Il Mar Mediterraneo è vita o morte.
Può voler dire sacrificare la propria vita nel tentativo di riuscirci. Il viaggio che ho fatto è qualcosa di molto pericoloso, ma insieme alla mia famiglia abbiamo deciso di correre il rischio, e per fortuna siamo tutti salvi.
Vengo dalla Costa d’Avorio e ho due figli: una bambina di otto mesi e un bambino di due anni.
Ho passato sei anni in Tunisia, vivevo lì con mia moglie, avevo un lavoro, ma poi siamo stati costretti a lasciare il paese. Il presidente tunisino ha fatto delle dichiarazioni razziste contro i subsahariani, contro le persone di colore, ed è iniziata una vera caccia nei confronti delle persone come me. La Tunisia non era più un posto sicuro. Potevi finire in carcere solo perché nero.
La polizia tunisina mi ha sequestrato tutto il denaro che avevo messo da parte. Il proprietario di casa ha dovuto denunciarci alla polizia e ci siamo ritrovati cacciati dalla nostra stessa casa. Mi sono ritrovato in prigione senza aver fatto niente. Sono stato in prigione 28 giorni e durante tutto quel tempo non ho nemmeno potuto chiamare mia moglie.
Non potevo tornare [in Costa d’Avorio] a mani vuote. Abbiamo deciso di tentare la traversata del Mediterraneo e cercato di raggiungere l’Europa. Abbiamo tentato la traversata due volte. La prima volta che abbiamo provato a partire c’erano altre tre barche, una di queste si è capovolta. C’erano 47 persone a bordo, solo sei sono sopravvissute.
La seconda volta, eravamo in 42. Dalla nostra barca molte persone sono cadute in mare e quattro persone sono morte quella notte. Le persone erano già esauste dal viaggio e quando sono cadute in acqua non avevano più le forze.
Dopo il salvataggio, la Guardia Costiera italiana ci ha portati a Lampedusa. Adesso siamo qui a Ventimiglia perché vorremmo raggiungere la Francia. In Francia per noi sarà più facile, conosciamo già la lingua e in più lì ho degli amici che potrebbero aiutarci sin dall’inizio. Qui [in Italia] se ho un problema, nessuno mi capisce. Per tre giorni mio figlio ha avuto la febbre e non sono riuscito a comunicare con nessuno per chiedere aiuto.
Abbiamo già provato ad attraversare la frontiera, ma ci hanno fermato a Mentone, in Francia. Noi e altre persone tra cui dei minori. Ci hanno portato in caserma e abbiamo passato la notte lì. Eravamo ammassati come sardine, nemmeno i bambini avevano spazio per distendersi. Era sporco, abbiamo dormito per terra, senza materassi. E la mattina dopo ci hanno respinto in Italia.
Come si può trattare così qualcuno che ha bisogno d’aiuto? Speravamo che i grandi Paesi [in Europa] fossero disposti ad aiutare chi ne ha bisogno, ma se nemmeno questi paesi ci accolgono non sappiamo dove andare. Proverò ancora. Dopo tutto quello che abbiamo passato in mare, non posso fermarmi.