Un medico italiano nella più grande epidemia di Ebola della storia.
Il 26 dicembre 2013 un bambino di due anni si ammala a Meliandou, un remoto villaggio della Guinea. Inizia così la più grave epidemia di Ebola mai affrontata dall’umanità. Roberto, un medico italiano, decide di partire per una missione umanitaria che lo metterà di fronte a situazioni che non avrebbe mai immaginato, a scontrarsi con difficoltà e scelte di cui porterà il peso per tutta la vita. Insieme a lui, un’infettivologa, un’infermiera, un antropologo, un logista, colleghi e amici le cui storie si intrecciano alla sua perché contro l’Ebola bisogna agire su tutti i fronti.
La missione di Roberto in Liberia raccontata nel libro avviene al culmine della diffusione del virus, quando MSF denuncia al Consiglio di Sicurezza dell’ONU il fallimento della comunità internazionale e chiede in via eccezionale che gli Stati con capacità di risposta ai disastri biologici inviino risorse umane e materiali. Alla fine di agosto 2014, il centro ELWA3 di MSF a Monrovia, il più grande mai costruito, era infatti stracolmo di pazienti. Lo staff era costretto a respingere persone visibilmente malate, pur sapendo che sarebbero tornate alle loro comunità e avrebbero potuto infettare altre persone. Per un medico, una decisione inaccettabile.
“L’idea del libro è nata dopo l’ultima missione di Roberto, il ‘dottor Robi’, come lo chiamavano i suoi pazienti a Monrovia. Il suo racconto, così sincero e personale, andava oltre le cronache sull’Ebola cui ero abituato. Toccava il fondo di un inferno da cui nessuno è uscito indenne, neanche quelli che ce l’hanno fatta” ha detto Valerio La Martire, autore di Intoccabili, che ha deciso di devolvere a MSF i suoi ricavati del libro.
Durante l’epidemia di Ebola in Africa Occidentale sono state contagiate 28.646 persone. Circa un terzo di tutti i pazienti è stato accolto in uno dei nostri centri sanitari, dove 2.478 persone sono state salvate.
Siamo stati in prima linea fin dai primi giorni dell’epidemia. Nel picco della diffusione abbiamo impiegato fino a 4.000 operatori nazionali e 325 internazionali, di cui oltre 70 italiani. In seguito, abbiamo avviato progetti dedicati ai sopravvissuti e oggi continuiamo a fornire servizi per supportare i sistemi sanitari devastati dall’epidemia. A Monrovia, abbiamo aperto un ospedale pediatrico; in Guinea assistiamo pazienti affetti da HIV; in Sierra Leone forniamo assistenza alla maternità. Abbiamo anche predisposto campagne di vaccinazione e forniture d’emergenza per far fronte a future minacce epidemiche nella regione.