infatti, ha solo aggravato una realtà drammaticamente radicata. Dai dati raccolti da MSF negli ultimi 5 anni risulta che solo nel 20% dei casi di violenza sessuale l’aggressore fosse un soggetto armato, mentre nel 70% dei casi la vittima conosceva il suo aggressore.
E per le sopravvissute, spesso, cercare aiuto è incredibilmente difficile.
Le pazienti devono superare molte barriere per cercare aiuto, tra cui la paura e la mancanza di risorse. Riceviamo pazienti che hanno dovuto percorrere fino a 130 km per arrivare nei nostri ambulatori; a volte cercano aiuto anni dopo aver subito violenza”. Liliana Palacios Consulente per la salute MSF.
Solo nel 2022, abbiamo assistito oltre 39.900 vittime di violenza sessuale in tutti i nostri progetti nel mondo. Ma nessuna statistica può rappresentare la reale diffusione del problema, perchè spesso le vittime non riescono nemmeno a chiedere aiuto.
La colpevolizzazione delle vittime, le barriere all’assistenza, l’impunità degli aggressori sono, infatti, ulteriori forme di violenza. E succede ovunque.
Per abbattere queste barriere è necessario creare un approccio davvero collettivo che non abbandoni chi sopravvive alla violenza sessuale, garantendo non solo supporto medico, ma anche legale e socio-economico.