Sono appena tornato dalle isole greche e sono scioccato da ciò che ho visto e dalle testimonianze che ho ascoltato dai miei colleghi che lavorano lì.
Mi hanno raccontato di un bambino di 12 anni arrivato nella nostra clinica pediatrica di Moria dopo essersi ripetutamente ferito tagliandosi la testa con un coltello. E mi hanno detto di una bambina di 9 anni con gravi ferite causate dall’esplosione di una bomba in Afghanistan. Sorrideva ancora prima di arrivare in Grecia. Ma nei mesi che ha trascorso intrappolata sull’isola di Lesbo, ha smesso di parlare e di mangiare e si è completamente isolata dalla vita.
Sono sopravvissuti alla guerra e alle persecuzioni, ma il tempo prolungato vissuto in luoghi miserabili e insicuri come Moria ha portato molti dei nostri piccoli pazienti oltre il limite, fino all’autolesionismo e ai pensieri suicidi.
È per questi bambini, e per tutte le persone che continuate a intrappolare sulle isole greche, che oggi mi sento obbligato a inviarvi questa lettera.
I bambini non sono i soli a essere vulnerabili. Persone sopravvissute alla tortura devono condividere la loro tenda per mesi con degli estranei. Sopravvissuti a violenze sessuali raccontano ai nostri operatori nel campo di Vathy, sull’isola di Samos, che hanno paura ad usare i bagni di notte. Le nostre équipe hanno individuato queste persone, ma molte di loro non vengono considerate vulnerabili dalle autorità greche, così i loro bisogni scompaiono nelle crepe di farraginose procedure amministrative.
Nel 2016 avete deciso di intrappolare queste persone sulle isole greche come fosse una misura necessaria e temporanea. Vi avevamo avvertito delle conseguenze umanitarie che avrebbe avuto il vostro accordo con la Turchia. Abbiamo anche deciso di smettere di accettare fondi dagli stati membri dell’Unione Europea in segno di protesta. Oggi vediamo il risultato di quella decisione: uno stato di emergenza cronica e un ciclo continuo di sofferenza umana.
Negli ultimi quattro anni, la situazione umanitaria è peggiorata, anziché migliorare. Solamente negli ultimi tre mesi, una donna, un bambino e un neonato di nove mesi sono morti a causa delle pericolose e spaventose condizioni di vita a Moria e la mancanza di cure adeguate. Cercavano sicurezza in Europa, hanno trovato la morte in un centro di accoglienza europeo.
La situazione è paragonabile a quanto vediamo dopo disastri naturali o in zone di guerra in altre parti del mondo. È vergognoso vedere questa situazione in Europa, un continente teoricamente sicuro, e sapere che sono il risultato di scelte politiche deliberate.
Invece di riconoscere il costo umano delle vostre scelte, continuate a chiedere una più forte implementazione dell’accordo UE-Turchia. State addirittura considerando misure più brutali, come i piani recentemente annunciati dal governo greco per convertire gli hotspot in centri di detenzione di massa e accelerare le espulsioni.
Fermate questa follia. Dopo quattro anni, dovrebbe esservi chiaro che politiche che cercano di dissuadere le persone dal venire in Europa porteranno solo più morti e sofferenze.
Dal caos che avete creato nel Mediterraneo, con il ciclo di intercettazioni in mare, torture e detenzioni arbitrarie in Libia, ai violenti respingimenti nei Balcani, dove migliaia di persone vivono in condizioni disumane con l’inverno alle porte, il male che queste politiche stanno producendo è incommensurabile. Tanto di più che tutte queste misure di respingimento, contenimento, detenzione arbitraria, discriminazione e abusi, vengono sempre di più replicate su scala globale.
Nessun argomento politico può giustificare misure che infliggono deliberatamente e consapevolmente danni alle persone. E vi abbiamo ripetutamente detto che queste politiche lo fanno. Smettete di ignorarlo, smettete di fingere che non sia così.
Come medico che rappresenta un’organizzazione medico-umanitaria, sono indignato nel vedere come avete giustificato e normalizzato questa sofferenza, come se fosse un prezzo accettabile da pagare per tenere quante più persone possibile fuori dall’Europa.
Come MSF non possiamo accettare questa palese disumanizzazione. Qualunque cura medica riusciamo a fornire ai nostri pazienti, dobbiamo rimandarli nelle stesse condizioni che li hanno resi malati, condizioni che voi avete deliberatamente creato.
C’è poco che le nostre équipe possono fare per fermare questo ciclo di sofferenza. Per questo non abbiamo cure. Spetta a voi. Dovete trovare la volontà politica di agire, ora.
Questa tragedia umana deve finire. Fermate questa deliberata punizione collettiva contro persone che cercano sicurezza in Europa. Evacuate urgentemente le persone più vulnerabili da questi centri e date loro una sistemazione sicura in altri stati europei. Mettete fine alle politiche di contenimento. Spezzate, una volta per tutte, il ciclo di sofferenza sulle isole greche.