Medici Senza Frontiere (MSF) lancia l’allarme sul processo di trasferimento imposto alle persone sfollate in seguito alle recenti violenze a Johannesburg. Dopo avere vissuto in condizioni inaccettabili per le ultime tre settimane, queste persone stanno adesso venendo trasferite dal governo del Sud Africa, che non fornisce loro informazioni circa i propri diritti e le proprie opzioni, verso siti che sono inadeguati e insicuri.
“I nostri pazienti sono già stati traumatizzati dalla violenze che hanno subito e dalle orribili condizioni dello sfollamento”, afferma Bianca Tolboom, infermiera di MSF. “Raccontano che vengono trattati come animali, non ricevono informazioni circa il posto dove vengono trasportati, né per quanto tempo dovranno rimanervi o cosa accadrà loro in seguito. Non viene data loro la possibilità di prendere alcuna decisione informata. Questa incertezza non fa che esacerbare la loro già traumatica situazione”.
La preparazione dei siti per il trasferimento degli sfollati è iniziata sabato scorso, tre settimane dopo le prime violenze a Johannesburg. Nonostante le preoccupazioni espresse dagli operatori umanitari circa le condizioni dei siti e la tempistica del processo, il trasferimento è iniziato domenica scorsa. Non vi è alcuna vera libertà di movimento per le persone sfollate, che sono costrette a scegliere tra il trasferimento verso siti inadeguati e il ritorno nei loro paesi di origine, compresi quelli colpiti da instabilità politica. Inoltre, in questo momento i siti sono inadeguati ad accogliere le persone sfollate: mancano le condizioni minime per quanto riguarda i ripari, la fornitura di acqua e le misure igieniche, oltre al fatto che non vi è alcuna garanzia di protezione.
“Uno dei siti si trova nella vecchia discarica di una miniera. Questo sito, in particolare, sarà dannoso per la salute delle persone, specialmente per quanti già soffrono di infezioni respiratorie, una delle diagnosi più frequenti tra in nostri pazienti. Ci sono pochissime latrine, le tende sono troppo vicine le une alle altre, e il terreno scosceso rende il luogo pericoloso per i bambini”, dichiara Rachel Cohen, capo missione di MSF in Sud Africa. “Abbiamo visto famiglie che sono state separate e abbiamo ricevuto numerosi rapporti circa intimidazioni da parte delle compagnie di sicurezza sub-contrattate per ‘proteggere’ gli sfollati. Le persone ci raccontano che si sentono in trappola, senza un posto dove andare, senza nessuno che li aiuti – nemmeno l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati”.
MSF è preoccupata dai racconti dei nostri pazienti secondo i quali molti cittadini dello Zimbabwe colpiti dalle violenze si starebbero nascondendo in giro per il Sud Africa. Le equipe di MSF, che gestiscono progetti di assistenza per i cittadini dello Zimbabwe a Johannesburg e a Musina (al confine con lo Zimbabwe) dal 2007, sanno che i rifugiati che non vengono riconosciuti come tali non cercano aiuto per paura di essere deportati. Il non riconoscimento dello status di rifugiato aumenta la loro vulnerabilità e ha un serio impatto sul loro accesso all’assistenza sanitaria.
In seguito allo scoppio delle violenze a Johannesburg, MSF ha immediatamente fornito assistenza medica d’urgenza alle persone sfollate. Nelle settimane seguenti, le equipe mobili di MSF hanno stabilito una presenza regolare in 15 siti e hanno curato oltre 2500 pazienti, hanno distribuito coperte, kit igienici e teli di plastica in quei siti dove i bisogni erano maggiori.
MSF è presente in Sud Africa dal 1999, e fornisce cure contro l’HIV/AIDS e la tubercolosi a Khayelitsha, Cape Town e Lusikisiki, nella provincia di Eastern Cape. Dal dicembre 2007 MSF lavora anche a Johannesburg e a Musina, al confine con lo Zimbabwe, per fornire cure mediche ai cittadini dello Zimbabwe che cercano rifugio in Sud Africa. In seguito alle recenti ondate di violenza e instabilità, MSF fornisce assistenza alle popolazioni colpite a Cape Town e a Johannesburg.