Claudia Lodesani

Claudia Lodesani

Presidente MSF

Coronavirus in Italia. Con i medici del lodigiano un’unica squadra.

Claudia Lodesani

Claudia Lodesani

Presidente MSF
Coronavirus in Italia. Con i medici del lodigiano un’unica squadra.

Il nostro intervento in Italia in risposta al coronavirus è partito da una settimana. Con un’epidemia come questa era importante esserci e provare a dare il nostro contributo, all’imponente risposta messa in piedi dalle autorità sanitarie italiane e a tutti gli operatori in prima linea fin dall’inizio dell’epidemia.  

Negli ospedali tra Lodi e Codogno siamo stati accolti con stupore e sollievo. Stupore perché nessuno avrebbe mai immaginato un intervento di MSF nel lodigiano, sollievo perché, nonostante la risposta sia stata straordinaria – in pochissimi giorni sono riusciti ad aumentare la fornitura di ossigeno dell’800% – c’era bisogno di aiuto e solidarietà. 

Con i colleghi degli ospedali in cui lavoriamo ci siamo capiti subito.

Abbiamo iniziato ascoltando, perché sappiamo che in un’epidemia i medici hanno un estremo bisogno di parlare, di raccontare ciò che hanno visto in reparto tutto il giorno, è lo stesso per noi. Abbiamo sentito i racconti di medici e infermieri straordinari, che hanno lavorato incessantemente per settimane per prendersi cura dei pazienti a un ritmo frenetico, abbiamo visto le loro lacrime.

Ascoltando, siamo diventati in poche ore un’unica squadra. E abbiamo iniziato a lavorare insieme fianco a fianco. 

Come contenere la trasmissione del virus

Negli ospedali stiamo supportando tutte le attività che aiutano a contenere la trasmissione del virus e proteggere il personale sanitario, tra le persone più esposte in questa epidemia e tra le più importanti da proteggere perché possano continuare a fornire cure mediche a tutti i pazienti che ne hanno bisogno.

Più di 2.800 sanitari sono già risultati positivi in tutta Italia, anche complice la carenza generalizzata di dispositivi di protezione individuale per cui abbiamo lanciato un forte appello alla solidarietà degli stati europei. 

Ma lavoreremo anche sul territorio per supportare i medici di base e gli operatori che prestano assistenza domiciliare per i pazienti positivi al Covid-19 che non hanno bisogno di ricovero.

Un braccialetto elettronico misurerà i parametri da tenere sotto osservazione, così il paziente sarà monitorato a distanza e il medico di famiglia visiterà solo chi ha effettivo bisogno di cure. L’idea è di creare un modello replicabile in altre parti d’Italia e d’Europa, attuale centro dell’epidemia.

Questo modello di presa in carico del paziente non ospedalizzato è stato già applicato da MSF durante le epidemie di Ebola. La differenza è che in molte regioni africane, dove mancano gli apparati tecnologici, l’osservazione continua viene svolta da operatori sanitari che si recano a casa delle persone malate. 

Affrontare l’epidemia. Insieme!

Dal Covid-19 i sistemi sanitari europei devono adottare un approccio diverso da quello usuale, basato sull’epidemia in quanto tale oltre che sulla cura del paziente.

In altre parole, quando arriva un nuovo paziente in ospedale non dobbiamo concentrarci solo sul suo caso, ma avere una struttura in grado di affrontare l’epidemia che lo ha colpito.

Un sistema che protegga i pazienti, ma anche in primo luogo gli operatori sanitari, la nostra prima linea collettiva contro il coronavirus. 

Questa epidemia sta colpendo tutti noi, non solo medici e pazienti, ma anche tutte le persone che hanno avuto i loro affetti colpiti e che hanno cambiato le proprie abitudini e le proprie vite per seguire le indicazioni del Ministero della Salute e restare nelle loro case.

È fondamentale continuare così. Mai come oggi per combattere questa epidemia globale ognuno deve fare la propria parte e agire insieme in uno sforzo collettivo che riguarda tutti noi.