Yemen: riprendiamo le attività per gli sfollati nel distretto di Abs

Yemen: riprendiamo le attività per gli sfollati nel distretto di Abs

Le cliniche mobili sono tornate in azione in tre campi per sfollati nel distretto di Abs, in Yemen, dopo una forzata sospensione delle attività a causa del Covid-19 che aveva lasciato migliaia di famiglie con ancora meno possibilità di accedere a cure mediche di base.

Nell’ospedale generale di Abs i nostri team stanno assistendo a un aumento del numero dei pazienti dopo un periodo in cui la paura di contrarre il virus aveva allontanato molte persone dalle strutture sanitarie.

All’arrivo delle équipe, le famiglie nel campo di Khudish, uno dei più popolati della zona con circa 10.000 persone secondo i dati ufficiali, si rendono conto che, per la prima volta dopo mesi, potranno finalmente ricevere cure mediche.

I bambini corrono verso i nostri fuoristrada per chiedere acqua fresca, necessaria perché alle 8,30 del mattino si toccano quasi 40 gradi e l’aria calda e umida rende difficoltosa la respirazione.

Trovare acqua potabile è una delle principali sfide in questi campi e le persone spesso la cercano in pozzi contaminati. Trattiamo molti casi di diarrea dovuti al consumo di acqua sporca. Le nostre équipe curano anche tante persone con malattie della pelle causate proprio alla mancanza di acqua pulita e kit igienici. Tareq Farhan Responsabile medico di MSF

Il distretto di Abs, nel governatorato di Hajjah, ospita circa 150.000 sfollati interni fuggiti dalle proprie case a causa della guerra che in cinque anni ha devastato il paese.

Molte famiglie vivono da anni in condizioni estremamente difficili: poter accedere a cure mediche o trovare beni essenziali, come cibo e acqua potabile, sono le principali sfide da affrontare. Oggi le loro condizioni di vita, messe già a dura prova dal conflitto, sono ancora più difficili a causa della pandemia di Covid-19.

Fuoristrada di MSF nel campo di Khudish

La popolazione locale subisce gli effetti del conflitto e ha problemi ad accedere ai servizi sanitari

Oltre al rischio di contrarre il virus, la già scarsa assistenza umanitaria ricevuta è diventata meno frequente, mentre è aumentata la paura di recarsi in strutture sanitarie. Molte persone pensano che le misure di prevenzione in atto non siano sufficienti a proteggerle.

Siamo presenti ad Abs dal 2015 per rispondere ai bisogni degli sfollati e supportare le strutture sanitarie della zona, compreso il più grande ospedale locale. L’attuale pandemia ha reso molto difficili gli spostamenti dei team nei campi che ospitano temporaneamente gli sfollati.

Le tre cliniche mobili lavorano nei campi di Khudish, Bani Mushta e Almatayn e dal ripristino delle attività hanno già effettuato quasi 300 consultazioni, soprattutto a bambini di età inferiore ai cinque anni e donne incinte. Sono stati anche condotti test per la malaria o per rilevare livelli di glucosio o proteine.

Sono venuta per un controllo perché avevo dei problemi con la mia gravidanza. I medici di MSF mi hanno detto che ho bisogno di un controllo mensile, dove mi verranno somministrate anche vitamine.Fatma Ziyad abitante del campo di Khudish

Alcuni pazienti in condizioni gravi vengono trasferiti all’ospedale di Abs che supportiamo.

Stiamo assistendo a un numero elevato di trasferimenti. In molti sono peggiorati perché per paura del Covid-19 non sono andati in ospedale. Presentano malattie che non possono essere trattate dalle nostre cliniche mobili, hanno bisogno di cure ospedaliere. Tareq Farhan Responsabile medico di MSF

Con la pandemia Covid-19 l’arrivo tardivo dei pazienti in ospedale si è aggravato

In ospedale arrivano tanti casi di malnutrizione causata da altre condizioni non trattate adeguatamente per tempo.

È quello che è successo ad Al Anoud, una bambina di nove mesi del distretto di Aslam, a circa 20 chilometri di distanza da Abs dove vivono le nonne che oggi si prendono cura di lei. Suo padre deve badare alle poche pecore che permettono alla famiglia di guadagnarsi da vivere e sua madre, incinta, ha difficoltà a spostarsi.

Ci sono volute tre ore per arrivare in ospedale e abbiamo dovuto farlo con un’auto privata, che è molto costosa. Prendere l’autobus avrebbe significato dover attraversare montagne e valli per raggiungere la strada principale e poi aspettare. Le condizioni di Al Anoud non potevano aspettare. Nonna di Al Anoud

Consultazione durante un'attività con la clinica mobile di MSF per gli sfollati nel campo di Khudaish, distretto di Abs (Yemen)

Il caso di Al Anoud non è isolato e inoltre adesso con la pandemia di Covid-19 l’arrivo tardivo dei pazienti in ospedale, soprattutto dei bambini, si è aggravato. Arrivano in condizioni gravi perché i genitori aspettano troppo prima di venire. Per mesi abbiamo visto diminuire i pazienti e ora molte di quelle famiglie che avevano paura del Covid-19 arrivano quando le condizioni dei loro parenti sono gravi. Questo rende il trattamento più complesso. Speriamo che capiscano l’importanza di arrivare in tempo e che l’ospedale è un luogo sicuro.

Paulo Milanesio Coordinatore del progetto di MSF ad Abs